Scabbia - Cause della scabbia e modalità di contagio - Manifestazione clinica
Scabbia
"La gran rabbia del pizzicor, che non ha più soccorso / e sì traevan giù l'unghie la scabbia / come coltel di scardova le scaglie / o d'altro pesce che più larghe l'abbia. 'O tu che con le dita ti dismaglie / cominciò'l duca mio a l'un di loro / 'e che fai d'esse talvolta tanaglie / dinne s'alcun Latino è tra costoro / che son quinc'entro, se l'unghia ti basti / letteralmente a costesto lavoro".
Nell'Inferno di Dante i falsari sono puniti con il prurito della scabbia, una sensazione fisica fastidiosa, la cui sintomatologia è particolarmente intensa, irresistibile e prevalentemente notturna. Proprio per questo, in passato la malattia era nota anche con il nome di "prurito dei sette anni".
La scabbia è una patologia nota fin dall'antichità, descritta nel capitolo delle malattie delle povertà, ovvero di quelle condizioni cliniche che più facilmente possono essere determinate e influenzate da:
- peggioramento della qualità di vita
- condizioni socio-economiche disagiate
Cause della scabbia e modalità di contagio
La causa responsabile dell'insorgenza e la modalità di diffusione della malattia furono chiaramente individuate nel 1687 dal medico Cosimo Bonomo e dal biologo Diacinto Testoni, collaboratori di Francesco Redi, scienziato e poeta alla Corte dei Medici, i quali scrissero che la scabbia era causata da un "pellicello", ovvero "un piccolissimo bacolino, il quale si genera a' rognosi in pelle in pelle, e rodendo cagiona un acutissimo pizzicore".
La scabbia è una parassitosi e il pellicello non è altro che un piccolo acaro, il Sarcoptes Scabiei (variante hominis). La femmina dell'acaro ha le dimensioni pari a circa 0,3-0,4 mm, mentre il maschio è circa la metà.
Gli Acari sono piccoli aracnidi, dotati di 8 zampe, una testa piccola e un grande cefalotorace. Siccome ogni animale ha il suo acaro della scabbia, specializzato per infestare solo un unico ospite, raramente accade che si possono ritrovare nella cute dei soggetti che vivono a stretto contatto con cani o gatti infetti gli acari di tali animali. Gli acari della scabbia sopravvivono solo per 2-3 giorni lontano dall'ospite umano.
La trasmissione della scabbia può avvenire attraverso un contagio:
- interumano: richiede uno stretto contatto personale, tipo i rapporti sessuali e i contatti diretti e prolungati (non è sufficiente una stretta di mano);
- indiretto: usare la biancheria di un soggetto affetto, condividere lo stesso letto o dormire nelle stesse lenzuola.
I bambini sono i soggetti nei quali gli acari si diffondono più facilmente e il contatto tra i genitori e bambini è sufficiente a trasmettere la malattia a tutta la famiglia.
Un soggetto infestato sviluppa i primi sintomi solo dopo 3-6 settimane e durante questo intervallo di tempo può ugualmente trasmettere la malattia. Pertanto, formulata la Diagnosi di scabbia è fondamentale indicare la Terapia adeguata al paziente ma anche ai familiari e a coloro i quali, pur essendo asintomatici, sono venuti a contatto con la persona infestata per eseguire la profilassi evitando spiacevoli tornei di ping pong in una cornice di prurito.
Manifestazione clinica
Il quadro clinico della malattia può essere polimorfo, sebbene la manifestazione classica sia il cunicolo, ovvero un tunnel serpiginoso di pochi millimetri, scavato dalla femmina dell'acaro con le sue forti mandibole all'interno dello strato corneo e stabilizzato con una sostanza, simile al cemento, prodotta sempre dal parassita. L'acaro depone all'interno del cunicolo sia le uova, 2-3 al giorno, sia le sue feci (scibale). Le uova dopo una settimana si schiudono mentre l'acaro muore dopo alcune settimane.
Tutte le zone del corpo possono essere interessate dalla infestazione ma le aree tipiche sono:
- mani, polsi e spazi interdigitali;
- gomiti;
- piedi;
- genitali e glutei;
- ascelle.
La scabbia deve essere sospettata ogni volta che:
- è presente un prurito incoercibile: caratterizzato clinicamente da evidenti segni di grattamento sulla pelle;
- più persone appartenenti allo stesso nucleo familiare o comunità si grattano e lamentano un prurito intenso.
Tali indicazioni sono utili soprattutto nel caso in cui ci si trovi di fronte alla scabbia dei puliti, una condizione clinica in cui il soggetto per lenire la sintomatologia si lava e si asciuga freneticamente, rimuovendo in questo modo molti acari e modificando il quadro clinico della malattia, caratterizzata da scarsi segni clinici e da un costante e forsennato prurito.
Il dermatologo è in grado di sospettare l'infestazione osservando, clinicamente ad occhio nudo o con l'epiluminescenza, le manifestazioni presenti sulla pelle e formulando la corretta diagnosi solo dopo l'identificazione al microscopio ottico dell'acaro o delle sue uova, osservando il vetrino allestito con le squame cutanee prelevate da una lesione sospetta.
La terapia indicata sia per il trattamento sia per la profilassi garantiscono la guarigione.