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Molti progressi nel trattamento dei tumori più aggressivi

Molti progressi nel trattamento dei tumori più aggressivi

La ricerca italiana ha fatto importanti passi avanti nel trattamento dei tumori. Insufficiente, invece, è la presenza di volontariato.

In Oncologia è molto importante l’attenzione rivolta al paziente e al suo punto di vista. Intervista al Prof. Fortunato Ciardiello, Direttore del Laboratorio di Terapia Sperimentale, Università 'Federico II' di Napoli.
 
Diverse centinaia di speaker da tutto il mondo hanno dato conto dei risultati della ricerca oncologica più avanzata. Come ha figurato l’Oncologia del nostro paese al 35° congresso della Società europea di Oncologia medica?

La ricerca italiana è stata molto ben rappresentata, all’ESMO, con numerose presentazioni di alto livello in tutti gli ambiti dell’oncologia. Questa è, senz’altro, una conferma della qualità scientifica dei nostri ricercatori, ma è anche una testimonianza della capacità dei nostri centri clinici di scegliere temi e ambiti di studio importanti non soltanto dal punto di vista clinico, ma anche di grande rilevanza sociale. Al contrario, quella che forse è ancora insufficiente, se ci confrontiamo con gli altri Paesi, è la presenza di volontariato, dei cosiddetti Advocacy Group, che portano il punto di vista del paziente sopravvissuto al cancro.

In effetti, l’impressione è che all’ESMO 2010 vi fosse una particolare attenzione al malato e al suo punto di vista, forse superiore a quella che si osserva in altre discipline mediche.

In Oncologia, quello del paziente è un punto di vista cruciale. Ed è compito dei medici, ma anche dei Media, contribuire a che i pazienti siano davvero e sempre più consapevoli dei propri diritti, essere informati ed essere trattati al meglio. E la presenza di una forte rappresentanza dei pazienti è strategica perché si realizzi una giusta interazione tra strutture sanitarie pazienti e industria farmaceutica, in modo che ognuno faccia la sua parte. E la sua parte è, in prospettiva, trasformare il Cancro in una malattia davvero curabile, nella pratica medica di tutti i giorni e non solo negli studi clinici più avanzati, perché le persone possano sopravvivere al cancro più di quanto già non riescano a fare. Tenendo sempre a mente che la ricerca da sola non può niente, senza la passione delle persone che lavorano per la cura e l’assistenza del malato di cancro e per la sua guarigione. I risultati di uno studio sono spesso molto importanti, ma ciò che i nostri pazienti si aspettano da noi è assai più di uno studio: è una cura che dia risultati.
Il singolo paziente è preoccupato per ciò che succederà a se stesso e non per i risultati statistici dello studio x o y. Ciò che conta per un paziente, quando deve sottoporsi a un trattamento di prima linea per malattia metastatica, è quanto tempo riuscirà a vivere meglio prima che la malattia torni a progredire (la sopravvivenza libera da progressione di malattia) e se la terapia sarà in grado di ridurre le dimensioni del suo tumore, un effetto che egli potrà per così dire toccare con mano, per esempio con una TAC. È questo che fa migliorare la qualità di vita di un paziente, che prolunga di fatto la durata della sua vita normale controllando i sintomi. Perciò è questo l’obiettivo primario per una terapia di prima linea di un Tumore avanzato.

In molti studi presentati all’ESMO 2010, nuovi farmaci hanno mostrato di essere in grado di procrastinare il momento in cui un tumore in fase metastatica torna a progredire, la cosiddetta sopravvivenza libera da progressione di malattia. Ma i risultati non sono altrettanto positivi per quanto riguarda la sopravvivenza complessiva dei pazienti, quella che si chiama sopravvivenza globale. Come mai?

L’effetto di un trattamento sulla sopravvivenza complessiva di un paziente al tumore è tanto maggiore quanto minori sono le opportunità di trattamento dopo la terapia di prima linea. Oggi, per fortuna, in molti tipi di tumori vi sono nuove possibilità offerte da terapie di seconda linea o di mantenimento e ciò, in qualche modo, ‘diluisce’ l’effetto in termini di sopravvivenza globale. Ma il trattamento di prima linea resta sempre quello più importante, perché se non si rivela efficace, il paziente non sarà più in grado di intraprendere una terapia di seconda linea.

 

Ultimo aggiornamento: 24 Luglio 2015
4 minuti di lettura

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