Da quanto lei mi scrive desumo che i suoi svenimenti (sincopi) avvengono in assenza di una malattia cardiaca e che l’indicazione all’impianto di un pacemaker sia conseguente al risultato del tilt test. Dovrebbe quindi trattarsi di sincopi neuromediate o vaso-vagali (con risposta cardioinibitoria al tilt test) che hanno una prognosi buona a distanza. Eseguito in modo corretto, in soggetti con cuore normale, il tilt test può essere considerato diagnostico per l’origine neuro-mediata dei sintomi quando durante il test viene riprodotta la sincope. Per quanto riguarda la decisione di impiantare un pacemaker per evitare le sincopi neuromediate le Società scientifiche americane classificano l’indicazione fra quelle per le quali vi è conflitto di opinione ma con prevalenza per l’utilità/efficacia di un simile provvedimento per i pazienti con sincopi ripetute e una marcata risposta cardioinibitoria. Studi su piccoli gruppi di pazienti con sincopi frequenti (più di 6 episodi) hanno dimostrato che l’impianto di un pacemaker riduce la frequenza degli episodi e allunga la fase che annuncia la perdita di coscienza. Oltre alla frequenza delle sincopi, ai fini della decisione dell’impianto di un pacemaker, è utile considerare l’importanza di eventuali conseguenze traumatiche delle stesse (traumi minori rispetto a traumi maggiori). Infine è importante valutare l’impatto delle sincopi in soggetti con particolari occupazioni (piloti di aerei, guidatori di mezzi pubblici o trasporti pesanti, etc) o dediti a particolari attività nel tempo libero. Come vede la decisione sull’impianto di un pacemaker richiede elementi che non emergono nella sua lettera e che sono particolarmente utili in una persona della sua età.