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Acquacoltura e inquinamento: un rischio per la qualità del pesce

Acquacoltura e inquinamento: un rischio per la qualità del pesce

L'inquinamento da mercurio e alcune pratiche di pesca intensiva industriale minano la qualità del pescato. Attenzione a ciò che si mangia.

Pesce e frutti di mare rimangono – nonostante l’inquinamento dei nostri mari - una componente importante in una dieta sana ed equilibrata.

Questo perché sono alimenti ricchi di proteine di alta qualità e di acidi grassi omega-3. Ciò su cui bisogna stare all’erta è l’inquinamento da mercurio di cui sono vittime molte specie marine perché, mangiando quel pesce, il mercurio passa nel nostro Sangue e per tornare a livelli normali potrebbe passare anche un anno. Per questo stesso motivo si consiglia alle donne che stanno cercando di rimanere incinte o a quelle già in gravidanza, di evitare il pesce spada e prediligere, invece, pesci di piccola taglia come merluzzo, salmone, sardine e gamberi, e in generale il pesce azzurro cioè tutte specie a basso contenuto di mercurio.
Esistono, poi, una serie di integratori per supplire alla necessità di una maggiore quantità di acidi grassi omega-3. Ad esempio l’ovega-3s deriva da un ceppo di alghe che producono naturalmente elevate quantità di acido eicosapentaenoico (EPA) e acido docosaesaenoico (DHA).
Purtroppo, del resto, le pratiche di pesca intensiva industriale hanno spazzato via alcune specie di pesce prima di aver avuto la possibilità di ripopolare quello stesso gruppo animale e - in molti casi, seppure involontariamente - hanno contribuito ad uccidere anche altre specie marine. Il caso più eclatante è quello delle tartarughe di mare, ridotte ormai a pochi esemplari. Per non parlare del fatto che la transizione verso l'acquacoltura, dove i pesci sono allevati in ambienti confinati (come gli allevamenti intensivi di maiali, mucche e polli), ha la sua Ricaduta ambientale.
Secondo il “Mangrove Action Project” si stima che tre milioni di ettari di importanti zone umide costiere, tra cui quelle a mangrovie, sono già stati persi per fare spazio a stagni artificiali di gamberetti.

Ultimo aggiornamento: 17 Luglio 2015
2 minuti di lettura
Commento del medico
Dr.ssa Roberta Madonna
Dr.ssa Roberta Madonna
Specialista in Biochimica clinica

Il pesce è un alimento ad elevato valore nutritivo, ricco di acidi grassi pregiati, soprattutto della serie ω3, che aiutano ad abbassare i livelli di trigliceridi ematici e a proteggere dal rischio cardiovascolare grazie alla loro azione antitrombotica. Il pesce è, inoltre, una fonte importante di minerali come calcio, fosforo, iodio e selenio, nonché di vitamine del gruppo B, vitamine D ed E, per cui si tende a consigliarne un frequente consumo settimanale (da 2 a 5 volte alla settimana).

È bene, tuttavia, cercare di variare, oltremodo, le proprie scelte alimentari e di indirizzarle verso le specie ittiche di più piccola taglia o verso quelle di allevamento e solo occasionalmente, verso i pesci di grossa taglia, comunemente interessati da concentrazione di mercurio più elevate, considerando che il tasso di contaminanti risulta, in ogni caso, proporzionale all'età, al peso ed alla superficie corporea di ciascun animale.

La forma chimica più tossica del mercurio è il metilmercurio che, assorbito dall'intestino, può provocare danni soprattutto a carico del sistema nervoso, durante la gestazione o durante l’infanzia. Per tale ragione, nelle donne in gravidanza o in allattamento e nei bambini, l'esposizione al mercurio deve essere la più bassa possibile. Si raccomanda, per queste particolari categorie di consumatori, di evitare i pesci ad alto rischio di contaminazione, quali pesce spada, cernia, verdesca e sgombro reale, nonché di limitare il più possibile il tonno ed il palombo, che andrebbero scelti, pertanto, saltuariamente ed in una porzione mai superiore ai 100 grammi. Per tutte le altre specie ittiche (tra pesce bianco ed azzurro), potrebbero essere considerate ragionevoli quantità settimanali, che si aggirano tra i 200 ed i 400 grammi.

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