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Salute: la medicina tibetana al centro dell'ultima contesa fra Cina e India

Milano, 28 lug. (AdnKronos Salute) - Fra le alte vette dell'Himalaya anche la medicina può diventare oggetto di disputa fra due storici contendenti:
Milano, 28 lug. (AdnKronos Salute) - Fra le alte vette dell'Himalaya anche la medicina può diventare oggetto di disputa fra due storici contendenti: la Cina e l'India. I due Paesi si sono sfidati per secoli. I militari cinesi hanno invaso il Tibet nel 1950, l'India ha concesso asilo al leader spirituale tibetano, il Dalai Lama, nel 1959. Tre anni dopo si è consumata una guerra di confine. Infine lo scontro si è concentrato su una zona contesa tra Cina e Bhutan, il regno himalayano le cui richieste sono sostenute dall'India. Alla lunga e conflittuale lista ora si aggiunge un'altra voce, che si gioca su chi fra Cina e India riuscirà a legare formalmente l'antica pratica della medicina tibetana al suo patrimonio nazionale.
La posta in gioco: un riconoscimento internazionale e la possibilità di significative ricadute commerciali. La contesa sulla medicina tibetana viene ricostruita in un lungo servizio sul 'New York Times'. Nel mese di marzo, la Cina deposita le carte per chiedere all'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura di inserire il bagno di erbe medicinali, una delle tante pratiche di 'sowa rigpa', il nome tibetano di questo tipo di medicina, nel "patrimonio culturale immateriale" Unesco.
Richiesta che, secondo quanto si legge sul sito dell'organizzazione, verrà esaminata l'anno prossimo. Unico dettaglio: anche l'India allo stesso tempo ha presentato la propria domanda per l'intera tradizione 'sowa rigpa'. Il suo nome, spesso tradotto come 'la scienza della guarigione', si lega in realtà a più aree. La Sowa rigpa viene praticata in Cina, in India e anche nei Paesi vicini fra cui Bhutan, Mongolia e Nepal.
"Se la Cina fa domanda, naturalmente anche l'India può farla", osserva Geshe Ngawang Samten, vice cancelliere della Central University of Tibetan Studies a Sarnath, in India. "E' anche cultura indiana", ribadisce. Per i tibetani che vivono in esilio e gli antropologi occidentali che studiano la medicina tibetana è difficile prevedere quali effetti tangibili potrebbe avere sul campo un eventuale riconoscimento dell'Unesco. Potrebbe essere utile, riflettono, se porta a un maggiore accesso alle cure per i tibetani che vivono nelle aree rurali, al reclutamento di più medici tibetani per ruoli di alto livello o a leggi per regolamentare la produzione farmaceutica. La preoccupazione, però, è che non si affrontino problemi fondamentali ancora aperti.
Fino agli inizi degli anni '90, non c'era nessuna concorrenza tra Cina e India per pretendere la medicina tibetana come patrimonio culturale, affermano gli studiosi occidentali. Ma circa 20 anni fa si è cominciato a intravederne il potenziale valore commerciale. Stephan Kloos, antropologo medico all'Accademia austriaca delle scienze di Vienna, dice che secondo i suoi calcoli preliminari il valore dell'industria potrebbe avvicinarsi al miliardo di dollari. Nel 2010, l'India ha riconosciuto ufficialmente la sowa rigpa come sistema medicinale indiano e su un sito web governativo si sostiene che, mentre "esistono varie scuole di pensiero circa l'origine di questa tradizione medica", la maggior parte della sua teoria e pratica è simile a quella dell'ayurveda" indiano.
Nel mese di aprile, il quotidiano Global Times cita Qin Yongzhang, etnologo dell'Accademia cinese delle scienze sociali, secondo cui "la verità è la medicina tibetana non solo ha avuto origine ma si è sviluppata in Cina". Una cosa è certa: il testo base che fonda la medicina tibetana dice che "il mondo intero" ne deve godere, spiega Tashi Tsering Phuri, direttore del Tibetan Medical and Astro-Science Institute di Dharamsala, città indiana che funge da sede del governo tibetano in esilio e residenza del Dalai Lama. "Non dovrebbe essere oggetto di contesa tra due grandi nazioni".
Ultimo aggiornamento: 28 Luglio 2017
4 minuti di lettura

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