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Cosa spinge le persone a condividere foto e pensieri personali sui social?

Cosa spinge le persone a condividere foto e pensieri personali sui social?

Psicologi e sociologi si interrogano su quali bisogni vengano soddisfatti quando si sceglie di condividere pensieri, foto e momenti privati

L'ultima catena di Sant'Antonio che ha spopolato sui social network ha visto protagoniste le mamme, invitate a postare tre foto che ritraevano momenti felici della maternità.

L'iniziativa ha avuto grande successo, ma ha destato l'attenzione della Polizia Postale che ha pubblicato una nota ufficiale per sconsigliare la pubblicazione di foto di bambini sui social network e per ricordare che la maggior parte dei contenuti fotografici reperiti sui computer dei pedofili provengono da profili social o da blog di mamme. Ciò che è accaduto nei giorni scorsi, però, è servito anche come occasione per domandarsi cosa spinga le persone a condividere ogni singolo attimo, emozione o esperienza del proprio quotidiano sui social network. La questione supera i confini della mera curiosità ed è approdata svariate volte sulle scrivanie dei ricercatori, sociologi e psicologi soprattutto, che hanno voluto capire dove abbia origine questa smania di condivisione. Qualche tempo fa il New York Times  provò a fare chiarezza e propose una lettura in chiave social della piramide di Maslow: la condivisione è un bisogno legato a bisogni fondamentali come la stima di sé stessi o l'auto realizzazione.

Si posta un proprio selfie aspettando con una certa carica di Adrenalina quanti like arriveranno, come se il giudizio frettoloso dei contatti possa in qualche modo avere un valore fondante per la propria autostima. Si asseconda, dunque, indubbiamente, la propria parte narcisistica quando si condividono continuamente selfie, foto e pensieri legati al quotidiano e lo conferma un'indagine di qualche anno fa che ha catalogato le tipologie di tweet più frequenti scoprendo che quelli che parlano di se stessi sono i più numerosi. Il punto, però, è che si cerca di dare di sé un'immagine diversa di ciò che si è nella realtà, si prova, insomma, a disegnare i contorni della persona che si vorrebbe essere o di quella che si vuole far vedere agli altri.

Ma i ricercatori statunitensi propongono altre motivazioni, pressoché realistiche, del perché si condivide sui social: si condivide per far conoscere ai propri contatti informazioni ritenute interessanti; per dare una precisa immagine di sé agli altri; per alimentare relazioni al di fuori dei social non c'è modo di coltivare; per partecipare attivamente al mondo; per sostenere cause che si considerano importanti.

Per approfondire leggi l’Intervista alla Dott.ssa Trabalzini.
 

Ultimo aggiornamento: 09 Marzo 2020
3 minuti di lettura
Commento del medico
Dr.ssa Rosalba Trabalzini
Dr.ssa Rosalba Trabalzini
Specialista in Psichiatria

La tecnologia non è necessariamente amica del benessere psico-sociale. I social media sono uno strumento per essere visibili e questo affascina tutti. Nel caso delle madri, a questa motivazione si aggiungono altri fattori, come la sensazione di non occupare un posto centrale in questa società. Infine, c’è il desiderio inconscio di aderire ad uno stereotipo, quello della mamma sorridente con il proprio bambino. Tuttavia bisogna mettere in guardia le giovani donne: essere madri felici è qualcosa di molto più complesso di un sorriso racchiuso in un fotogramma. Il rischio ovviamente è quello di soddisfare un proprio bisogno e certo non quello dei figli.
 

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