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Sindromi algico-posturali: definizione e caratteristiche

Sindromi algico-posturali: definizione e caratteristiche

Le sindromi algico-posturali, classificate in semplici e complicate, sono la conseguenza di una disfunzione dei recettori posturali.
In questo articolo:

Quando si determina una disfunzione del sistema tonico-posturale si può instaurare un quadro CLINICO caratterizzato generalmente da sofferenza dell'apparato locomotore (patologie muscolo-tendinee, articolari ed ossee) detto “sindrome algico posturale”. Più in dettaglio, gli elementi che devono concorrere perché ciò si verifichi sono i seguenti:

  1. la predisposizione individuale;
  2. le alterazioni Morfo-Funzionali;
  3. l'azione dell'ambiente interno ed esterno all'individuo;

Nell'eziopatogenesi della Sindrome algico-posturale tutte le componenti sono presenti. Ciò significa che il paziente deve essere predisposto alla disfunzione (ad esempio per il suo stile di vita sedentario), che i recettori posturali devono trovarsi in qualche stato di alterazione o che siano presenti paramorfismi o dismorfismi dell'apparato locomotore ed infine che le abitudini lavorative o l'allenamento sportivo determinino un ipercarico dei tessuti che sono poi oggetto di reazione degenerativo-infiammatoria. Per quello che riguarda l'”ambiente interno” ci si riferisce a determinati stati emotivi e/o psicologici che concorrono ad alterare lo schema posturale ed il tono muscolare di base. La triade è potenzialmente presente in ogni individuo, ma non si realizzerà nessuna manifestazione clinica della disfunzione finché tutte le componenti non siano coinvolte.

Non appena si sviluppa la triade, la sindrome precipita e si osservano i sintomi della disfunzione. Il grado di predisposizione, di alterazione morfologica, o di alterazione dell'ambiente interno ed esterno, necessario per la comparsa della sindrome è diverso per ogni individuo. Per questo si potranno trovare persone con livelli minimi delle componenti che possono presentare anche delle sintomatologia molto importanti. Ricapitolando, perché la sindrome posturale abbia la sua estrinsecazione clinica, sono necessarie tutte le componenti descritte. Le variabili di tale principio consistono nel grado di incisività che ciascuno di questi singoli fattori può rappresentare in ogni particolare individuo.

Tale grado di variabilità rende conto delle differenze fra gli individui, cosi come nello stesso individuo in tempi diversi. Sono possibili inoltre dei fattori scatenanti e/o aggravanti come il trauma, lo stress, l'esito di interventi chirurgici ortopedici, alcune cicatrici e le parafunzioni (bruxismo), che possono improvvisamente far precipitare un quadro patologico. Questi fattori sono considerati delle concause per l'insorgenza di una patologia posturale.

La disfunzione dei recettori

A seconda dei recettori posturali in disfunzione possiamo classificare la patologia algico-posturale in:

  • Semplice: avviene quando troviamo in disfunzione un solo recettore posturale primario, come per esempio l'appoggio podalico, che induce un determinato schema adattativo.
  • Complicata:avviene quando troviamo in disfunzione più recettori primari posturali, come l'appoggio podalico e l'apparato stomatognatico.

Le caratteristiche del quadro clinico

Un determinato programma posturale in disfunzione che presenta un quadro clinico può indurre una disfunzione a vari livelli dell'apparato locomotore:

  1. muscoli;
  2. articolazioni;
  3. ossa;
  4. tendini e legamenti;
  5. tessuto nervoso;
  6. visceri;

A livello muscolare possiamo evidenziare ipertono, contratture, squilibri di trofismo e stenia o formazione di zone algiche chiamate trigger-point. A livello osteo-articolare possiamo evidenziare artrosi, condropatie e, raramente, fratture da stress. A livello dei tendini e dei legamenti si osservano tendiniti, tendinosi o infiammazioni inserzionali.

Per quel che riguarda il tessuto nervoso, si riscontrano spesso delle patologie da compressione dei fasci sensitivi e/o motori. Per i visceri si osservano varie tipologie di sintomi viscerali spesso secondari a una patologia neurologica del rachide o secondari a ipertono dei muscoli scheletrici che esercitano azione compressiva.
Da un punto di vista clinico possiamo avere un quadro:

  1. lieve;
  2. moderato;
  3. grave;

Quando è lieve, la sintomatologia può essere presente saltuariamente soprattutto dopo episodi di stress psico-fisico, il paziente la menziona solo se interrogato dal medico, si può apprezzare lieve dolorabilità alla digito pressione in uno o più muscoli delle catene cinematiche posturali. Non sono presenti alterazioni della qualità di vita e dell'attività fisica del soggetto.

