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Esperto Risponde

Proseguire con gli antiaggreganti

A seguito di un T.I.A. con ricovero ospedaliero, ho effettuato degli accertamenti tra cui: un ecodopler TSA (esito negativo); un ecodopler venoso e asse iliaco cavale (esito negativo); un ecocardiogramma TE dove mi è stato riscontrata la presenza di movimento aneurismatico sn e dx del setto interatriale, con moderato passaggio di microbolle solo durante la manovra di valsala.
Sono stato dimesso in terapia antiaggregante (ticlopidina) con indicazione però per terapia anticoagulante orale o, in alternativa, chiusura transcatetere del FOP.
Una successiva visita specialistica cardiologica, nel confermare la diagnosi, mi ha indicato di proseguire la terapia antiaggregante con ticlopidina o ascriptin, in alternativa la chiusura del FOP, ma escludendo però una terapia anticoagulante.
Avendo personalmente escluso la chiusura del FOP, secondo Voi quale terapia è più indicata ? Anticoagulante o antiaggregante ? Da cosa è determinata la scelta per una o l’altra terapia ?
Grazie per i vostri suggerimenti che mi potrete dare
Riccardo Meneghin anni 57
Risposta del medico
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La presenza di FOP in pazienti con TIA o ictus criptogenetico aumenta il rischio di recidiva se e’ in associazione con l’aneurisma del setto, se è presente shunt a riposo, se l'entità dello shunt a livello cerebrale è >10 bolle, se nell'anamnesi vi sono eventi cerebrovascolari multipli, l'età è >65 anni e se, verosimilmente, coesistono anomalie della coagulazione in senso trombofilico. Le opzioni terapeutiche disponibili per la profilassi delle recidive, come Lei ha ricordato, sono gli antiaggreganti piastrinici, la terapia anticoagulante orale, la chiusura chirurgica e quella transcutanea con catetere. Da un punto di vista pratico la domanda che ci si deve porre è, sostanzialmente, quando impiegare strategie alternative agli antipiastrinici considerando che sia la terapia anticoagulante sia la chiusura transcatetere rappresentano soluzioni terapeutiche più impegnative rispetto alla semplice terapia antiaggregante. Le due soluzioni vengono pertanto proposte assieme in un secondo livello, anche per la totale mancanza di dati in letteratura che favoriscano l'una o l'altra delle due alternative. Nei casi enumerati è probabilmente indicato offrire al singolo paziente le due alternative e discutere, partendo da una posizione concettualmente neutrale, rischi e benefici (rischio della TAO, morbosità della procedura, etc). La chiusura transcatetere potrebbe risultare preferibile qualora consenta di evitare il ricorso ad una prolungata terapia con anticoagulanti orali. Nel suo caso quindi e’ corretto proseguire con i soli antiaggreganti (o l’aspirina o la ticlopidina) in quanto non vi sono dati che dicano che sia preferibile la terapia anticoagulante. Le altre opzioni vanno lasciate di 2° livello se occorrono altri eventi.
Risposto il: 07 Marzo 2007