Roma, 9 ago. (AdnKronos Salute) - Due interventi innovativi all’ospedale Civile di Baggiovara (Modena) hanno permesso di trattare contemporaneamente, in maniera mini-invasiva, una rara forma di tumore che colpisce il rene e il colon-retto. "Gli interventi hanno comportato una resezione colica e l’asportazione della lesione del rene, risparmiando la funzionalità dell’organo, grazie all’uso del robot 'Da Vinci' e alla professionalità dell’équipe chirurgica. Si tratta di una delle prime esperienze al mondo di questa metodica". Lo sottolinea in una nota l'Azienda ospedaliera-universitaria di Modena che aggiunge come "in questo caso, per la prima volta in letteratura, due interventi importanti sono stati realizzati consecutivamente sullo stesso paziente, senza eseguire grandi laparotomie".
Le due operazione "hanno riguardato un 56enne, con un tumore maligno localizzato al colon destro e un secondo tumore localizzato al rene destro. Il paziente era monorene perché aveva in passato subito l’asportazione del rene sinistro per un’altra patologia - ricorda l'Aou di Modena - Il secondo caso era una paziente di 59 anni con un tumore del retto (ultima parte dell’intestino), che durante il trattamento per una neoplasia mammaria ha scoperto un tumore del rene sinistro". Entrambi sono stati dimessi e ora potranno proseguire nelle terapie previste dai protocolli. Nel postoperatorio i pazienti erano in piedi già in prima giornata con una mobilizzazione precoce e senza dolore. Cosa impensabile dopo un approccio tradizionale laparotomico".
"Il tumore maligno del colon retto è tra i cinque tumori più frequentemente diagnosticati in Italia, più esattamente il secondo tumore come incidenza nella popolazione (15%) cioè 51 mila casi ogni anno - sottolinea l'azienda - E il trend è in aumento. I tumori del rene e delle vie urinarie sono i circa 13.400 ogni anno e tale neoplasia è la nona come frequenza. L’associazione sincrona (simultanea) dei due tumori è rara (0,03%-0,5%). La spiegazione non è facile da dare: condizioni genetiche particolari o associazione di fattori di rischio comuni come il fumo di sigaretta".
La sopravvivenza, in Italia, a 5 anni è del 71% per il rene e del 65% per il colon-retto, in aumento negli anni. La più alta non solo rispetto alla media europea, ma tra tutte le nazioni europee, per entrambe le patologie. "Questo anche grazie anche ad un programma di screening sul colon retto già in atto da tempo in Emilia - Romagna e allo sviluppo di Pdta (Percorsi Diagnostici Terapeutico-Assistenziali) che garantiscono una diagnosi accurata e la presa in carico del paziente a 360 gradi", osserva l'Aou.
La reale innovazione è stata data, però, dall’approccio mini-invasivo e robotico che ha consentito un approccio multidisciplinare, non solo nella diagnosi ma anche nel trattamento. Interventi lunghi che hanno richiesto un’assistenza anestesiologica complessa: infatti, l’anestesia generale durante queste procedure si contraddistingue per alcune difficoltà legate al posizionamento del paziente e alla complessa gestione dei parametri cardiorespiratori.
"La figura dell’anestesista, pertanto, non solo è essenziale per il sostegno vitale intra-operatorio, ma anche per la preparazione del candidato all’intervento - afferma la dottoressa Elisabetta Bertellini, che ha diretto l’equipe anestesiologica - Solo attraverso un’adeguata valutazione del rischio e la pianificazione di complesse strategie di gestione clinica l’equipe chirurgica, in questo caso costituita da chirurghi generali ed urologi, può lavorare in sicurezza. Infine, un controllo del dolore postoperatorio adeguato alla metodica chirurgica permette un rapido recupero".
“Per quanto riguarda il rene – aggiunge il prof. Bernardo Rocco, direttore di Urologia - la chirurgia robotica è indispensabile per ottenere un’efficacia oncologica, preservare l’organo e al tempo stesso non sottoporre i pazienti a incisioni addominali estese e invalidanti. Mentre la chirurgia laparoscopia tradizionale è l’approccio corretto quando la lesione è cosi estesa da dover togliere tutto il rene, il robot diventa fondamentale per poter eseguire interventi finalizzati a togliere il tumore ma a risparmiare il rene. In questi casi il robot in mani esperte consente procedure molto più rapide, efficaci e sicure”
“La chirurgia robotica – conclude Micaela Piccoli, che ha diretto l'équipe chirurgica - consente ai medici di eseguire vari tipi di procedure complesse con maggiore precisione, flessibilità e controllo. In modo mini-invasivo, attraverso piccole incisioni si realizzano procedure lunghe, delicate e complesse che, invece, potrebbero essere difficili o addirittura impossibili con altri metodi. Il robot dà al chirurgo una visione tridimensionale e gli offre la possibilità di fare movimenti altrimenti impossibili per un essere umano, come ruotare una mano o un braccio, a 360 gradi, o di arrivare in un punto preciso senza fare contorsioni faticose. Questi due casi ne sono una chiara esemplificazione".