Quando è media, il paziente presenta una sintomatologia vera anche se intervallata da periodi di acuzie e remissioni parziali. La sintomatologia determina una o più visite specialistiche ed accertamenti strumentali. Sono presenti modificazioni della qualità di vita e dell'attività fisica del soggetto.
Quando è grave, il paziente soffre per un quadro clinico algico-disfunzionale permanente e spesso ricorre a terapia farmacologia antidolorifica e/o antinfiammatoria.

La diagnosi e la riabilitazione nelle sindromi algico-posturali

La diagnosi delle sindromi algico-posturali si basa essenzialmente su una corretta raccolta dell'anamnesi e su un attento esame obiettivo. Bisogna ripercorrere bene la storia del paziente sia da un punto di vista fisico (storia di traumatismi o di episodi dolorosi articolari e/o muscolari), sia da un punto di vista biochimico (allergie, menopausa, disturbi endocrini), sia da un punto di vista psichico (stress, depressione).

Inoltre si deve valutare se ci sono stati dei cambiamenti importanti dell'apparato stomatognatico come estrazioni di elementi dentali o la riabilitazione occlusale mediante protesi fisse e non o mediante trattamento ortognatodontico soprattutto nei bambini (non è raro sentire che dopo un cambiamento del occlusione si è sviluppato un cambiamento della funzionalità del rachide e non solo).

Esame obiettivo

Esame morfologico e studio della verticale di Barrè.
Si ricercano nei tre piani (frontale, sagittale e trasverso) variazioni di posizione dei principali punti di repere rispetto ad un modello di posizione ortostatica ideale con particolare riferimento al cranio, alla colonna vertebrale, al bacino elle estremità inferiori. Si valuteranno, inoltre, asimmetrie e rotazioni dei segmenti scheletrici nonché la presenza di zone di alterato trofismo e/o tono muscolare.

Valutazione dei recettori
Per quello che riguarda l'apparato stomatognatico si studia prima lo stato di salute dei muscoli masticatori e si valuta l'armonia del movimento mandibolare rilevando la presenza di rumori a livello dell'articolazione temporo-mandibolare e le sue eventuali disfunzioni e/o discinesie, si registra lo stato di salute dei denti ed eventuali presenza di bruxismo. Infine si può variare l'appoggio occlusale con dei cotoni inseriti fra le arcate dentarie ed osservare cosa avviene sulle catene muscolari posturali del corpo e cosa cambia a livello del bacino e del rachide cervico-dorso-lombare, aiutandoci con uno scoliometro sia sul piano frontale che sagittale e orizzontale o con una pedana stabilometrica. Parallelamente alla valutazione stomatognatica deve essere studiato l'appoggio podalico anche attraverso esami strumentali (baropodometria).

La funzionalità del piede deve essere valutata sia in condizioni statiche che dinamiche per accertare la presenza di paramorfismi come il piattismo, il cavismo o gli eccessi di pronazione e supinazione. Completerà la diagnosi una valutazione del sistema oculare, con particolare riferimento alla funzione oculomotrice, e dell'orecchio interno. Il trattamento riabilitativo, nei confronti del quale non ci soffermeremo perché argomento molto complesso ed ancora non codificato, si articola in due fasi distinte, ma che spesso procedono in parallelo.

Da un lato si procede alla risoluzione della disfunzione recettoriale (terapia etiologica) con le evidenti difficoltà che nascono dal fatto che molto spesso la disfunzione di un recettore coinvolge altri organi che si modificano per adattarsi ad un nuovo schematismo corporeo. Ciò può portare ad errori interpretativi del quadro clinico ed ad interventi terapeutici che possono paradossalmente aggravare la sintomatologia (ad esempio l'uso indiscriminati di ortesi plantari su piedi “adattativi”).
Dall'altro si procede al programma riabilitativo sull'apparato locomotore che deve avere caratteristiche di intervento assolutamente individuale in funzione della tipologia delle lesioni, ma anche del paziente e delle sue abitudini di vita. Ciò è particolarmente importante se il paziente è uno sportivo; l'attività fisica, soprattutto se intensa, determina, infatti, dei forti adattamenti muscolari indotti dalla disfunzione tonico-posturale (ipertono, fibrosi localizzate) che se non rimossi, impediscono il ripristino di un corretto ed equilibrato schema corporeo.

Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio 2020
7 minuti di lettura

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