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Esperto Risponde

Crioglobuline

Ho contratto epatite C presubilmente dopo una trasfusione 36 anni fa. Scoperta 6 anni fa a seguito intervento chirurgico di colicistictomia. Il Genotipo virale è GENOTIPO 1B. La ricerca quantitativa del genoma virale varia da 2300 a 2500. Ecografia epatica rileva fegato lievemente dismogeneo. GOT 26 GPT 31 su valore di rif. 45. Anticorpi antinucleo ANA negativo. Rilevato marker TPA a seguito disturbi intestinali prima esama 291 su valor. rif. 95, dopo un mese sceso a 65 su valore di rif. 95. Affetta attualmente da sindrome delle faccette articolari per schiacciamento L5. Seguita serio ospedale con controlli semestrali. Dieta rigida. Disturbo molesto, stanchezza spossatezza. Ultimo controllo rilevato CRIO RICERCA criocrito 1.2 su valore di rif. inferiore a 0.4. Vorrei avere cortersemente qulache informazione su questo problema. Mi è stato detto che se aumenta il valore potrebbe ritenersi necessario la Terapia dell'interferone. A settembre devo ripetere l'esama del criocrito. Vi ringrazio se mi poteste dare informazione poiché sono molto in Ansia. grazie.
Risposta del medico
Dr. Fegato.com
Dr. Fegato.com
In mancanza di sintomatologia la sola presenza di crioglobuline non induce ad alcuna terapia, anche in caso di aumento del criocrito. Le crioglobuline sono proteine circolanti che precipitano "a freddo" (crio, significa appunto questo). La genesi delle crioglobuline è dovuta ad una normale produzione anticorpale da parte dei Linfociti. Benchè tutti i pazienti crioglobulinemici HCV+ siano potenziali candidati alla terapia con aIFN, la decisione di trattare deve tener conto di numerose variabili: l'età dei pazienti, la durata e la gravità della malattia, lo stato clinico generale, la probabilità di risposta e altre condizioni cliniche che possono diminuire l'aspettativa di vita o controindicare il trattamento. La terapia interferonica risulta efficace nel controllare i segni di malattia in oltre il 50% deipazienti, ma la sua interruzione è generalmente seguita da recidive viremiche e crioglobulinemiche, cosicchè meno del 25% dei pazienti rimane in remissione. L'osservazione che i miglioramenti clinici compaiono solo nei pazienti con caduta di HCV RNA nel siero suggerisce che l'efficacia di aIFN sia direttamente correlata con la sua attività antivirale. Rimangono ancora da stabilire dosi e durata del trattamento con aIFN. Nella maggior parte degli studi sono stati usati 3 MU tre volte alla settimana per 6-12 mesi, ma sulla base dei risultati ottenuti nelle epatiti croniche HCV+ può essere proposto un aumento di dosaggio e durata della terapia.
Risposto il: 02 Settembre 2005