Milano, 6 set. (AdnKronos Salute) - Dedicato a 'lui', quando aspetta la fine dell'estate per battere i boschi palmo a palmo alla ricerca di funghi: mangiarli spesso potrebbe ridurre il rischio di ammalarsi di cancro alla prostata. E per chi li porta in tavola tre o più volte a settimana, il pericolo scenderebbe di oltre un sesto (-17%).
La buona notizia, decisamente di stagione, appare sull''International Journal of Cancer' che riporta i risultati di uno studio giapponese. Gli autori hanno scoperto un rapporto inversamente proporzionale fra consumo di funghi commestibili (non meglio identificati) e insorgenza di tumore prostatico negli uomini di mezza età o anziani, precisando però che resta misteriosa la ragione dell'effetto-scudo dell'alimento. Un cibo che gli esperti - è il caso di ricordarlo - consigliano in genere di assumere con tutte le cautele del caso per evitare intossicazioni, e in 'dosi' moderate per non complicare la digestione.
Gli scienziati hanno lavorato su un totale di 36.499 uomini di età compresa fra 40 e 79 anni, coinvolti nel Miyagi Cohort Study nel 1990 e nell'Ohsaki Cohort Study nel 1994. In un periodo di osservazione mediano pari a 13,2 anni, il 3,3% ha sviluppato un cancro della prostata. Ma rispetto a chi consumava funghi meno di una volta a settimana, chi li mangiava una o due volte mostrava un rischio di tumore prostatico inferiore dell'8%, mentre chi li metteva nel piatto tre volte o più arrivava appunto a un -17%.
Poiché negli studi di coorte "non erano state raccolte informazioni sulla tipologia di funghi consumati, è difficile sapere quali in particolare hanno contribuito ai risultati osservati", commenta Shu Zhang della Tohoku University School of Public Health, autore princiale del paper. "Rimane inoltre incerto - aggiunge - il meccanismo per cui i funghi sarebbero protettivi contro il cancro alla prostata". Un rebus in più da risolvere, insomma, in uno dei regni più misteriosi di madre natura.
La buona notizia, decisamente di stagione, appare sull''International Journal of Cancer' che riporta i risultati di uno studio giapponese. Gli autori hanno scoperto un rapporto inversamente proporzionale fra consumo di funghi commestibili (non meglio identificati) e insorgenza di tumore prostatico negli uomini di mezza età o anziani, precisando però che resta misteriosa la ragione dell'effetto-scudo dell'alimento. Un cibo che gli esperti - è il caso di ricordarlo - consigliano in genere di assumere con tutte le cautele del caso per evitare intossicazioni, e in 'dosi' moderate per non complicare la digestione.
Gli scienziati hanno lavorato su un totale di 36.499 uomini di età compresa fra 40 e 79 anni, coinvolti nel Miyagi Cohort Study nel 1990 e nell'Ohsaki Cohort Study nel 1994. In un periodo di osservazione mediano pari a 13,2 anni, il 3,3% ha sviluppato un cancro della prostata. Ma rispetto a chi consumava funghi meno di una volta a settimana, chi li mangiava una o due volte mostrava un rischio di tumore prostatico inferiore dell'8%, mentre chi li metteva nel piatto tre volte o più arrivava appunto a un -17%.
Poiché negli studi di coorte "non erano state raccolte informazioni sulla tipologia di funghi consumati, è difficile sapere quali in particolare hanno contribuito ai risultati osservati", commenta Shu Zhang della Tohoku University School of Public Health, autore princiale del paper. "Rimane inoltre incerto - aggiunge - il meccanismo per cui i funghi sarebbero protettivi contro il cancro alla prostata". Un rebus in più da risolvere, insomma, in uno dei regni più misteriosi di madre natura.
Ultimo aggiornamento: 06 Settembre 2019
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