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Esperto Risponde

Terapia o Ablazione?

Gentile Dottore, mia moglie, affetta da Cardiomiopatia ipertrofica non ostruttiva, ha sviluppato da un paio di anni una Fibrillazione atriale che, ha tra l'altro causato un TIA e un lieve ictus, completamente regredito. Da allore e' naturalmente anche sotto terapia anticoagulante con coumadin in aggiunta al carvedilolo (dilatrend) al diuretico. Questa condizione le permetteva comunque una qualita' di vita accettabile pur con alcune limitazioni (facile stancabilita', necessita' di molte pause nelle normali attivita' domestiche, difficolta' a salire le scale ecc). Dopo un tentativo infruttuoso di cardioversione elettrica, in marzo 2006 e' stata sottoposta ad ablazione transcateterale. Purtroppo anche questo tentativo e' fallito essendo entro pochi giorni ritornata in FA ed avendo per di piu' sviluppato una complicanza sotto forma di Pericardite (fortunatamente non grave), attualmente in cura con deltacortene, con pesanti effetti collaterali (soprattutto gonfiore ed estrema debolezza muscolare, con notevole peggioramento della suddetta stancabilita'). Se ho ben ho capito il fallimento sembra dovuto al fatto che gli atri sono ingranditi e possono avere piu' zone in cui si generano impulsi spurii. La domanda e': vale la pena di fare un secondo trattamento di ablazione (a cui sembra orientato il cardiologo curante) per "spegnere" anche queste zone, con il rischio di altre complicanze, rispetto al fatto di accettare una FA permanente con controllo della frequenza ventricolare (che e' buona) e cessazione di assunzione del cordarone (aggiunto agli altri farmaci in occasione della prima cardioversione)? Puo' anche dirmi se e quanto viene penalizzata la aspettativa di vita in pazienti con FA cronica? Grazie in anticipo.
Risposta del medico
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Una fibrillazione atriale persistente nonostante tentativi farmacologici, elettrici e di ablazione, in un soggetto di 64 anni con cardiomiopatia ipertrofica in genere indica uno stadio evolutivo della malattia e non un “transitorio” incidente di percorso. Non farei ulteriori tentativi di ablazione e mi limiterei al controllo della frequenza. La decisione comunque dipende da una serie di variabili combinate come l’epoca di insorgenza, le dimensioni degli atri, il grado di compenso etc. La sospensione dell’amiodarone è subordinata anche al bilancio aritmico ventricolare.
Risposto il: 14 Luglio 2006