Roma, 15 ott. (Adnkronos Salute) - Non è solo il coronavirus a insidiare la salute in Italia e in Europa. Molte forme di tumore rimangono una minaccia anche se, grazie alla ricerca, negli ultimi 10/15 anni sono stati fatti importanti passi in avanti. Risultati messi a rischio dall’emergenza pandemica, che ha comportato pesanti ritardi per attività di cura, prevenzione e diagnosi. In generale - secondo un recente studio del 'British Journal of Surgery' - si stima che a livello mondiale siano stati 28 milioni gli interventi annullati o posticipati per l'emergenza coronavirus. E in Italia - secondo Nomisma - sono stati circa 410mila gli interventi chirurgici rimandati a causa del trasferimento di anestesisti e infermieri verso i reparti Covid-19. Nel nostro Paese i tumori sono responsabili del 29% dei decessi, al secondo posto dopo le malattie cardiovascolari. E solo nel 2019 ci sono stati più di 370 mila nuovi casi di tumore maligno (52% negli uomini e 48% nelle donne).
E' quanto emerge dal 'Comparator Report on Cancer in Europe 2019', un documento di 230 pagine realizzato da Ihe, the Swedish Institute for Health Economics e commissionato da Efpia (European Federation of Pharmaceutical Industries and Associations). Negli ultimi anni però la ricerca oncologica ha fatto grandi passi avanti, è il risultato più evidente è una riduzione della mortalità a partire dal 1995: -23% in Italia rispetto al -20% degli altri Paesi europei.
Parallelamente è cresciuto anche il tasso di sopravvivenza, fattore che ha consentito di far aumentare i pazienti che vivono dopo una diagnosi di tumore da 2,6 a 3,6 milioni in 10 anni (fonte Aiom-Airtum). Sfogliando il report si evince inoltre che nel Vecchio Continente dal 1995 al 2018 si è registrata un’importante riduzione della mortalità (-20% in media, appunto, in base ai dati Oecd), perché l’innovazione - in particolare quella farmaceutica - ha dato risposte sempre più efficaci e con minori effetti collaterali, che hanno portato all’aumento della sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi.
Ma come sta la ricerca oncologica 'made in Italy'? In base ai dati Iqvia elaborati dal centro studi Farmindustria, in Italia i nuovi farmaci oncologici sono passati dal 17% sul totale delle nuove molecole lanciate ogni anno nel periodo 2004-8 al 30% nel periodo 2019-23. Sempre in Italia gli studi clinici in oncologia sono circa il 40% del totale (fonte Aifa, dato 2018).
Quanto alla pipeline a livello globale, un recente report Iqvia segnala la crescita del numero dei prodotti oncologici nelle fasi finali di sperimentazione: da 711 nel 2017 a 849 nel 2018, ovvero un +19%. Dal 2013 l'aumento è stato del +63%. Si scommette soprattutto su immunoterapie e next-generation biotherapeutics (terapie geniche, cellulari e nucleotidiche), le cosiddette targeted therapy che rappresentano oggi oltre il 90% della pipeline. Sono più di 40, inoltre, le tipologie di tumori a cui si rivolge la pipeline; le 5 principali sono linfoma, leucemia, tumore del polmone, tumore della mammella e melanoma.
Tornando ai dati del Comparator Report, i nuovi casi in Italia in relazione alla popolazione sono più che negli altri Paesi europei. Tuttavia - corretta per la composizione della popolazione - la posizione del nostro Paese migliora sensibilmente e il dato è del 3% inferiore alla media (anche per la mortalità il dato medio è più basso e la riduzione dal 1995 più evidente). Parallelamente, come abbiamo visto, è cresciuto anche il tasso di sopravvivenza, fattore che ha consentito di far aumentare i pazienti che vivono dopo una diagnosi di tumore. Progressi importanti, ma è ancora necessario investire per rispondere alla domanda di salute, in particolare nel caso dei tumori a pancreas, esofago, fegato, stomaco e ovaio.
I miglioramenti nelle condizioni di salute sono in larga parte dovuti all’innovazione farmaceutica: il numero di nuovi farmaci approvati dall’Ema (Agenzia europea dei medicinali) è cresciuto da appena 5 nel periodo 1995-1999 a ben 43 tra il 2015 e il 2018, e anche in questo caso ad aumentare sono stati terapie personalizzate e immunoncologici (da 1 a 38). Inoltre, segnala il report, è aumentato il numero dei nuovi farmaci approvati dall’Ema e somministrati per via orale: da 3 nel periodo 1995-1999 a 21 tra il 2015 e il 2018. Soluzioni che cambiano i percorsi di cura e in particolare riducono l’ospedalizzazione, con benefici per i pazienti e una riduzione dei costi per il Servizio sanitario.
Se la ricerca contro il cancro corre in Europa, i risultati si riflettono nella riduzione dei giorni di ospedalizzazione: nel decennio 2008-2018 c'è stato un calo del 18% in media e ancora di più in Italia (-24%). E se aumenta la spesa per farmaci, al contempo si riducono altre voci di spesa. Come risultato la spesa sanitaria totale in Europa è cresciuta in termini reali meno del 2% all’anno (in linea con i nuovi casi) e in Italia è sostanzialmente stabile, a fronte dell’aumento del 40% dei pazienti.
