Roma, 23 set. (AdnKronos Salute) - Lo zucchero? Può creare dipendenza come l'alcol o la cocaina. L'avvertimento arriva da Serge Ahmed, direttore della ricerca del Cnrs francese (Centro nazionale della ricerca scientifica), convinto che l'abbondanza di prodotti molto ricchi di zuccheri aggiunti esponga i consumatori ad un vero e proprio rischio di assuefazione.
In proposito - intervistato da Le Figaro - Ahmed ricorda che "sono due i tipi di dipendenza: uno da sostanza e l'altro di tipo comportamentale (ad esempio la dipendenza da videogiochi, lo shopping compulsivo, ecc). Ma in entrambi i casi - spiega - l'elemento centrale riguarda la perdita di autocontrollo, che deve essere identificata in base a una serie di criteri diagnostici. Per esempio un desiderio impellente, irrefrenabile e ossessivo di consumare una sostanza o un consumo che supera la volontà (come per l'alcol quando una persona assicura che berrà solo due bicchieri che diventano due bottiglie). Ecco - sintetizza - per lo zucchero valgono gli stessi criteri".
Ahmed, precisando di non avere dati sulla percentuale di francesi 'zucchero-dipendenti', cita però Stati Uniti, Canada e Germania dove sono stati condotti studi ad hoc, dai quali risulta che ne è colpito tra il 5 e il 10% della popolazione. Ma in che modo la dipendenza da zucchero differisce da altri tipi di dipendenza? "La differenza - spiega il ricercatore - è proprio dovuta ai criteri diagnostici: più sono, più la dipendenza è pronunciata. Una dipendenza è considerata bassa quando risponde da due a tre criteri, moderata da quattro a cinque criteri e grave quando sono presenti sei o più criteri. Per lo zucchero, così come per l'alcol o il tabacco, la maggior parte delle persone colpite ha una dipendenza moderata. I nostri studi e molti altri hanno dimostrato che lo zucchero ha un potenziale di dipendenza tanto importante quanto quello delle droghe che danno più dipendenza nell'uomo - alcol, cocaina, eroina, metanfetamina, ecc. Ora è noto che il consumo cronico e prolungato di zucchero determina - come per le altre droghe - cambiamenti biologici duraturi nel cervello".
"Mentre in natura, dove la specie umana si è evoluta, ci sono frutti che contengono poco zucchero - spiega direttore della ricerca del Cnrs - nel tempo l'industria ha offerto prodotti sempre più ad alte concentrazioni, verso i quali il nostro corpo non è preparato. Possiamo fare un parallelo con l'alcolismo, cominciato ad emergere quando sono stati messi in commercio bevande molto alcoliche o super alcolici, o la dipendenza da cocaina, che non c'era quando si consumavano solo foglie di coca".
"Inoltre - spiega ancora - il nostro corpo non è in grado di metabolizzare in modo ottimale lo zucchero in forma liquida, quello dei prodotti dell'industria agroalimentare. Del resto - osserva - in natura non esiste né il 'grasso' né lo 'zuccherato'. Tuttavia, questa associazione crea un potente stimolo al gusto: uno studio di neuroimaging ha appena dimostrato che lo zucchero abbinato al grasso amplifica il segnale di attivazione del circuito di ricompensa nel nostro cervello". Da qui la dipendenza comportamentale.
In proposito - intervistato da Le Figaro - Ahmed ricorda che "sono due i tipi di dipendenza: uno da sostanza e l'altro di tipo comportamentale (ad esempio la dipendenza da videogiochi, lo shopping compulsivo, ecc). Ma in entrambi i casi - spiega - l'elemento centrale riguarda la perdita di autocontrollo, che deve essere identificata in base a una serie di criteri diagnostici. Per esempio un desiderio impellente, irrefrenabile e ossessivo di consumare una sostanza o un consumo che supera la volontà (come per l'alcol quando una persona assicura che berrà solo due bicchieri che diventano due bottiglie). Ecco - sintetizza - per lo zucchero valgono gli stessi criteri".
Ahmed, precisando di non avere dati sulla percentuale di francesi 'zucchero-dipendenti', cita però Stati Uniti, Canada e Germania dove sono stati condotti studi ad hoc, dai quali risulta che ne è colpito tra il 5 e il 10% della popolazione. Ma in che modo la dipendenza da zucchero differisce da altri tipi di dipendenza? "La differenza - spiega il ricercatore - è proprio dovuta ai criteri diagnostici: più sono, più la dipendenza è pronunciata. Una dipendenza è considerata bassa quando risponde da due a tre criteri, moderata da quattro a cinque criteri e grave quando sono presenti sei o più criteri. Per lo zucchero, così come per l'alcol o il tabacco, la maggior parte delle persone colpite ha una dipendenza moderata. I nostri studi e molti altri hanno dimostrato che lo zucchero ha un potenziale di dipendenza tanto importante quanto quello delle droghe che danno più dipendenza nell'uomo - alcol, cocaina, eroina, metanfetamina, ecc. Ora è noto che il consumo cronico e prolungato di zucchero determina - come per le altre droghe - cambiamenti biologici duraturi nel cervello".
"Mentre in natura, dove la specie umana si è evoluta, ci sono frutti che contengono poco zucchero - spiega direttore della ricerca del Cnrs - nel tempo l'industria ha offerto prodotti sempre più ad alte concentrazioni, verso i quali il nostro corpo non è preparato. Possiamo fare un parallelo con l'alcolismo, cominciato ad emergere quando sono stati messi in commercio bevande molto alcoliche o super alcolici, o la dipendenza da cocaina, che non c'era quando si consumavano solo foglie di coca".
"Inoltre - spiega ancora - il nostro corpo non è in grado di metabolizzare in modo ottimale lo zucchero in forma liquida, quello dei prodotti dell'industria agroalimentare. Del resto - osserva - in natura non esiste né il 'grasso' né lo 'zuccherato'. Tuttavia, questa associazione crea un potente stimolo al gusto: uno studio di neuroimaging ha appena dimostrato che lo zucchero abbinato al grasso amplifica il segnale di attivazione del circuito di ricompensa nel nostro cervello". Da qui la dipendenza comportamentale.
Ultimo aggiornamento: 23 Settembre 2019
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