Bruxelles, 26 apr. (AdnKronos Salute) - Il 46% degli italiani pensa che le vaccinazioni provochino seri effetti collaterali. Il dato emerge da un sondaggio Eurobarometro effettuato in marzo nell'Unione europea. Alla domanda se i vaccini possano spesso produrre effetti collaterali seri, il 46% degli interrogati nel nostro Paese ha risposto in modo errato, dicendo cioè che è vero, mentre solo il 42% ha dato la risposta giusta, cioè che è falso. Il 12% ha ammesso di non saper rispondere. Gli italiani, in questo, sono tuttavia un po' più informati della media Ue: il 48% degli europei ha dato infatti la risposta sbagliata, cioè pensa che vaccinarsi dia spesso seri effetti collaterali, mentre solo il 41% ha dato quella giusta (l'11% non sa rispondere).
Gli italiani appaiono molto meglio informati dei francesi, che al 60% pensano che vaccinarsi provochi frequentemente effetti collaterali gravi, e dei britannici (54%). Siamo appaiati con i tedeschi, che al 46% danno la risposta sbagliata. Fanno meglio di noi, tra i grandi Paesi europei, gli spagnoli ('solo' il 43% dà la risposta sbagliata). I più consapevoli di tutti sono gli svedesi, dove appena il 26% della popolazione pensa che vaccinarsi comporti seri effetti collaterali; i più disinformati sono i ciprioti (65% sbaglia).
Per il vicepresidente della Commissione europea Jyrki Katainen, "il 48% degli europei crede, sbagliando, che i vaccini possano produrre spesso seri effetti collaterali e il 38% pensa che possano provocare le malattie dalle quali dovrebbero proteggerci. Ciò significa che il nostro lavoro per aumentare la copertura e per combattere con la disinformazione sui vaccini è lungi dall'essere finito".
Nell'Ue, comunque, il 52% (il 49% in Italia) pensa che i vaccini siano sicuramente efficaci nel prevenire l'influenza, la meningite, l'epatite, il morbillo, il tetano e la poliomielite, mentre il 33% (il 29% nel nostro Paese) pensa che siano "probabilmente" efficaci. Il 6% (il 7% in Italia) pensa che probabilmente non lo siano e il 3% (il 4% nella Penisola) pensa che non lo siano affatto; il 2% non sa rispondere (come da noi) e il 4% (il 7% in Italia) ritiene che dipenda dalla malattia.
La consapevolezza varia in base al livello culturale: il 59% di coloro che hanno completato l'istruzione a 20 anni o successivamente pensa che i vaccini siano efficaci per prevenire le malattie, contro appena il 50% per coloro che hanno smesso di studiare a 15 anni o prima.
L'Eurobarometro lascia scorgere in Italia, e non solo, uno 'zoccolo duro' di no vax: se il 43% concorda totalmente e il 36% tende a essere d'accordo con l'affermazione che la vaccinazione è importante per proteggere coloro che non possono vaccinarsi, come i neonati, le persone immunodepresse o molto malate, il 12% tende a non essere d'accordo e il 4% dissente totalmente. In tutto si tratta del 16% della popolazione, mentre la media Ue è del 9% (il 7% tende a non concordare e il 2% dissente totalmente).
In Italia il 32% pensa che i vaccini sovraccarichino e indeboliscano il sistema immunitario (il 31% nell'Ue), mentre il 54% pensa che non sia così (il 55% nell'Ue); il 14% non sa rispondere. In Francia le percentuali sono rispettivamente del 34%, 51% e 15%; in Austria del 42%, 46% e 12%. Da noi il 34% (il 38% nell'Ue) pensa che i vaccini possano causare la malattia dalla quale dovrebbero proteggerci, mentre il 53% pensa che sia falso (il 49% nell'Ue); il 13% non sa rispondere. In Francia le percentuali sono rispettivamente del 45%, 45% e 10%.
Se il 71% degli italiani (l'80% degli europei) pensa che i vaccini siano sottoposti a test rigorosi prima che ne sia autorizzato l'uso, il 18% (l'11% nell'Ue) è convinto che non sia così. Quanto alle fonti di informazione, il 10% degli italiani si informa anche su Internet sulle vaccinazioni (la media Ue è del 14%) e il 5% anche sui social network (in linea con la media Ue), ma il 68% chiede a un medico, il 35% alle autorità sanitarie e il 30% a qualcuno che lavora nella sanità (a questa domanda era possibile dare risposte multiple). Quando si chiede però se reputano le informazioni reperite su Internet le più affidabili, solo il 4% risponde di sì e solo l'1% confida nei social, mentre il 47% cita il proprio medico, il 21% le autorità sanitarie e il 14% altri lavoratori del settore sanità, come infermieri o medici specialisti.
