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Gas Radon: i pericoli per la salute

Gas Radon: i pericoli per la salute

Il radon, presente nel suolo, acqua e materiali da costruzione, è considerato una sostanza cancerogena e causa di gravi malattie polmonari.

In natura si trova nelle falde acquifere, nei materiali vulcanici e nel sottosuolo e, discendendo direttamente dall'uranio, può rivelarsi fortemente dannoso per la salute se in concentrazioni alte.

Stiamo parlando del gas radon, un gas nobile radioattivo, prodotto dalla disintegrazione dell'uranio. Quando il radon fuoriesce dal sottosuolo nell'ambiente non c'è pericolo, poiché le sue concentrazioni sono molto basse e si mescolano all'aria circostante.

Il problema reale, invece, si pone quando il gas radon si concentra in un ambiente chiuso, accumulandosi con il passare del tempo.

Le sorgenti di gas radon

I luoghi più comuni in cui il gas radon è contenuto sono il suolo, l'acqua ed i materiali da costruzione. Il radon nel suolo si forma per decadimento del radon226.

Esso si sposta nel terreno per convezione o diffusione, trasportando il gas nello spazio di centimetri o al massimo metri, oppure per l'azione di un fluido (liquido o gas), che può trasportarlo anche per chilometri.

Chiaramente, perché il radon si sposti, è necessaria una certa permeabilità del terreno, alcune caratteristiche geologiche e l'eventuale presenza di acqua. Ad esempio, un terreno ghiaioso o carsico permetterà una buona permeabilità, mentre un terreno argilloso, soprattutto se con alta umidità, potrebbe rappresentare una barriera naturale alla fuoriuscita del gas radon.

Il radon è leggermente solubile in acqua; questa caratteristica lo rende pericoloso poiché può essere presente nell'acqua che si insinua nelle rocce o nelle sabbie. La solubilità del radon è inversamente proporzionale alla temperatura dell'acqua: minore è la temperatura, maggiore è la solubilità. Non allarmatevi: l'acqua potabile che esce dai rubinetti di città è poco solvente per il radon perché, nel processo di purificazione e di trasporto, viene spesso rimescolata per ridurre la minimo la possibilità di una contaminazioni.

I materiali da costruzione possono contenere quantità variabili di radon. Probabilmente essi sono la fonte di emissione di radon più comune e, quindi, più pericolosa. Infatti alcuni materiali, come il tufo o la pozzolana, presentano alte concentrazioni di uranio (da cui discende il radon); inoltre, essendo materiali da costruzione di immobili, possono riversare il radon all'interno di ambienti chiusi per lunghissimo tempo, dove le concentrazioni si accumulano giorno per giorno. Questo discorso vale anche per altri materiali, come il porfido e il granito.

Come ne risente la salute?

Il primo a riportare quali erano gli effetti dannosi del radon sulla salute dell'uomo fu nientemeno che Lucrezio Caro nel 'De Rerum Natura'. Egli parla dei danni ai polmoni dei minatori, subiti a causa di un gas che proveniva dal sottosuolo. È soltanto nel Quattrocento, con lo sfruttamento massiccio delle miniere, che i primi cenni di danno all'Apparato respiratorio dei minatori furono presi seriamente in considerazione.

La registrazione di malattie polmonari gravi si andò intensificando con il passare dei secoli, e con l'aumento delle miniere. Alla fine dell'Ottocento due medici tedeschi determinarono che questa malattia, che attaccava i polmoni, era un Cancro polmonare.

Dopo questa affermazione si è cominciato a studiare il rapporto tra questa malattia e l'emissione di gas radon. Nel 1950 uno studio radiologico ha confermato l'IPOTESI che i prodotti di decadimento del radon possono provocare patologie tumorali.

Al 1988 risale una comunicazione dell'Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro dell'OMS, la quale afferma che il radon viene considerato con sostanza cancerogena evidente e causa di tumore polmonare secondo, come gravità, soltanto al fumo di tabacco. Nel 1996, l'Unione Europea emana una direttiva che tende a stabilire dei criteri di protezione ad uso dei lavoratori a stretto contatto con il gas radon, che soltanto nel 2000 l'Italia rende effettiva con il Decreto Legislativo 241 del 26 maggio.

Ultimo aggiornamento: 10 Aprile 2015
4 minuti di lettura

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