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Le terapie contro il virus HIV si basano sui farmaci antiretrovirali, che allungano la vita delle persone contagiate, riducendo significativamente i sintomi della malattia.
In questo articolo:

I progressi della Scienza

Negli anni ’80, quando si è manifestata l'epidemia di HIV, le persone contagiate avevano un’aspettativa di vita tragicamente breve. Ma negli ultimi anni sono stati fatti notevoli passi avanti nella Terapia dell'infezione da HIV, per merito di:
  • Migliore comprensione della patogenesi dei danni prodotti dal Virus HIV
  • Capacità di determinare la carica virale nell’organismo
  • Formulazione di nuovi farmaci con una potente attività anti-retrovirale
  • Comprensione della necessità di utilizzare combinazioni di più farmaci contemporaneamente
  • Comprensione della necessità di attaccare il virus con forza e prima possibile
 

Le terapie

I progressi della ricerca scientifica e l'introduzione di terapie che riducono la replicazione virale hanno nettamente migliorato la qualità di vita e prolungato la sopravvivenza delle persone sieropositive.

Oggi sono disponibili numerosi farmaci anti-retrovirali approvati dalla Food and Drug Administration.
 
Per il trattamento dell'infezione da HIV la comunità scientifica propone le terapie HAART (Highly Active Anti-Retroviral Therapy: Terapia Anti-Retrovirale Altamente Attiva), costituite generalmente da combinazioni di più farmaci antiretrovirali, che permettono di ridurre la carica virale e migliorare la situazione immunitaria dell’organismo.
 
Le terapie antiretrovirali devono essere assunte sia dai malati di AIDS sia dai soggetti sieropositivi. Questi trattamenti non guariscono l’infezione, nel senso che il virus resta nell’organismo per tutta la vita, ma:
  • Diminuiscono notevolmente la quantità di virus presente nell’organismo
  • Abbassano il rischio di contagiare altre persone
  • Nei soggetti sieropositivi impediscono la conclamazione dell’AIDS
  • Nei soggetti con AIDS già conclamato tengono sotto controllo segni e sintomi della malattia
  • Prolungano notevolmente l’aspettativa di vita (cronicizzazione)
 

Aderenza al trattamento

Affinché il controllo dell’infezione sia davvero efficace, è necessario che la persona contagiata assuma le terapie prescritte con regolarità e per tutta la vita.

Ma l’aderenza alla terapia si scontra con vari fattori:
  • Complessità: gli schemi terapeutici richiedono l'assunzione di numerosi farmaci diversi, ciascuno preso a orari prestabiliti; il che può risultare complicato per il paziente.
  • Durata: il paziente in trattamento con anti-retrovirali è un malato cronico che deve assumere costantemente e per sempre i farmaci, al fine di prolungare la sopravvivenza. 
  • Tossicità: i farmaci anti-retrovirali possono provocare effetti collaterali anche pesanti, che talvolta obbligano alla sospensione del trattamento. 
 

Resistenze ai farmaci

L’adesione corretta e costante alle terapie prescritte è indispensabile non solo per tenere sotto controllo il virus HIV, ma anche per evitare che il virus sviluppi una resistenza ai farmaci.

Se i farmaci vengono assunti in modo non corretto, infatti, oppure quando – in caso di tossicità – si sceglie di diminuire il dosaggio anziché sostituire il farmaco, si facilita la comparsa di resistenze alla terapia: il virus presente nell’organismo sviluppa varianti di se stesso, compresi ceppi virali resistenti ai farmaci antiretrovirali. 

Il problema delle resistenze ai farmaci è il principale motivo di insuccesso di una terapia antiretrovirale. È importante, quindi, determinare in modo esatto a quali farmaci il virus presente nella singola persona è diventato resistente: per questo vengono effettuati appositi test di resistenza.
 

Profilassi post-esposizione

La profilassi post-esposizione (PEP o PPE) serve a ridurre la probabilità di diventare sieropositivi in seguito a un episodio a rischio. Prevede l’assunzione di farmaci antiretrovirali entro 48 ore dalla possibile esposizione al virus HIV e per i seguenti 28 giorni

La PPE è indicata particolarmente per gli operatori sanitari che sono stati esposti a fluidi biologici infetti, ma anche per coloro che hanno avuto un episodio a rischio di contagio, come chi ha subìto uno stupro o anche nel caso di rottura del profilattico con un partner infetto.
 
L’opportunità di prescrivere la PPE viene valutata caso per caso dal medico sulla base di linee guida internazionali.
 

Vaccini

Da qualche anno sono in corso di studio diversi vaccini anti-HIV.
 
Si stanno studiando sia vaccini preventivi, da somministrare a individui sani per prevenire il contagio, sia vaccini terapeutici, da somministrare a individui già infetti per potenziare la risposta immunitaria specifica e controllare l’evoluzione della malattia.
 
Saranno necessari ancora anni di sperimentazione clinica per accertare che i vaccini siano sicuri ed efficaci, prima che vengano messi in commercio.

Fonti: 
Ultimo aggiornamento: 22 Giugno 2015
5 minuti di lettura

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