Le due operazione "hanno riguardato un 56enne, con un tumore maligno localizzato al colon destro e un secondo tumore localizzato al rene destro. Il paziente era monorene perché aveva in passato subito l’asportazione del rene sinistro per un’altra patologia - ricorda l'Aou di Modena - Il secondo caso era una paziente di 59 anni con un tumore del retto (ultima parte dell’intestino), che durante il trattamento per una neoplasia mammaria ha scoperto un tumore del rene sinistro". Entrambi sono stati dimessi e ora potranno proseguire nelle terapie previste dai protocolli. Nel postoperatorio i pazienti erano in piedi già in prima giornata con una mobilizzazione precoce e senza dolore. Cosa impensabile dopo un approccio tradizionale laparotomico".
"Il tumore maligno del colon retto è tra i cinque tumori più frequentemente diagnosticati in Italia, più esattamente il secondo tumore come incidenza nella popolazione (15%) cioè 51 mila casi ogni anno - sottolinea l'azienda - E il trend è in aumento. I tumori del rene e delle vie urinarie sono i circa 13.400 ogni anno e tale neoplasia è la nona come frequenza. L’associazione sincrona (simultanea) dei due tumori è rara (0,03%-0,5%). La spiegazione non è facile da dare: condizioni genetiche particolari o associazione di fattori di rischio comuni come il fumo di sigaretta".
La sopravvivenza, in Italia, a 5 anni è del 71% per il rene e del 65% per il colon-retto, in aumento negli anni. La più alta non solo rispetto alla media europea, ma tra tutte le nazioni europee, per entrambe le patologie. "Questo anche grazie anche ad un programma di screening sul colon retto già in atto da tempo in Emilia - Romagna e allo sviluppo di Pdta (Percorsi Diagnostici Terapeutico-Assistenziali) che garantiscono una diagnosi accurata e la presa in carico del paziente a 360 gradi", osserva l'Aou.
La reale innovazione è stata data, però, dall’approccio mini-invasivo e robotico che ha consentito un approccio multidisciplinare, non solo nella diagnosi ma anche nel trattamento. Interventi lunghi che hanno richiesto un’assistenza anestesiologica complessa: infatti, l’anestesia generale durante queste procedure si contraddistingue per alcune difficoltà legate al posizionamento del paziente e alla complessa gestione dei parametri cardiorespiratori.
"La figura dell’anestesista, pertanto, non solo è essenziale per il sostegno vitale intra-operatorio, ma anche per la preparazione del candidato all’intervento - afferma la dottoressa Elisabetta Bertellini, che ha diretto l’equipe anestesiologica - Solo attraverso un’adeguata valutazione del rischio e la pianificazione di complesse strategie di gestione clinica l’equipe chirurgica, in questo caso costituita da chirurghi generali ed urologi, può lavorare in sicurezza. Infine, un controllo del dolore postoperatorio adeguato alla metodica chirurgica permette un rapido recupero".
“Per quanto riguarda il rene – aggiunge il prof. Bernardo Rocco, direttore di Urologia - la chirurgia robotica è indispensabile per ottenere un’efficacia oncologica, preservare l’organo e al tempo stesso non sottoporre i pazienti a incisioni addominali estese e invalidanti. Mentre la chirurgia laparoscopia tradizionale è l’approccio corretto quando la lesione è cosi estesa da dover togliere tutto il rene, il robot diventa fondamentale per poter eseguire interventi finalizzati a togliere il tumore ma a risparmiare il rene. In questi casi il robot in mani esperte consente procedure molto più rapide, efficaci e sicure”
“La chirurgia robotica – conclude Micaela Piccoli, che ha diretto l'équipe chirurgica - consente ai medici di eseguire vari tipi di procedure complesse con maggiore precisione, flessibilità e controllo. In modo mini-invasivo, attraverso piccole incisioni si realizzano procedure lunghe, delicate e complesse che, invece, potrebbero essere difficili o addirittura impossibili con altri metodi. Il robot dà al chirurgo una visione tridimensionale e gli offre la possibilità di fare movimenti altrimenti impossibili per un essere umano, come ruotare una mano o un braccio, a 360 gradi, o di arrivare in un punto preciso senza fare contorsioni faticose. Questi due casi ne sono una chiara esemplificazione".
Ultimo aggiornamento: 09 Agosto 2019
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