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Esperto Risponde

non so più come aiutarlo e sostenerlo in questa fase così delicata

gent.ma Dott.ssa, sono mamma di un bimbo di quasi 5 anni.Fin da piccolissimo, il bimbo ha mostrato un carattere abbastanza indipendente, apparentemente molto tranquillo, in realtà molto cocciuto. Qualche mese fa, avendo individuato aspetti del comportamento del bimbo che, onestamente, non sapevamo come affrontare da genitori (crisi di ira, tendenza a distruggere tutto con danni anche ingenti alle cose di casa anche se mai violento con le persone, intrattabilità, isolamento quasi totale nel gioco, apparente disinteresse all'interazione con gli altri bimbi e verso le attività dell'asilo oltre ad una sorta di autoconvinzione di incapacità a fare alcune cose con il conseguente abbandono senza neanche tentare, bassissima autostima), ci siamo rivolti ad un noto centro specializzato in disturbi dell'apprendimento (ero convinta che il bimbo potesse essere disgrafico, essendoci precedenti in famiglia). Sostanzialmente si è confermato che il bimbo non ha problemi cognitivi ma le difficoltà individuate nel linguaggio hanno suggerito una serie di controlli dai quali sono emersi problemi uditivi del piccolo, ora risolti, che per lungo tempo ne hanno compromesso le attività sociali e linguistiche. Il bimbo è sensibilmente migliorato, sono sparite le crisi d'ira, è apparentemente molto più sereno. Ora però il problema è che è reticente a qualunque forma di regola, imposta sia in famiglia che all'asilo, compromettendo anche l'attività educativa di quest'ultimo e mettendo a dura prova sia noi genitori che le maestre. Confesso di essere a volte poco paziente (ho orari di lavoro impossibili e un altro bimbo di 3 anni), ma amo immensamente i miei figli, impongo poche regole ma rigide, sono di carattere fermo e deciso, sto provando in tutti i modi a rassicurarlo, dargli stimoli e affetto, fare cose insieme a lui, dedicargli tempo di qualità, ma sembra non serva a nulla. Sia noi che le maestre siamo allo stremo, più ci imponiamo più ci ride letteralmente in faccia, eppure è un bimbo che quando vuole sa essere molto affettuoso e ragionevole. Certo forse i suoi problemi lo hanno portato a non assimilare finora le regole dell'asilo, sostanzialmente è come se non fosse ancora "scolarizzato", ma ora il problema non è da poco in quanto il bimbo si prepara ad affrrontare una fase di preparazione alla scuola (il prossimo sarà l'ultimo anno di asilo) ed è importante riuscire ad educarlo all'ascolto, all'obberedienza e al rispetto delle regole. Non ho mai preteso un bambino pupazzo, ma non so più come aiutarlo e sostenerlo in questa fase così delicata della sua crescita. Le chiedo qualche consiglio.Grazie
Risposta del medico
Specialista in Psicoterapia

 Leggo il suo quesito con molta inquietudine, innanzitutto perché mi rendo conto di non esserle di fronte per approfondire meglio la sua richiesta e il senso delle sue preoccupazioni. E con molta onestà, mi sento di dire che sarebbe veramente necessario aiutarla affinché lei possa aiutare suo figlio.

Il bambino in questo momento continua ad esprimere con forza (che si sa è molto limitata) il suo bisogno di dipendenza e cura; ad iniziare dalla considerazione - e, pertanto, consapevolezza da parte degli adulti – della gravità della situazione.

Pretendere che un bambino, nelle sue condizioni, possa essere responsabile, nel momento in cui gli adulti non lo sono perché vogliono educarlo “all'ascolto, all'obbedienza e al rispetto delle regole”… beh, questa è pura follia. Tenendo anche conto che suo figlio ha problemi di udito e manifesta anche una sintomatologia in relazione alla trascuratezza delle cure a lui prestate sino a questo momento. Perché, secondo me, è del tutto normale (nel senso che è congruente con la sua realtà psichica individuale) avere crisi di collera, sentirsi isolato, manifestare limitazione nelle azioni, avere bassa autostima. Certo è che questi comportamenti (ogni comportamento è un messaggio) devono essere compresi!
I bambini hanno bisogno di amore e prima di tutto rispetto perché “funzionano” diversamente dagli adulti i quali di solito pretendono che i bambini si pongano al loro livello. Non è così!

Tuttavia comprendo la realtà di una madre che agisce (e sono convinto che a lei non possono essere imputate colpe) sotto la pressione di impegni gravosi (“ho orari di lavoro impossibili e un altro bimbo di 3 anni”) che le fanno vivere anche sentimenti di colpa (“confesso di essere a volte poco paziente”).

Mi sento ora in grado di incoraggiarla a chiedere aiuto, non abbia paura di chiedere ad alta voce AIUTO. Certamente a suo marito e ai suoi familiari e amici, tuttavia credo sia opportuno un sostegno psicologico che possa rappresentare per lei una occasione per rispecchiarsi attraverso un/a professionista, innanzitutto in grado di “mettersi nei suoi panni”, che l’aiuti a ritrovare se stessa e il senso della maternità che passa obbligatoriamente nella responsabilizzazione ma anche nella cura della relazione genitoriale ed educativa. Affinché, aiutando se stessa, possa aiutare i suoi figli. Coraggio

Risposto il: 03 Febbraio 2015