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Invecchiamento attivo: come cambia la terza età

Invecchiamento attivo: come cambia la terza età

Solitudine, malattia, depressione: come si affrontano questi aspetti per invecchiare attivamente?
In questo articolo:

L’invecchiamento consiste in un processo di adattamento. Intervista alla Dott.ssa Simona D'Arcangeli, Psicologa, Psicoterapeuta, Specialista in Psicologia della Salute. 
 
Come si affronta e si accetta il processo d’invecchiamento?

Credo che l'atteggiamento mentale riferito all'accettare e all'affrontare dovrebbe essere sostituito da quello più salutogenetico dell'adattarsi. Mi sembra, infatti, che nei primi due casi si passi da due estremi opposti. Dall'idea, cioè, di doversi preparare in un certo qual modo ad una azione atta a resistere a qualcosa (in riferimento a ciò si veda tutta la cultura legata all'anti aging).

A quella di accettazione di qualcosa che viene offerto e proposto dall'esterno (si veda l'etimologia del verbo accettare). L'invecchiamento consiste di per sé, invece, in un processo dinamico-evolutivo di adattamento interno ed esterno.

In che modo si può invecchiare attivamente?

Siamo di fronte al più grande cambiamento demografico mai accaduto prima d’ora nella storia. L'invecchiamento globale della popolazione comporterà richieste sociali ed economiche alle quali bisognerà fare fronte. Mantenere la popolazione attiva è dunque una necessità non un lusso (WHO - World Health Organization).

Il concetto di 'attivo' si riferisce all'esercizio attivo, appunto, di un insieme di diritti da parte dell'anziano nel partecipare in modo continuato alle questioni sociali, economiche, culturali, spirituali e civiche in accordo con i propri desideri, aspirazioni e bisogni. Una definizione di ampio respiro e per certi versi complessa che, alla luce della rivoluzione in atto, pone la seguente questione: Siamo preparati per l'invecchiamento attivo? Le città, i sistema di cura, la ricerca, le organizzazioni, la politica, il mondo del marketing, gli stessi individui... sono pronti?

Solitudine, malattia, Depressione, come si affrontano questi aspetti che possono caratterizzare la terza età?

Intanto tra le principale azioni promosse dall'invecchiamento attivo c’è quella di una visione nuova e più positiva, nell'immaginario collettivo, dell'invecchiamento stesso. Modificare lo stereotipo dell'anziano visto abitualmente come solo, malato e depresso è un esempio. L'ICAA - International Council on Active Aging, si sta adoperando, poi, per la costruzione di un vocabolario più inclusivo con il quale sostituire parole come vecchio, senior, pensionamento, ritiro, a favore di altri come anziani, popolazione adulta più anziana, sottolineando così il potere che le parole hanno nella costruzione sociale dei significati.

La ricerca sembra infatti suffragare questo obiettivo. Recenti studi hanno messo in evidenza la disparità esistente tra la generazione degli adulti più anziani e quella dei più giovani, in termini di gradi di felicità. Gli anziani sono meno arrabbiati e preoccupati, tendono ad avere ricordi più positivi che negativi. Sul fronte del benessere soggettivo percepito (subject well being) i risultati sono sorprendenti perché, nonostante la malattia imminente, il basso reddito, i cambiamenti di status sociale e tristi eventi (perdite) portate dall'invecchiamento, le persone anziane sembrano vivere, veramente, l'età d'oro.

Essi sanno meglio dei giovani come utilizzare il tempo per godersi la vita. L'azione per invecchiare attivamente, ed evitare così situazioni di isolamento, Depressione, malattia, prosegue poi ad altri livelli. Molte città si stanno attrezzando, seppur in modo graduale, per favorire una Global Age-friendly Cities (OMS - Organizzazione Mondiale della Sanità). Solo per fare alcuni esempi: parchi e spazi verdi attrezzati per una attività fisica più adeguata agli anziani, progetti di co-housing sociali, mezzi di trasporto accessibili e più convenienti, case costruite sulla base dell'esperienza d'uso e dei bisogni degli anziani, progetti di accessibilità ai servizi.

Molte delle soluzioni stanno arrivando anche dalle nuove tecnologie. Si pensi alle applicazioni di sistemi di monitoraggio a distanza di malattie croniche da parte dei medici nel settore sanitario e nel sistema di cura (la così detta mhealth). La robotica nella Riabilitazione e nelle abitazioni. Sempre solo per fare alcuni esempi.

Quanto conta per lo sviluppo personale la solidarietà e la cooperazione tra le generazioni?

Il processo dell'invecchiamento non avviene nel vuoto sociale e non interessa solo una fetta della popolazione. Faccio due esempi che spero riescano a dare un quadro immediato e diretto di che cosa voglia dire cooperazione e solidarietà tra generazioni. Il primo: a Fukushima, in Giappone, per arginare il disastro nucleare causato dal terremoto che ha colpito il paese, si è costituito un gruppo di anziani volontari, lo Skilled Veterans Corp.

Un gruppo di più di 200 ex ingegneri e altri professionisti che si sono dichiarati pronti a lavorare a quel che rimaneva del reattore nucleare di Fukushima. Un gesto che avrebbe significato, per questi anziani, il sacrificarsi per il loro paese e per il futuro delle giovani generazioni. A suo tempo lessi una dichiarazione del coordinatore del gruppo, il Sign.re Y. Yamada, il quale affermava che: "era tempo per la sua generazione di alzarsi e fare qualcosa per quel che stava accedendo". Il governo Giapponese si dimostrò grato per l'offerta ma dichiarò anche che il numero delle persone in azione nell'area della centrale era del tutto sufficiente e quindi rifiutò l'offerta.

Il secondo ci riguarda molto più da vicino. In un recente studio condotto dalla Banca d’Italia ('Ricchezza e diseguaglianza in Italia') è stato messo in evidenza "come la distribuzione della ricchezza si sia modificata nel corso del tempo a favore delle famiglie composte da anziani e a sfavore di quelle composte da giovani". Nel quadro della attuale difficoltà economica, questo significa che tra la generazione degli adulti più anziani e quella degli adulti più giovani esiste un gap generazionale. Gli adulti più anziani e ricchi dovranno sostenere la generazione degli adulti più giovani. In molti casi questo sta già accadendo. Più cooperazione e solidarietà di così!

Mercato del lavoro: come affrontare la fine del ciclo lavorativo senza cadere nella depressione?

Prima di tutto stiamo parlando della fine del ciclo lavorativo e non del ciclo vitale! E mi sembra quindi che ci siano già elementi per stare allegri! Lavorare, quasi sempre, definisce chi siamo e dove siamo, dove andiamo e quali obiettivi abbiamo, chi frequentiamo etc... quindi il pensionamento comporta sicuramente una ridefinizione e una ristrutturazione di sé che varia per grado, livello e tempi.

Inoltre, così come altre fasi di cambiamento del ciclo vitale,  anche il pensionamento rappresenta un periodo di sperimentazione e di scoperta di nuove possibilità che vanno vagliate, individuate a seconda dei bisogni e delle richieste individuali. Per questo non esistono dei modelli precisi ai quale fare riferimento. C’è chi ha già pronto il così detto piano B, grazie a sogni e desideri intimamente accarezzati e a lungo meditati o a interessi e occupazioni, coltivati però solo nel tempo libero. E ci sono persone che ambiscono più semplicemente a godere del tanto agognato riposo, senza preoccuparsi troppo del da farsi.

Ultimo aggiornamento: 19 Giugno 2018
7 minuti di lettura

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