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Tumori: 3,4 mln italiani ci convivono, 5 mld in farmaci per curarli

Roma, 2 apr. (AdnKronos Salute) - "Nel nostro Paese, quasi 3 milioni e 400mila persone vivono dopo la diagnosi di cancro, con un incremento del 3%
Roma, 2 apr. (AdnKronos Salute) - "Nel nostro Paese, quasi 3 milioni e 400mila persone vivono dopo la diagnosi di cancro, con un incremento del 3% ogni 12 mesi. E la malattia sta diventando sempre più cronica grazie a armi efficaci come l’immuno-oncologia e le terapie a bersaglio molecolare che si aggiungono a chirurgia, chemioterapia, ormonoterapia e radioterapia". A tracciare il quadro Saverio Cinieri, tesoriere nazionale dell'Associazione italiana oncologia medica (Aiom), oggi a Roma in un convegno al Senato.
Nel 2018, in Italia, si sono verificati 373.300 nuovi casi di cancro, con un aumento, in termini assoluti, di 4.300 diagnosi rispetto al 2017. "Evidenti i risultati ottenuti in alcune delle neoplasie più frequenti - evidenzia Cinieri - la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi raggiunge il 91% nel tumore della prostata e l'87% nella mammella. Scendendo nel dettaglio regionale, vi è una disomogeneità nell'accesso a programmi di diagnosi precoce e, soprattutto nelle Regioni del Sud, poca cura dedicata allo stile di vita (fumo, obesità anche infantile, cattiva alimentazione e poca attività fisica)".
Un altro tema centrale è quello relativo alla sostenibilità del sistema sanitario. Le uscite per i farmaci anticancro sono passate da 3,3 miliardi di euro nel 2012 a più di 5 miliardi nel 2017: rappresentano la prima categoria terapeutica a maggior spesa pubblica. "Gli oncologi hanno da tempo sviluppato una particolare sensibilità verso le tematiche di governo della spesa - conclude Roberto Bordonaro, segretario nazionale Aiom - l'utilizzo dei farmaci biosimilari in oncologia può determinare risparmi di circa il 20%, permettendo di riallocare risorse a sostegno dell'accesso a terapie innovative. Ma la qualità e la sostenibilità del sistema si garantiscono anche e soprattutto attraverso politiche di sostegno alla ricerca e allo sviluppo".
"L'Italia - prosegue - investe solo lo 0,5% del proprio Pil a questo scopo e nel nostro Paese è in preoccupante flessione il numero di professionisti dedicati alla ricerca biomedica, con addirittura una perdita del 20% dei dottori di ricerca. Nonostante ciò, nel corso del 2017 i lavori scientifici italiani in ambito oncologico pubblicati su riviste mediche indicizzate sono stati oggetto di 3.009 citazioni da parte di altri autori, ponendo il nostro Paese al primo posto in Europa in questa speciale classifica, davanti a Germania, Francia e Regno Unito".
"Allo stesso tempo - conclude - la qualità delle oncologie italiane è ancora in grado di attrarre finanziamenti finalizzati alla ricerca clinica da parte di sponsor industriali. Tutto ciò dimostra come l'oncologia italiana, se adeguatamente supportata dalle Istituzioni, possa affermarsi come un motore di sviluppo in ambito non solo scientifico, ma anche economico e sociale".
Ultimo aggiornamento: 02 Aprile 2019
3 minuti di lettura

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