Logo Paginemediche
  • Programmi
  • Visite
  • Salute A-Z
  • Chi siamo
  • MediciMedici
  • AziendeAziende
decorazione 1
decorazione 2
decorazione 3
decorazione 4
decorazione 5
decorazione 6
circle
circle
Esperto Risponde

A mia madre, da anni portatrice sana di epatite c,

A mia madre, da anni portatrice sana di Epatite C, è stato diagnosticato un epatocolagiocarcinoma. Il fegato presenta numerose lesioni, notate dai medici durante un intervento per la rimozione della coleciste in via laparoscopica. Naturalmente l'intervento è stato sospeso e alla fine le indagini diagnostiche ci hanno dato quel brutto risultato. Cosa possiamo fare ora? Si può intervenire chirurgicamente? Ha senso fare la chemioterapia? Quanto può vivere ancora? Viviamo a Napoli. Sapreste consigliarci a chi rivolgerci? Grazie di cuore!
Risposta del medico
Dr. Fegato.com
Dr. Fegato.com
La diagnosi di epatocolangiocarcinoma comprende un eterogeneo gruppo di tumori, che è possibile classificare a seconda della sede d’origine, in 3 gruppi, che causano problemi assai diversi fra loro: 1) quelli che nascono all'ilo del fegato, proprio all'uscita delle vie biliari dal fegato (comunemente detti tumori di Klatskin). Rappresentano circa i 2/3 di tutte le neoplasie della via biliare; 2) quelli che nascono nel tratto di via biliare compreso tra l'ilo del fegato e il margine superiore del duodeno; è il tratto che decorre nel peduncolo epatico. Vengono comunemente definiti tumori del coledoco medio; 3) quelli che nascono nel tratto di via biliare che passa in mezzo al pancreas. Comprendono i tumori del coledoco distale, fino all'ingresso nel duodeno attraverso la papilla. I tumori del coledoco medio e e di quello distale costituiscono circa il 20-25% di tutte le neoplasie della via biliare. La resezione chirurgica completa del tumore è la sola terapia che permetta una chance di cura. Sfortunatamente solo il 10% dei pazienti si presenta ad uno stadio iniziale e può essere preso in considerazione per tale cura di resezione chirurgica. I tumori intra-epatici ed il tumore di Klatskin richiedono una resezione epatica che può non essere possibile nei pazienti più anziani con malattie concomitanti. Il giudizio di operabilità è condizionato dalle condizioni cliniche del paziente, dalla estensione dell'interessamento della via biliare e dalla infiltrazione di strutture contigue. La prognosi di tale tumore è solitamente infausta, ma è molto influenzata dalla possibilità di un intervento chirurgico radicale. Il trattamento palliativo consiste nel posizionare un tubicino (endoprotesi) all'interno del tratto biliare interessato dal tumore per consentire il deflusso della bile. Nonostante una aggressiva terapia ed interventi curativi di supporto, quali stent o drenaggio percutaneo biliare, la sopravvivenza mediana è alquanto scarsa poichè la maggior parte dei pazienti, circa il 90%, non sono suscettibili di intervento chirurgico. Pertanto la completa resezione del tumore rimane l’unica modalità terapeutica che può potenzialmente essere curativa nel colangiocarcinoma. Se l’intervento chirurgico non è possibile, come, purtroppo, nella maggioranza dei casi, sono disponibili soltanto delle opzioni palliative. Deve sempre essere tenuto presente che questi pazienti hanno una aspettativa di vita relativamente corta; quindi i benefici potenziali di ogni trattamento palliativo, medico o chirurgico, devono essere sempre bilanciati contro la morbilità e la invasività correlata alla procedura stessa, in relazione alla maggiore permanenza in ospedale e, soprattutto, alla qualità della vita.
Risposto il: 28 Giugno 2004