Roma, 29 apr. (Adnkronos Salute) - "Come scienziati ci siamo opposti ai test sierologici e alla patente di immunità: è un'idea sbagliata. Il test sierologico non significa che la persona è protetta". Lo ha ribadito Antonella Viola, immunologa e direttore scientifico dell’Istituto di ricerca pediatrica Irp-Città della Speranza nel suo intervento al webinar 'Emergenza Covid-19: comunicazione e informazione ai tempi del coronavirus tra infodemia e fake news', promosso da Rarelab, società editrice della testata giornalistica Osservatorio Malattie Rare. "Questo è un momento in cui serve dare tempo alla scienza, non correre alle conclusioni. E dare informazioni quando sono state verificate", ha evidenziato.
L'immunologa ha spiegato il perché dell'opposizione di molti scienziati ricordando che "uno dei punti importanti è capire se gli anticorpi sviluppati dall'organismo colpito dal Covid-19 sono capaci davvero di proteggere e quanti ne devo avere per essere protetta. Quindi - ha osservato - c'è un discorso sulla quantità e sulla durata nel tempo: questa protezione si estingue nell'arco di 1-2 mesi o per qualche anno? Questo è un aspetto importante da indagare perché ha un impatto sulle scelte di salute pubblica futura".
"Il virus entra e stimola il sistema immunitario, ma perché ci sia un'immunità nel tempo non basta stimolarlo: va fatto nel modo giusto - ha sottolineato Viola - Portare alla stimolazione dell'immunità adattiva che è diversa da quella che controlla l'infiammazione. Serve sviluppare anticorpi che possono bloccare il virus, ma bisognerà poi capire chi sviluppa anticorpi e chi no. E' stato infatti dimostrato - ha concluso - che in alcuni soggetti gli anticorpi sono capaci di bloccare il coronavirus, in altri casi ancora va dimostrato che se sono protettivi".
L'immunologa ha spiegato il perché dell'opposizione di molti scienziati ricordando che "uno dei punti importanti è capire se gli anticorpi sviluppati dall'organismo colpito dal Covid-19 sono capaci davvero di proteggere e quanti ne devo avere per essere protetta. Quindi - ha osservato - c'è un discorso sulla quantità e sulla durata nel tempo: questa protezione si estingue nell'arco di 1-2 mesi o per qualche anno? Questo è un aspetto importante da indagare perché ha un impatto sulle scelte di salute pubblica futura".
"Il virus entra e stimola il sistema immunitario, ma perché ci sia un'immunità nel tempo non basta stimolarlo: va fatto nel modo giusto - ha sottolineato Viola - Portare alla stimolazione dell'immunità adattiva che è diversa da quella che controlla l'infiammazione. Serve sviluppare anticorpi che possono bloccare il virus, ma bisognerà poi capire chi sviluppa anticorpi e chi no. E' stato infatti dimostrato - ha concluso - che in alcuni soggetti gli anticorpi sono capaci di bloccare il coronavirus, in altri casi ancora va dimostrato che se sono protettivi".
Ultimo aggiornamento: 29 Aprile 2020
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