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BSE, il morbo della mucca pazza

BSE, il morbo della mucca pazza

Le farine animali, preparate per la nutrizione dei bovini ed ora abolite, sono state lo strumento di diffusione del morbo della mucca pazza.

BSE, encefalopatia spongiforme, malattia di Creutzfeldt-Jakob. Sono i nomi di quella patologia a cui, con suggestiva fantasia, i media ed il grande pubblico hanno dato il nome di "morbo della mucca pazza", un flagello per i bovini ed un notevole rischio per gli uomini, che ha fatto scomparire, ad intervalli di tempo coincidenti con gli allarmi di volta in volta lanciati, le bistecche dai nostri piatti, dirottando il nostro gusto verso carne bianca, latticini, pesce.

Macellerie deserte e salita dei prezzi delle carni "sane" hanno segnato il tempo di magra, dovuto ad un problema venuto dall'Inghilterra e che ha interessato un po' tutta l'Europa. Il dito è stato puntato sulle famigerate "farine animali" che venivano preparate per la nutrizione dei bovini, derivate dalla macellazione degli stessi, e che sono state abolite da quando si è scoperto che erano il vettore di diffusione del prione infettante.

Ma cos'è questo prione?

Il prione è una proteina che improvvisamente "impazzisce", degenera e coinvolge, in questa sua mutazione, tutte le altre proteine prioniche presenti. A questo punto, i prioni si accumulano come placche all'interno del cervello e, poiché la Mutazione le rende inattaccabili in quanto resistenti agli enzimi, la loro espansione all'interno del Tessuto cerebrale provoca progressivamente stato di demenza e morte.

Il periodo di incubazione della malattia è molto lungo: per i bovini è di circa 5 anni, nell'uomo può estendersi perfino a 20. Quindi può capitare che si possa aver contratto la malattia senza averne evidenti sintomi.
In Italia, sebbene la paura di consumare carne rossa fosse tangibile, i controlli sono stati sempre più che accurati e da subito si è sottoposto ogni bovino di età superiore ai 30 mesi (i capi di bestiame che la ricerca dice essere a rischio di contagio) ad esami che potessero mettere in evidenza una probabile BSE.

Il regolamento comunitario, entrato in vigore il 2 luglio 2001, ha poi dato forma scritta alle regolamentazioni e alle misure preventive adottate per arrestare l'epidemia: si è stabilito che fossero bandite le farine animali per l'Alimentazione dei bovini e che fossero smaltite adeguatamente le parti a rischio infezione (tonsille, occhi, cervello, cranio, intestino, midollo spinale). Inoltre la normativa ha prorogato l'obbligo di controlli sul tessuto cerebrale dei bovini con più di 30 mesi ed ha introdotto ispezioni sanitarie sui bovini con più di 24 mesi, se provenienti da allevamenti a rischio. La legge ha delegato ad ogni Stato la decisione in merito all'abbattimento dell'intera mandria o solo dei discendenti di capi infetti. La stessa legge ha previsto una lista di 13 Stati in cui il rischio BSE è inesistente:Uruguay, Paraguay, Cile, Brasile, Nicaragua, Argentina, Costa Rica in Sud America, Namibia, Swaziland e Botswana in Africa, Singapore (Asia), Australia e Nuova Zelanda. In ogni caso va ricordato che, sebbene l'emergenza sia rientrata, i controlli continuano. Il fatto che ogni tanto si senta ancora parlare di "mucca pazza" e di capi di bestiame risultati infetti non deve spaventare, ma rassicurare, perché vuol dire che le maglie della rete dei controlli non si sono allentate.

Ultimo aggiornamento: 05 Agosto 2015
3 minuti di lettura

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