I confronti internazionali del Comparator Report indicano infine che in Italia la spesa sanitaria pro capite per patologie oncologiche è inferiore dell’11% rispetto alla media europea e di ben il 26% rispetto agli altri grandi Paesi (Germania, Francia, Gb e Spagna). Nel frattempo, è proprio il concetto di terapia oncologica ad essere cambiato: da farmaci uguali per tutti a terapie 'su misura' per ogni paziente. E i dati del Comparator Report fanno ben sperare: la pipeline di ricerca è in crescita e, fino al 2023, ci saranno ben 54 nuovi prodotti lanciati annualmente (rispetto ai 46 tra il 2014 e il 2018), con una quota in oncologia che salirà dal 25% del totale al 30%. E il 70% di queste terapie sarà personalizzato. Un progresso che vede protagonista anche l’Italia.
E' quanto emerge dal 'Comparator Report on Cancer in Europe 2019', un documento di 230 pagine realizzato da Ihe, the Swedish Institute for Health Economics e commissionato da Efpia (European Federation of Pharmaceutical Industries and Associations). Negli ultimi anni però la ricerca oncologica ha fatto grandi passi avanti, è il risultato più evidente è una riduzione della mortalità a partire dal 1995: -23% in Italia rispetto al -20% degli altri Paesi europei.
Parallelamente è cresciuto anche il tasso di sopravvivenza, fattore che ha consentito di far aumentare i pazienti che vivono dopo una diagnosi di tumore da 2,6 a 3,6 milioni in 10 anni (fonte Aiom-Airtum). Sfogliando il report si evince inoltre che nel Vecchio Continente dal 1995 al 2018 si è registrata un’importante riduzione della mortalità (-20% in media, appunto, in base ai dati Oecd), perché l’innovazione - in particolare quella farmaceutica - ha dato risposte sempre più efficaci e con minori effetti collaterali, che hanno portato all’aumento della sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi.
Ma come sta la ricerca oncologica 'made in Italy'? In base ai dati Iqvia elaborati dal centro studi Farmindustria, in Italia i nuovi farmaci oncologici sono passati dal 17% sul totale delle nuove molecole lanciate ogni anno nel periodo 2004-8 al 30% nel periodo 2019-23. Sempre in Italia gli studi clinici in oncologia sono circa il 40% del totale (fonte Aifa, dato 2018).
Quanto alla pipeline a livello globale, un recente report Iqvia segnala la crescita del numero dei prodotti oncologici nelle fasi finali di sperimentazione: da 711 nel 2017 a 849 nel 2018, ovvero un +19%. Dal 2013 l'aumento è stato del +63%. Si scommette soprattutto su immunoterapie e next-generation biotherapeutics (terapie geniche, cellulari e nucleotidiche), le cosiddette targeted therapy che rappresentano oggi oltre il 90% della pipeline. Sono più di 40, inoltre, le tipologie di tumori a cui si rivolge la pipeline; le 5 principali sono linfoma, leucemia, tumore del polmone, tumore della mammella e melanoma.
Tornando ai dati del Comparator Report, i nuovi casi in Italia in relazione alla popolazione sono più che negli altri Paesi europei. Tuttavia - corretta per la composizione della popolazione - la posizione del nostro Paese migliora sensibilmente e il dato è del 3% inferiore alla media (anche per la mortalità il dato medio è più basso e la riduzione dal 1995 più evidente). Parallelamente, come abbiamo visto, è cresciuto anche il tasso di sopravvivenza, fattore che ha consentito di far aumentare i pazienti che vivono dopo una diagnosi di tumore. Progressi importanti, ma è ancora necessario investire per rispondere alla domanda di salute, in particolare nel caso dei tumori a pancreas, esofago, fegato, stomaco e ovaio.
I miglioramenti nelle condizioni di salute sono in larga parte dovuti all’innovazione farmaceutica: il numero di nuovi farmaci approvati dall’Ema (Agenzia europea dei medicinali) è cresciuto da appena 5 nel periodo 1995-1999 a ben 43 tra il 2015 e il 2018, e anche in questo caso ad aumentare sono stati terapie personalizzate e immunoncologici (da 1 a 38). Inoltre, segnala il report, è aumentato il numero dei nuovi farmaci approvati dall’Ema e somministrati per via orale: da 3 nel periodo 1995-1999 a 21 tra il 2015 e il 2018. Soluzioni che cambiano i percorsi di cura e in particolare riducono l’ospedalizzazione, con benefici per i pazienti e una riduzione dei costi per il Servizio sanitario.
Se la ricerca contro il cancro corre in Europa, i risultati si riflettono nella riduzione dei giorni di ospedalizzazione: nel decennio 2008-2018 c'è stato un calo del 18% in media e ancora di più in Italia (-24%). E se aumenta la spesa per farmaci, al contempo si riducono altre voci di spesa. Come risultato la spesa sanitaria totale in Europa è cresciuta in termini reali meno del 2% all’anno (in linea con i nuovi casi) e in Italia è sostanzialmente stabile, a fronte dell’aumento del 40% dei pazienti.
I confronti internazionali del Comparator Report indicano infine che in Italia la spesa sanitaria pro capite per patologie oncologiche è inferiore dell’11% rispetto alla media europea e di ben il 26% rispetto agli altri grandi Paesi (Germania, Francia, Gb e Spagna). Nel frattempo, è proprio il concetto di terapia oncologica ad essere cambiato: da farmaci uguali per tutti a terapie 'su misura' per ogni paziente. E i dati del Comparator Report fanno ben sperare: la pipeline di ricerca è in crescita e, fino al 2023, ci saranno ben 54 nuovi prodotti lanciati annualmente (rispetto ai 46 tra il 2014 e il 2018), con una quota in oncologia che salirà dal 25% del totale al 30%. E il 70% di queste terapie sarà personalizzato. Un progresso che vede protagonista anche l’Italia.
Ultimo aggiornamento: 15 Ottobre 2020
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