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Esperto Risponde

cosa cambia se lo lascio?

Ho amato molto ma non sono stata mai ricambiata,ho conosciuto tanti ragazzi,mi hanno sempre amata,desiderata,adorata,stimata ma non si sono mai innamorati tanto da stare con me seriamente,ho cambiato atteggiamento molte volte ma sempre lo stesso risultato..poi c'era uno che non c'entra con la mia vita, mai ha influito sui miei incontri, anzi se gli chiedevo consiglio lui mi aiutava a capire chi avessi avanti, le ore al telefono a parlargli dei miei problemi, a piangergli addosso, ho mille problemi sempre, una vita difficilissima, solo lui mi ascolta, al dipartimento di salute mentale non mi aiutano, uno psicologo non me lo posso permettere..siamo stati insieme tante volte, la sua vita procede, ultimamente sto cercando di troncare perché "sento" che non va bene, lui si arrabbia. Ha delle novità nella sua vita, che scopro da altri (lui mi diceva solo che stava tanto soffrendo mentre mi scriveva email d'amore) lo affronto e mi dice che non me lo avrebbe mai detto, dice che non cambia niente fra noi, è come se amasse entrambe e impazzisce se lo lascio, dice che prima che sapessi, io ero felice e lui voleva che lo fossi per sempre, e io non so più se lui ha ragione, non influisce su nessuna mia storia, né realmente, né inconsciamente però "so" che devo troncare, non mangio più e soffoco e mi chiedo quello che mi chiede lui: cosa cambia se mi è stato bene per tanti anni?
Risposta del medico
Specialista in Psicoterapia

Gentile signora, mi ha molto colpito il suo messaggio; ricco di pensieri e riflessioni che vanno oltre l'ordinario. Per me non è facile fornirle una risposta immediata, esauriente, definitiva ....

Non voglio darle una risposta o una soluzione. Preferisco valorizzare i suoi sentimenti e il bisogno di avere una relazione capace di contenerla appieno, che soddisfi il suo bisogno di essere riconosciuta nella sua dignità di donna, di persona. E soprattutto degna di essere amata e rispettata.

Nella relazione a due, soprattutto quando non è "primaria" (come quella madre-bambino) o non è "terapeutica" (ipotizzando una sana rrelazione terapeutica) è facile veder prevalere l'interesse di uno sull'altro. In questo caso e soprattutto quando il bisogno "egoico" è impellente, la sofferenza di chi in quel momento ha più isogno di aiuto, diventa devastante.

Ricordo a proposito una citazione di Carl Rogers: Una relazione di "aiuto" potrebbe essere definita come una situazione in cui uno dei partecipanti cerca di favorire, in una o in ambedue le parti, una valorizzazione maggiore delle risorse personali del soggetto ed una maggiore possibilità di espressione.

A questo punto lascio a lei riconoscere, ha il potere di farlo, che quella relazione non riesce a darle - minimamente - la gratificazione primaria che spasmodicamente sta cercando. Probabilmente, la soddisfazione alle necessità esistenziali profonde che emergono dalle righe del suo messaggio, potrebbe arrivare solo da una adeguata, e professionalmente fondata, relazione terapeutica.

Risposto il: 21 Maggio 2013