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Benessere Equo E Sostenibile, Come Si Evolve Il Concetto Di Benessere

Benessere Equo E Sostenibile, Come Si Evolve Il Concetto Di Benessere

Con la grave crisi economica che sta attraverso il nostro Paese, è diventato necessario misurare il benessere e la qualità della vita.

Il Bes nasce dall’iniziativa del Cnel e dell’Istat per misurare il benessere delle persone e dell’intero paese. Intervista alla Dott.ssa Simona D'Arcangeli, Psicologa Psicoterapeuta, Specialista in Psicologia della Salute.
 
Che cos’è il Bes e cosa si propone di misurare?

Il progetto per misurare il benessere equo e sostenibile (Bes) - nato da un'iniziativa del Cnel e dell'Istat - parte da lontano e si inquadra nel dibattito internazionale sul cosiddetto 'superamento del Pil', che si propone di integrare i parametri economici (appunto il PIL) sino ad ora utilizzati per misurare la crescita e il progresso di un Paese, con altri ritenuti più esaustivi e comprensivi e che tengono conto di dimensioni fondamentali come quelle dell'equità e della sostenibilità sociale ed ambientale.

Il Bes si compone di un set di dodici indicatori quali:

  • Salute
  • Istruzione e formazione
  • Lavoro e conciliazione tempi di vita
  • Benessere economico
  • Relazioni sociali
  • Politica e istituzioni
  • Sicurezza
  • Benessere soggettivo
  • Paesaggio e patrimonio culturale
  • Ambiente
  • Ricerca e innovazione
  • Qualità dei servizi

Grazie a una consultazione 'pubblica', che ha visto coinvolte le principali rappresentanze delle parti sociali e della società civile, si è giunti all'individuazione di aree che descrivono, ma al contempo misurano, un 'complesso' sistema 'dinamico' fondamentale come quello del benessere ma 'invisibile' fino a ieri.

In un comunicato si legge che: "con questa iniziativa Cnel-Istat pone l'Italia nel gruppo dei paesi (Francia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti, Australia, Irlanda, Messico, Svizzera, Olanda) che hanno recentemente deciso di misurare il benessere e la qualità della vita della società".

Questo a sottolineare il carattere di assoluta novità dell'iniziativa che propone così l'Italia come uno dei paesi all'avanguardia nel settore.

Perché riuscire a misurare il benessere è diventata una questione così importante?

La crisi economica globale che stiamo vivendo ha messo in evidenza delle lacune e dei limiti importanti di cui è Portatore il modello economico attuale. È diventata quindi una priorità comprendere ciò che veramente s'intende per Ben Essere e come questo può essere promosso.

Sono necessari dei nuovi modelli di pensiero che forniscano degli strumenti utile per "ridisegnare la narrazione dello sviluppo" (per usare le parole di Luca De Blase presenti nel suo blog).

La presentazione del Bes segna sicuramente un importante punto di arrivo, ma soprattutto, un punto di partenza determinante, che fa intravedere le possibili direttrici per il futuro. Forse quel cambio di paradigma invocato con forza da tante parti. In qualche modo l'insieme dei nuovi indicatori si mette al servizio di coloro i quali sono chiamati, a diverso titolo, a ridisegnare le nuove strade per lo sviluppo del nostro Paese. In primis ai policy maker.

Il Bes può indicare alla nostra politica le scelte concrete per rimettere al centro dell'attenzione la vita delle persone, dei gruppi e delle comunità. Esso rappresenta, seppur nella sua drammaticità e criticità attuale, il quadro dei bisogni, dei desideri e delle aspettative del nostro Paese.

Quali sono le possibile direzioni future?

Dopo la presentazione di marzo diventerà importante innanzitutto far comprendere a più persone e a più livelli possibili, il significato e la portata dei risultati ottenuti con questa ricerca. Non possiamo dimenticare che la salute è un diritto di tutti. L'invito fatto in questa occasione dallo stesso presidente dell'Istat, Enrico Giovannini, di "non bruciare il rapporto in poco tempo" va in questa direzione.

Il Bes costituisce un ricco pannello di stimoli e di possibilità, che se colte correttamente potranno offrire il supporto giusto a piattaforme di sviluppo future completamente nuove (si pensi all'innovazione sociale con i relativi servizi e prestazioni) in grado d'innescare processi di cambiamento virtuosi e a cascata. Tutto starà nella capacità di ciascuno di noi di cogliere l'intuizione e quindi la sfida che il Bes ci propone.

Dico "ciascuno di noi" e aggiungo nessuno escluso, perché tutti noi possiamo, in modo del tutto nuovo, essere protagonisti 'attivi' del nostro benessere e della nostra salute (così come del resto ci ha sempre voluto indicare la stessa OMS) in un'ottica partecipativa e di mutualità. Per la prima volta saremo in grado di "pensare alla salute" (P. Braibanti) in modo diverso.

Ribadire il concetto che sia necessaria una chiara e corretta informazione non è un fatto irrisorio. Se ci si toglie infatti la briga di leggere qualche commento in rete si ha l'idea di come molte persone al momento abbiano un'idea molto poco chiara, e nei casi più estremi addirittura errata, del Bes. A tal proposito però il sito dell'ISTAT fornisce, oltre al rapporto integrale, tutte le spiegazioni del caso. Inoltre, è a disposizione di chiunque lo desiderasse un blog nel quale confrontarsi e partecipare liberamente. La portata della formulazione del Bes è tale che vale quindi al pena ripetersi... anche più volte!

Quali sono gli elementi che si possono rintracciare in termini di continuità e di discontinuità e quindi d'innovazione?

Con la formulazione finale del Bes viene in qualche modo riconosciuta una mole incredibile di studi scientifici qualitativi e quantitativi prodotti da tutte quelle discipline impegnate da anni nello studio e nella promozione della 'scienza della salute' (economia, sociologia, psicologia). In questo quindi rappresenta un elemento di continuità.

Dall'altra parte la scienza della salute si contraddistingue per il fatto che anziché concentrarsi sul deficit cerca di mettere in evidenza le dimensioni positive del ben-essere bio-psico-sociale. Direi che rappresenta un elemento di forte discontinuità valido sia per il Bes che per la scienza della salute. La cornice che ne esce per entrambe è quella del cambiamento proposto in termini di fortissima innovazione.

Nella recente pubblicazione di M.Bertini 'Psicologia della salute' l'autore propone una serie di interessanti spunti di riflessione in tal senso. Nel volume si può leggere per esempio: "La consapevolezza che la salute è uno stato in cui si articolano una serie di dimensioni positive ci obbliga a non trattare genericamente la salute al singolare e ci invita a operare nella stessa direzione seguita nello studio secolare della malattia, dove è stato identificato un rilevante numero di malattie (ma).. al contrario di quanto avviene per la malattia, non esiste nel nostro vocabolario il plurale della parola salute!"

E ancora: "La mia proposta 'indecente' è di introdurre nel vocabolario italiano una nuova parola le 'salutìe', un neologismo che serve da 'apri-pista' per lo sviluppo di un largo ventaglio di parole nel quale la scienza della salute possa misurare la sua capacità di sollevare veli su realtà da lungo tempo nascoste" (Psicologia della Salute di M. Bertini Raffaello Cortina ed.).

Il cammino comunque è ancora lungo. Ora bisogna 'solo' proseguire con coraggio e maggior consapevolezza dei risultati raggiunti fin qui.

Ultimo aggiornamento: 03 Luglio 2015
7 minuti di lettura

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