Il sondaggio è stato effettuato nei 28 Paesi membri dell'Ue da Kantar Public tra il 15 e il 29 marzo scorsi, con circa un migliaio di interviste per Paese (meno per Lussemburgo e Malta); in tutto le interviste sono state 27.019, rappresentative di 431,4 milioni di cittadini Ue dai 15 anni di età in su.
Gli italiani appaiono molto meglio informati dei francesi, che al 60% pensano che vaccinarsi provochi frequentemente effetti collaterali gravi, e dei britannici (54%). Siamo appaiati con i tedeschi, che al 46% danno la risposta sbagliata. Fanno meglio di noi, tra i grandi Paesi europei, gli spagnoli ('solo' il 43% dà la risposta sbagliata). I più consapevoli di tutti sono gli svedesi, dove appena il 26% della popolazione pensa che vaccinarsi comporti seri effetti collaterali; i più disinformati sono i ciprioti (65% sbaglia).
Per il vicepresidente della Commissione europea Jyrki Katainen, "il 48% degli europei crede, sbagliando, che i vaccini possano produrre spesso seri effetti collaterali e il 38% pensa che possano provocare le malattie dalle quali dovrebbero proteggerci. Ciò significa che il nostro lavoro per aumentare la copertura e per combattere con la disinformazione sui vaccini è lungi dall'essere finito".
Nell'Ue, comunque, il 52% (il 49% in Italia) pensa che i vaccini siano sicuramente efficaci nel prevenire l'influenza, la meningite, l'epatite, il morbillo, il tetano e la poliomielite, mentre il 33% (il 29% nel nostro Paese) pensa che siano "probabilmente" efficaci. Il 6% (il 7% in Italia) pensa che probabilmente non lo siano e il 3% (il 4% nella Penisola) pensa che non lo siano affatto; il 2% non sa rispondere (come da noi) e il 4% (il 7% in Italia) ritiene che dipenda dalla malattia.
La consapevolezza varia in base al livello culturale: il 59% di coloro che hanno completato l'istruzione a 20 anni o successivamente pensa che i vaccini siano efficaci per prevenire le malattie, contro appena il 50% per coloro che hanno smesso di studiare a 15 anni o prima.
L'Eurobarometro lascia scorgere in Italia, e non solo, uno 'zoccolo duro' di no vax: se il 43% concorda totalmente e il 36% tende a essere d'accordo con l'affermazione che la vaccinazione è importante per proteggere coloro che non possono vaccinarsi, come i neonati, le persone immunodepresse o molto malate, il 12% tende a non essere d'accordo e il 4% dissente totalmente. In tutto si tratta del 16% della popolazione, mentre la media Ue è del 9% (il 7% tende a non concordare e il 2% dissente totalmente).
In Italia il 32% pensa che i vaccini sovraccarichino e indeboliscano il sistema immunitario (il 31% nell'Ue), mentre il 54% pensa che non sia così (il 55% nell'Ue); il 14% non sa rispondere. In Francia le percentuali sono rispettivamente del 34%, 51% e 15%; in Austria del 42%, 46% e 12%. Da noi il 34% (il 38% nell'Ue) pensa che i vaccini possano causare la malattia dalla quale dovrebbero proteggerci, mentre il 53% pensa che sia falso (il 49% nell'Ue); il 13% non sa rispondere. In Francia le percentuali sono rispettivamente del 45%, 45% e 10%.
Se il 71% degli italiani (l'80% degli europei) pensa che i vaccini siano sottoposti a test rigorosi prima che ne sia autorizzato l'uso, il 18% (l'11% nell'Ue) è convinto che non sia così. Quanto alle fonti di informazione, il 10% degli italiani si informa anche su Internet sulle vaccinazioni (la media Ue è del 14%) e il 5% anche sui social network (in linea con la media Ue), ma il 68% chiede a un medico, il 35% alle autorità sanitarie e il 30% a qualcuno che lavora nella sanità (a questa domanda era possibile dare risposte multiple). Quando si chiede però se reputano le informazioni reperite su Internet le più affidabili, solo il 4% risponde di sì e solo l'1% confida nei social, mentre il 47% cita il proprio medico, il 21% le autorità sanitarie e il 14% altri lavoratori del settore sanità, come infermieri o medici specialisti.
Il sondaggio è stato effettuato nei 28 Paesi membri dell'Ue da Kantar Public tra il 15 e il 29 marzo scorsi, con circa un migliaio di interviste per Paese (meno per Lussemburgo e Malta); in tutto le interviste sono state 27.019, rappresentative di 431,4 milioni di cittadini Ue dai 15 anni di età in su.
Ultimo aggiornamento: 26 Aprile 2019
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