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Esperto Risponde

Pratica contraccettiva

Spett. Redazione di Filodiretto,
[…. ] Spesso le giovani pazienti mi riferiscono che il loro ginecologo ha proposto la pratica contraccettiva di sua iniziativa, senza che venisse richiesta dalla cliente e senza motivazioni diagnostiche o terapeutiche. Dopo anni di pratica anticoncezionale le giovani donne, divenute un po’ meno giovani, mostrano una lesione nella valutazione di sé. Si giudicano non idonee a diventare mamme. Non raramente ho sentito affermare da qualche paziente, che si è ritrovata gravida con stupore, dopo la cessazione dall’uso del contraccettivo. “Credevo che non sarei potuta restare incinta”. Nel frattempo esse non avevano organizzato la propria vita in funzione di una possibile maternità, ed eccole al bivio: fare proseguire la gravidanza o abortire? Il partner era tale solo per le occasioni di piacere o anche per progettualità più mature e costruttive? In alcuni casi il proseguire nella gravidanza porterebbe alla condizione di ragazza-madre. [….] non è escluso affatto che qualche donna sottostimi la sua idoneità al ruolo di mamma.
Risposta del medico
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Gentile collega,
La ringrazio per la valutazione positiva del nostro sforzo editoriale ma ancora più Le sono grato per il suo contributo, frutto di 25 anni di esperienza professionale evidentemente appassionata. Le problematiche da Lei evidenziate fanno chiaramente riferimento al tema trattato in questo numero di Filodiretto.
Ha ben colto, infatti, un aspetto molto importante della relazione medico-paziente: la potenzialità patogena (in senso sia ansiogeno che depressogeno) di comportamenti medici presupponenti, direttivi, basati unicamente su propri giudizi o modi di vedere oppure, incompleti o assenti nella corretta informazione del paziente.
Tutto ciò non può non essere causa di reazioni psicologiche del paziente con lo sviluppo di sommovimenti emotivi che possono evolvere (anche sulla base di componenti personali, sociali, ecc.) in disturbi ansiosi o affettivi, spesso importanti e comunque sempre implicanti alterazioni della qualità di vita del paziente.

a cura del Dott. A. Castellani
Risposto il: 01 Giugno 2003