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Intolleranze alimentari: i sintomi

Intolleranze alimentari: i sintomi

Diarrea, asma, mal di testa: i sintomi delle intolleranze alimentari sono talmente vari che a volte è addirittura difficile riconoscerle.
In questo articolo:

I sintomi delle intolleranze alimentari

Mal di testa, amenorrea, mal di stomaco, diarrea, insonnia, nausea, asma, rinite, ritenzione idrica, sottopeso, gonfiore addominale, eccessiva magrezza, dermatite, sono soltanto alcuni dei disturbi che una intolleranza alimentare può provocare. Le intolleranze alimentari sono più comuni di quel che sembra, anche se spesso non ce ne accorgiamo.

Differenza tra intolleranze alimentari e allergie

Ed i sintomi sono talmente vari che talvolta neanche pensiamo che possano essere causati da intolleranze. Inoltre, a differenza delle allergie, che mostrano immediatamente i sintomi e che coinvolgono il sistema immunitario, le intolleranze alimentari sono scatenate da ben altri meccanismi e possono rimanere latenti per molto tempo prima di venire alla luce. La cosa più grave è che, nella maggior parte dei casi, le intolleranze sono rivolte proprio verso i cibi più comuni, quali pasta, pane, olio, uova e latticini.

Cause delle intolleranze alimentari

L'intolleranza è principalmente dovuta ad una impossibilità, da parte dell'intestino, di assimilare determinati alimenti, con conseguente accumulo di quell'alimento nell'organismo e quindi intossicazione. E le cause? Innanzitutto, una dieta poco varia. È chiaro che, se un alimento viene introdotto troppo spesso, è più facile trovarsi 'intossicati', mentre una dieta molto varia non permette a quel determinato alimento di accumularsi nell'Organismo fino a far sviluppare una intolleranza.

Ci sono però anche altre cause: la mancanza di qualche enzima particolare che rende intolleranti a determinati elementi, la presenza di sostanze tossiche nell'alimento che stiamo per consumare (come, ad esempio, i funghi), gli additivi in persone particolarmente sensibili, e non da ultimo i fattori psicologici, come lo stress, ad esempio.

Come diagnosticare le intolleranze alimentari

Gli esami per capire se c'è in atto una intolleranza alimentare sono fondamentalmente tre.

  • Il Dria test è volto a cercare un'alterazione negli sforzi muscolari dopo la somministrazione di un alimento perché c'è una connessione molto stretta tra riduzione della tensione muscolare e intolleranza.
  • Il test citotossico viene invece effettuato sul prelievo di sangue e va a cercare delle modificazioni nei globuli bianchi interessati dalla reazione all'alimento cui si è intolleranti.
  • Infine, il Vega test verifica la reazione all'alimento tramite fialette collegate agli elettrodi, mentre il paziente ne tiene in mano un altro e l'esaminatore un altro ancora da appoggiare sulle mani. Se quindi siete intolleranti a qualche alimento, l'unico modo per evitare la sintomatologia che ne deriva è sospendere l'assunzione di quell'alimento per circa 6-9 mesi, che è il tempo che l'organismo impiega per 'disintossicarsi'.

Intolleranza al glutine: la celiachia

L'intolleranza al glutine, detta anche celiachia è un tipo di intolleranza alimentare molto più grave delle altre, questo perché innanzitutto non è provocato da un'assunzione massiccia del cibo incriminato, bensì da una predisposizione genetica e poi perché la dieta a cui si è costretti non finisce dopo 9 mesi, ma dura tutta la vita.

Anche le conseguenze sono più gravi: la presenza di glutine nella dieta dei celiaci provoca una reazione immunitaria esagerata a livello dell'intestino tenue, accompagnata da infiammazione cronica e progressiva scomparsa dei villi intestinali, il che vuol dire progressivo decadimento delle funzioni di assorbimento da parte dell'intestino.

Solitamente l'intolleranza al glutine si comincia a vedere durante lo svezzamento, quando il bambino passa dal latte agli alimenti solidi e una crescita ritardata, Diarrea o stitichezza croniche devono già far capire che qualcosa non funziona.

È importante una diagnosi precoce della Celiachia perché, oltre alle conseguenze della crisi passeggera, che già sono sintomi importanti, una celiachia non diagnosticata potrebbe portare conseguenze ancora più gravi quali diarrea persistente con enorme perdita di liquidi e sali minerali e addirittura a tumori del tratto intestinale.

Intolleranza al lattosio: ipolattasia

L'intolleranza al lattosio è l’incapacità di digerire il lattosio a causa di un deficit dell’enzima intestinale lattasi (ipolattasia). Nel tratto distale dell’intestino il lattosio non digerito fermenta e richiama acqua provocando diarrea, dolori e crampi addominali, flatulenza e gonfiore. Secondo studi recenti, i sintomi da intolleranza al lattosio sono più frequentemente riferiti dalle donne e 5.600.000 è la stima italiana delle donne in età fertile potenzialmente intolleranti. In questo caso, a seconda della gravità dell’intolleranza occorre ridurre o eliminare dalla dieta gli alimenti che contengono il lattosio.

Inoltre, oltre al lattosio introdotto con la dieta, è necessario prendere in considerazione il lattosio presente come eccipiente nei farmaci, in quanto entrambi possono contribuire all’inasprimento dei sintomi nei soggetti con ipolattasia primaria e secondaria.

 L’ipolattasia può avere origine:

  • congenita: quando insorge nel neonato non appena viene nutrito con latte e si manifesta con diarrea acquosa, che provoca deficit di elementi nutritivi e, quindi, ritardo nella crescita e disidratazione. Tale forma, molto rara e genetica, rimane per tutta la vita e richiede l’abolizione assoluta del latte dalla dieta.
  • primaria: insorge nell’adulto a causa di un declino, progressivo e geneticamente determinato, della lattasi (non persistenza della lattasi) ed è la forma più comune.
  • secondaria o acquisita: insorge a causa di patologie (infezioni gastrointestinali, morbo di Crohn, celiachia, deficit immunologici) o trattamenti farmacologici (kanamicina, neomicina, polimicina, tetraciclina, colchina e vari chemioterapici) che determinano alterazioni dei villi intestinali, con conseguente declino delle lattasi. Tale forma termina quando si risolve la situazione patologica.
Ultimo aggiornamento: 12 Luglio 2024
5 minuti di lettura

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