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In Gran Bretagna scoppia il caso Hopkins

In Gran Bretagna scoppia il caso Hopkins

Starlette televisiva dalle discusse considerazioni sull'obesità, Katie Hopkins mette se stessa in gioco con un docu-reality.

In Gran Bretagna non si parla d’altro o meglio, non si parla che di lei: Katie Hopkins. Intrattenitrice televisiva e autrice di una personale rubrica sul Sun, la donna si era già fatta notare - e detestare - in patria per alcune sue considerazioni poco ortodosse sulle persone in sovrappeso o obese.

Ma, di recente, la bionda quarantenne ha voluto fare di più e suffragare le sue “personali tesi sui grassi” anche con un format tv “My Fat Story” trasmesso in questi giorni con grandi risultati di audience su Tlc.

Per tre mesi Katie Hopkins si è data ad ogni eccesso in fatto di cibo e non ha praticato alcuno sport: ha divorato hamburger, dolci, patatine, frullati e cioccolato per un totale di 6500 calorie al giorno aumentando così di peso di almeno ventina di chili ovvero il 30% del suo peso corporeo.

Peso in eccesso che poi ha nuovamente perso, in altrettanti tre mesi e senza personal trainer o palestra ma solo con un po' di movimento e una dieta equilibrata.

A suo dire che “l’obesità è assolutamente semplice da curare”, basta mangiare di meno e muoversi di più. Considerazioni pericolosamente semplicistiche quelle della signora Hopkins dato che - secondo il parere medico - sono molti i fattori che influenzano la fame, l’appetito, la sensazione di sazietà. Non ultime: le ragioni psicosociali.

Quel che è certo è che col suo docu-reality di due puntate Katie Hopkins ha messo il dito su un Nervo scoperto: in Gran Bretagna, infatti, una persona su quattro è considerata obesa e nel mondo, secondo uno studio pubblicato da The Lancet, ogni terza persona è in sovrappeso.

Ultimo aggiornamento: 03 Luglio 2017
2 minuti di lettura
Commento del medico
Dr. Manuel Salvadori
Dr. Manuel Salvadori
Specialista in Nutrizione e Scienze dell'alimentazione

Fatti come questi possono essere molto pericolosi perché, sebbene lo scopo del messaggio sia far trapelare che la lotta all’obesità sia semplice, la questione nella sua visione più totale è tutt’altro che riducibile solo a questo. In effetti, il danno per chi è obeso e vede una condizione di tale accumulo dissolversi in così poco tempo può stimolare false aspettative. Una persona che parte sana con un obiettivo è ben diversa da chi deve lottare per riabituare il proprio corpo ad un regime di alimentazione non più naturale; stesso dicasi per l’esercizio fisico. Non ha senso paragonare un’obesità costruita a mano con l’obesità maturata nel tempo.

Il nostro corpo è come uno studente, quando smette di studiare per molti anni perde l’allenamento e ricominciare non è certo facile. Costruire un’obesità in poco tempo non ha dato modo agli ormoni di creare gli sbilanciamenti permanenti che caratterizzano un obeso di lunga data. Stesso dicasi per la composizione del grasso stesso, che dev’essere attentamente distinto in grasso viscerale e grasso superficiale. 

È ovvio che si può riportare un corpo obeso ad un corpo normale ma è un percorso che non sempre si può fare da soli e che, al contrario, necessita un adeguato follow up per mantenere la motivazione e guidare le scelte ad un regime non esageratamente ristretto o sbilanciato. 

Insomma, la trovata di marketing è evidente così come evidenti sono le prove che un’analisi razionale approfondita sarebbe necessaria da chi si fa messaggero di queste storie. La componente psicologica in questo caso è totalmente annichilita da una persona che aveva ben chiaro cosa fare, fin dall’inizio.

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