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Amianto: il principale responsabile del mesotelioma pleurico

Amianto: il principale responsabile del mesotelioma pleurico

È uno degli argomenti più dibattuti degli ultimi tempi. L'amianto è il responsabile di gravi patologie come il mesotelioma pleurico.

La storica sentenza che ha condannato i vertici di una nota azienda multinazionale, per i danni procurati alla popolazione dall’esposizione all’amianto, ha riacceso i riflettori sull’uso di questo materiale in Italia e sulle patologie ad esso collegato, come il mesotelioma pleurico.

Oggi in Italia si verificano 3,4 casi di Mesotelioma ogni 100mila uomini e 1,1 ogni 100mila donne. Il mesotelio è il Tessuto che riveste la parte interna del torace (pleura) e dell’addome (peritoneo), nonché lo spazio intorno al cuore (pericardio): il mesotelioma maligno è una neoplasia rara che però ha un’incidenza molto variabile a seconda della regione e ciò proprio perché molto dipende dall’esposizione all’amianto.

Ad esempio in provincia di Alessandria, dove era operativa l'azienda condannata, si registrano 16 casi su 100mila uomini e 13 su 100mila donne. Ma perché l’amianto può essere pericoloso?

Le sue fibre sono estremamente sottili e vengono facilmente inalate fino a raggiungere le cellule mesoteliali, danneggiandole e causando il cancro, ma anche altre malattie come l’asbestosi, caratterizzata dalla formazione di cicatrici fibrose nel tessuto polmonare. Il mesotelioma pleurico, che ha colpito il tessuto pleurico, è un cosiddetto tumore sentinella, cioè la sua presenza segnala l’esistenza di una fonte inquinante nella zona di riferimento.

Si tratta, infatti, di un Cancro che viene riconosciuto solo per l’esposizione all’amianto ed ha un tempo di genesi davvero lungo. Una prolungata esposizione all’amianto può provocare la comparsa di questo cancro anche dopo venti o quarant’anni.

Per decenni l’amianto è stato utilizzato come materiale principale per la realizzazione di un gran numero di opere e oggetti (si parla di circa 3000 prodotti differenti realizzati con l’amianto) e dal 1994 è stata vietata la produzione e la commercializzazione di prodotti con l’amianto. Tuttavia esiste ancora un rischio per i lavoratori che sono stati per lunghi anni a stretto contatto con l’amianto e ne hanno inalato le fibre per molto tempo.

L’OMS ha ricordato, in un documento del 1994, che l’amianto è pericoloso solo se viene inalato. Al contrario non esiste alcuna prova che la sua ingestione, per esempio attraverso l’acqua potabile, sia pericolosa per la salute.

Ultimo aggiornamento: 06 Giugno 2015
3 minuti di lettura
Commento del medico
Dr. Modesto D'Aprile
Dr. Modesto D'Aprile
Specialista in Ematologia e Oncologia

Chiuso a Torino il processo di primo grado per 2.191 persone uccise dalle fibre killer. I due imputati Stephan Schmidheiny, miliardario svizzero di 64 anni, e il barone belga Louis de Cartier, 90 anni, colpevoli di disastro doloso e omissione di cautele antinfortunistiche. 30mila euro di risarcimento per ogni vittima.

La sentenza di Torino rappresenta, per tutto il mondo, un importante - quasi storico - precedente giudiziario, nel campo della Oncologia e della Medicina del Lavoro.

I motivi di interesse sono, purtroppo, vari:

  • in Italia continuano ad essere diagnosticati almeno 1000 nuovi casi di mesotelioma all’anno; gran parte di questi sono da ascrivere alla esposizione all’amianto.
  • Non esiste un valore soglia; cioè un livello di esposizione minimo al di sotto del quale sentirsi esenti da pericolo.
  • Il mesotelioma, nel campo oncologico, è una malattia a prognosi spesso infausta. L’unica arma a disposizione è la prevenzione primaria, cioè la rimozione della causa.
  • I casi di mesotelioma collegati all’amianto aumenteranno, purtroppo, per almeno altri 10 anni (fino al 2025). Solo dopo la curva comincerà a stabilizzarsi e successivamente a decrescere.
  • Nonostante la legge che nel ’92 ha vietato l’impiego di amianto come materiale edilizio il pericolo resta, dal momento che la bonifica ambientale non è stata radicale, nè in Italia, nè altrove in Europa e nel mondo: persistono, più o meno nascosti e in ogni regione, depositi di amianto sul nostro territorio.

La sentenza di Torino è, mio giudizio, importante anche perché apre scenari nuovi nel campo della tutela della salute e della sicurezza negli ambienti di lavoro; ancora di più questi argomenti dovranno entrare nelle stanze dei consigli di amministrazione.

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