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Esperto Risponde

Capire la sindrome bipolare e come comportarmi col partner

Gentile dottore

Sono la compagna di un ragazzo a cui è stata diagnosticata la sindrome bipolare.

Stiamo ora convivendo e devo dire che avevo preso un pò sottogamba questo problema. Lui mi ha raccontato che la malattia lo ha cambiato facendolo passare ad essere iperattivo ad essere introverso.

Tante volte cerco di spronarlo per capire cosa ha dentro di sè perchè mi rendo conto che nonostante la terapia ormai decennale a base di litio lui comunque non è sereno . Tante volte gli chiedo di uscire e mi rendo conto che lui lo fa per accontentarmi . Io ho letto in rete qualcosina su questa malattia molto subdola e difficile da comprendere però vorrei avere ulteriori delucidazioni in merito anche per poter aiutare il mio compagno .

L'unica cosa che ho capito di questa malattia è che essendo chi ne soffre molto introverso ti fa fare viaggi mentali che vanno oltre al problema che si ha sotto gli occhi .

Credo che magari fare una terapia di coppia possa aiutarci entrambi .

Lei cosa ne pensa ?

Grazie

Risposta del medico
Dr. Emanuele De Vietro
Dr. Emanuele De Vietro
Specialista in Psicologia e Psicoterapia e Psicologia ad indirizzo medico

Salve,

Il disturbo bipolare, disturbo psichiatrico caratterizzato dall'alternarsi di fasi di depressione e fasi maniacali, nelle sue differenti forme, rimane una sfida clinica tra le più complesse, perché costituisce un disturbo cronico con cui l’individuo deve confrontarsi per tutta la vita e che coinvolge inevitabilmente la sua famiglia e il proprio ambiente in modo significativo e spesso drammatico.

Il disturbo bipolare oltre a incidere fortemente sulla qualità della vita, è caratterizzato da una elevata mortalità suicidaria, che pone ulteriori pressioni anche sul curante di riferimento. Questa grave malattia deve essere quindi fronteggiata prima di tutto attraverso un trattamento farmacologico basato sull’uso di stabilizzatori dell’umore, primo tra tutti il litio.

L’introduzione di questa categoria farmacologica ha inizialmente portato ad un certo ottimismo dal momento che le prime ricerche risalenti agli anni ’70 mostravano una efficacy elevata (cioè i risultati clinici ottenuti con pazienti selezionati). Molto efficace si è dimostrata, anche, la psicoterapia cognitivo comportamentale nel raggiungere i seguenti obiettivi terapeutici:

  • livello I: coscienza di malattia, riconoscimento precoce dei sintomi e dei prodromi, aderenza al trattamento;
  • livello II: gestione dello stress, interruzione dell’uso di sostanze; regolazione dello stile di vita, prevenzione del suicidio;
  • livello III: conoscenza e fronteggiamento delle conseguenze degli episodi acuti; miglioramento del funzionamento interpersonale; fronteggiamento dell’eventuale deterioramento cognitivo.

Terapia famigliare e di coppia sempre utili.

Saluti

Risposto il: 24 Gennaio 2018