Sono un ragazzo di 31 anni, ho sempre praticato

Se la terapia medica non è in grado di controllare i sintomi di insufficienza cardiaca, una soluzione meno drastica del trapianto può essere rappresentata dall’impianto di un pace-maker biventricolare eventualmente associato a defibrillatore. L’indicazione al pace-maker biventricolare viene in genere posta in pazienti in classe NYHA III-IV, con frazione di eiezione del ventricolo sinistro 130 msec) e/o (meglio) presenza di aspetti ecocardiografici suggestivi di dissincronia contrattile. Il pace-maker agisce infatti rendendo omogenea la contrazione dei diversi segmenti del ventricolo sinistro, migliorando così la funzione di pompa del cuore. Il defibrillatore agisce riconoscendo ed interrompendo, erogando automaticamente una scarica di corrente, aritmie ventricolari potenzialmente minacciose. Riguardo alla ricerca sulle cellule staminali essa sta compiendo i primi passi in individui con cardiopatia postinfartuale, cioè in soggetti che abbiano subito una riduzione della capacità contrattile del cuore a seguito di uno o più infarti. I risultati fin qui raggiunti non consentono di considerare questa terapia che sperimentale.