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Esperto Risponde

Timing dei controllo del PSA

Mio Marito è stato operato di prostatectomia radicale nell'agosto dl 2010 con un PSA di 69.21, all'età di 50 anni.Abbiamo scoperto la familiarità.Da marzo 2011 , in seguito all'innalzamento del PSA, è stato sottoposto a piano terapeutico con bicalutamide da 150 mg(1 compressa al giorno) e la diagnosi e motivazione clinica del farmaco è:neoplasia prostatica.L'urologo che fino ad ora lo ha seguito è stato categorico nel fargli fare il PSA categoricamente ogni tre mesi e sempre con la stessa cadenza del giorno.L'urologo dell'ospedale che lo segue adesso non la pensa allo stesso modo, anzi, per un discorso di prenotazioni ambulatoriali, dovrebbe farlo tra sei mesi.Che fare?Chi paga lo scotto di queste diatribe tra specialisti è solo il paziente.Ci aiuti?
Risposta del medico
Specialista in Urologia
Gentile signora, la medicina purtroppo non è una scienza esatta e le regole generali devono di volta in volta essere individualizzate. Sono però convinto che si debba spiegare il perché delle scelte prospettate ai nostri pazienti proprio per non generare confusione o apprensione. Suo marito è purtroppo affetto da una neoplasia della prostata che ha mostrato una recidiva biochimica (cioè una ripresa di malattia a livello cellulare) dopo intervento di prostatectomia radicale. E' questa la sua malattia, non il PSA che è solo un indicatore dell'attività biologica del tumore stesso. Una volta stabilito questo sarà facile capire come la tempistica dei controlli dipenda dall'andamento nel tempo. Un PSA stabilmente inferiore a 0.2 ng/ml può essere controllato anche semestralmente senza che questo debba generare ansia nel paziente e nei suoi familiari. Diversamente, per un PSA instabile o in incremento sono a mio avviso indicati controlli più frequenti per poter prendere delle decisioni in merito all'efficacia ed ad una eventuale variazione della terapia. Cordiali saluti.
Risposto il: 07 Maggio 2015