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Quali sono gli eventi precoci e tardivi del danno

Quali sono gli eventi precoci e tardivi del danno ischemico?
Risposta del medico
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La domanda che Lei mi pone pretenderebbe un riassunto di quasi metà di un trattato di cardiologia, sarò quindi forzatamente sintetico. Per ischemia miocardica si intende un insufficiente arrivo di sangue al muscolo cardiaco per una stenosi (un restringimento) di uno o più rami delle arterie coronariche. Premetto ancora che il sangue porta l’ossigeno (cioè il carburante) a tutto il nostro organismo (ed in questo caso in particolare al cuore) perché esso possa funzionare. Possono così realizzarsi due principali situazioni:
  1. la stenosi coronarica non è molto serrata ed il sangue che arriva al cuore è sufficiente in condizioni di riposo, ma non lo è quando il nostro organismo svolge una certa attività (ed il cuore deve aumentare il suo lavoro per pompare più sangue ai muscoli in attività); si realizza così l’angina pectoris, cioè il nostro cuore comincia a soffrire durante lo sforzo e viene avvertito un dolore costrittivo al petto, per lo più irradiato al braccio sinistro e al collo, che cessa interrompendo l’attività svolta;
  2. se l’attività non viene interrotta o se la coronaria si chiude improvvisamente (e non mi soffermo sulle possibili motivazioni) si ha l’infarto miocardico: il sangue non arriva più alla porzione di cuore irrorata da quel ramo coronarico e questa muore, perdendo la sua capacità di contrarsi e venendo poi sostituito da un tessuto cicatriziale che ha solo funzione di contenimento.
Da ciò si deduce come una prima complicanza dell’angina può essere l’infarto. Altre temibilissime complicanze precoci di entrambe le situazioni possono essere le aritmie, di diverso tipo e gravità, che in taluni casi possono portare ad un arresto cardiaco e quindi alla “morte improvvisa”. L’ischemia cardiaca può poi, specialmente se estesa, indurre un deficit di contrattilità di tutto il cuore e ciò può dare origine fondamentalmente a due quadri clinici: a) l’edema polmonare, cioè raccolta di liquido (materiale siero-ematico) negli alveoli polmonari, con comparsa di grave mancanza di fiato (anche questa situazione per altro può essere variamente graduata nelle sue forme di gravità), b) grave riduzione della pressione arteriosa definita shock cardiogeno, condizione estremamente pericolosa per la vita.
Infine il danno cardiaco, sia nel corso di una forma di ischemia cronica, come l’angina, che a seguito di un infarto miocardico, può portare ad un progressivo danneggiamento della funzione di pompa del cuore (scompenso cardiaco cronico) che, progressivamente nel tempo, può essere causa di mancanza di respiro da sforzo e poi anche a riposo, mancanza di forze, accumulo di liquidi agli arti inferiori (edemi), progressivo deterioramento funzionale di molti altri organi che non riescono più a ricevere quantità di sangue adeguate per il deficit funzionale di pompa del cuore. Le aritmie possono sempre sempre essere in agguato.
Ci sarebbe ancora molto da dire, ma sarebbe forse troppo complesso e inadeguato alle finalità del presente servizio.
Risposto il: 12 Febbraio 2007