Cara Signora, la letteratura scientifica accumulata negli ultimi 50 anni attribuisce all'evento di unica crisi di piccolo male un valore prognostico (cioè di aspettativa di recidiva e/o peggioramento) molto buono. In altri termini, penso che, tecnicamente, il suo medico abbia ragione. Capisco tuttavia le sue remore: l'idea, giovane com'è, di ripiombare nell'incubo di un'epilessia è molto penosa. Però consideri anche che la farmacodipendenza dalle terapie per l'epilessia è di per sè un fattore gravoso per l'esistenza. Prima di tutto, proprio in occasione della gravidanza, il fatto di essere in terapia con antiepilettici è un problema, che spesso vede molti ginecologi tirarsi indietro (ho avuto diverse esperienze dirette su questo problema).
Il mi consiglio è quello di intraprendere una strada di dismissione graduale e controllata dalla terapia, preferibilmente sotto la guida di un neurologo affiancato ad uno psicologo.
Saluti