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Polpaccio: il cuore venoso

Polpaccio: il cuore venoso

Il muscolo contratto del polpaccio, definito cuore venoso, comporta una spremitura delle vene profonde che spinge il sangue verso l'alto.
In questo articolo:

Cos'è

Il muscolo del polpaccio (tricipite surale) è definito come cuore venoso. Ogni sua contrazione comporta una spremitura delle vene profonde che spinge il Sangue verso l'alto. Il sangue può così defluire verso il cuore con una direzione obbligata dalla presenza di valvole unidirezionali. Il sistema profondo è inoltre in comunicazione con il sistema superficiale (safene) attraverso rami detti perforanti in cui il sangue, sempre per effetto delle valvole, scorre solo dalla superficie verso la profondità.

Ogni alterazione delle valvole delle vene profonde (precedenti trombosi) o delle vene superficiali (varici) comporta una malattia delle valvole e il sangue decorre in maniera anomala, causando la stasi e i sintomi dell'insufficienza venosa.

È nozione comune che qualsiasi alterazione traumatica delle caviglie comporta un gonfiore che non è limitato alla sola articolazione, ma a tutto il piede e gamba, proprio per effetto del deficit muscolare transitorio.
Anche altre patologie croniche a carico del piede (piattismo, alluce valgo, cavismo…), delle ginocchia (varismo,valgismo), dell'anca (coxartrosi, displasia…) o della schiena (scoliosi) comportano deficit della pompa muscolare, nel senso che le alterazioni posturali e della dinamica deambulatoria impediscono un corretto uso del muscolo e quindi determinano una stasi venosa.
L'effetto finale consiste nell'accumulo di liquidi nelle zone declivi con conseguente edema (gonfiore) delle gambe, pesantezza, crampi notturni, formicolio, prurito e microemorragie.

Clinicamente ciò si manifesta come una sproporzione tra la muscolatura delle cosce e quella del polpaccio (arto inferiore 'a fuso') con evidente ipotonia del tricipite surale. Le vene non sono malate ma risentono negativamente della situazione e si dilatano. Spesso si associano ipercheratosi plantari (duroni) che tendono a riformarsi appena tolti e che altro non sono che dei rudimentali plantari che il nostro organismo cerca di approntare. Le varici spesso colpiscono la gamba e sono determinate dalle alterazioni delle valvole dei perforanti.

Un ecocolordoppler serve in questi casi ad escludere una patologia varicosa o trombotica ed evidenzia come segno specifico la dilatazione delle vene gemellari che decorrono all'interno del muscolo. In molti casi si segnala anche una incompetenza valvolare dei rami perforanti, con conseguente comparsa di varici.

Terapia

La Terapia si avvale di presidi molto validi:

  • la calza elastica aiuta a mantenere sgonfie le gambe;
  • un plantare preparato dal podologo dopo uno studio della statica e dinamica del piede (baropodometria) eseguito aiuta a camminare in maniera corretta; sviluppando il muscolo del polpaccio;
  • una serie di consigli sono molto utili a diminuire l'edema e quindi i sintomi;
  • la fisioterapia impostata da un osteopata o fisioterapista riduce la patologia ortopedica di base;
  • l'Angiologo, una volta eseguita la corretta diagnosi, può risolvere il problema delle varici e prescrivere farmaci, calze elastiche, presso terapia, linfodrenaggio, mesoterapia atti a eliminare i disturbi;
  • l'Ortopedico può correggere chirurgicamente alcune malformazioni ossee (Alluce valgo in particolare).

I risultati di questo approccio multidisciplinare, con studi anche recenti, ci hanno portato ricrederci e a riclassificare molti edemi delle gambe, prima designati con il termine generico di insufficienza venosa o linfatica.

Ultimo aggiornamento: 05 Agosto 2020
3 minuti di lettura

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