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Esperto Risponde

Mia madre (61 anni, 70 kg), dopo aver riportato la

Mia madre (61 anni, 70 Kg), dopo aver riportato la frattura scomposta del V metetarso è stata sottoposta ad ingessatura per 35 giorni con divieto di appoggiare la gamba (poteva muoversi solo con delle stampelle). Durante tale periodo è stata trattata con Clexane 4000 per pericolo di flebiti o trobosi. Già prima di togliere il gesso avvertiva dolore alla caviglia e senso di gonfiore più o meno accentuato durante il giorno (per la maggior parte del tempo mia madre stava distesa con le gambe sollevate). Tolto il gesso ha subito manifestato all'ortopedico il dolore alla caviglia e sin dai primi giorni la gamba risultava essere gonfia, talvolta presentava delle macchie più chiare (da quando il gesso è stato tolto è stata sospesa la terapia anticoagulante). Anche al successivo controllo, dopo 15 giorni, la situazione non migliorava anzi il dolore era più forte ed il gonfiore più evidente anche nelle prime ore del mattino, tuttavia il medico non ha ritenuto di dover prendere alcuna precauzione, se non consigliare di riprendere a camminare con una calza elastica ed una scarpa rigida. Mia madre preoccupata, dopo 10 giorni dal controllo, è ricorsa al Pronto Soccorso che ha chiesto un eco-doppler, dal quale risulta una TROMBOSI SEGMENTARIA TIBIALE POSTERIORE COINVOLGENTE ALCUNE GROSSOLANE LACUNE MUSCOLARI SOLEALI SPESSORE TROMBOTICO IN TIBIALE POSTERIORE DI 6MM. Le è stata prescritta una terapia a base di Clexane 6000 con una iniezione ogni 12 ore per 20 giorni e proseguendo per successivi 2 mesi con una sola iniezione. Le è stato inoltre consigliato di camminare, nonostante il dolore, usando durante il giorno una calza elastica che peraltro già utilizzava. Vi chiedo: come può essersi verificata la trombosi vista la terapia anticoagulante che le è stata somministrata durante il periodo di ingessatura? Che cosa rischia mia madre, ad oggi, tenendo conto della terapia in essere e del periodo in cui non le è stata somministrata alcuna terapia? Ritenete l'attuale terapia adeguata? La trombosi "svanirà" senza lasciare traccia o vanno adottate delle precauzioni? Quando è opportuno eseguire il successivo controllo eco-doppler? Vi sono altri esami da eseguire per accertare che tutto prosegue nel modo giusto? Grazie anticipatamente per le risposte e per i consigli che saprete darci.
Risposta del medico
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La terapia di “profilassi” antitrombotica era corretta, ma essa riduce – e non annulla – la possibilità della trombosi venosa, per cui che essa si sia verificata è spiacevole, ma non frutto di un errore di condotta medica. Il rischio della trombosi venosa è quello dell’embolia polmonare, ma questo non sembra essersi verificato, dato che non ha descritto dei sintomi che facciano pensare a questo. La terapia in corso, con dosi elevate di Clexane che danno un effetto “coagulante” più marcato rispetto alle dosi di “profilassi” inizialmente praticate, dovrebbe quanto meno stabilizzare il trombo, se non farlo regredire. L’esame appropriato è un altro ecodoppler, che farei dopo i primi 20 giorni di terapia: se dovesse mostrare ancora aspetti di trombosi, passerei alla terapia anticoagulante orale con Coumadin o Sintrom
Risposto il: 12 Ottobre 2007