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Giovan Battista Grassi e la zanzara anofele

Giovan Battista Grassi e la zanzara anofele

La fama di Giovan Battista Grassi è legata soprattutto alla scoperta della zanzara anofele, responsabile della trasmissione della malaria.

Giovan Battista Grassi nacque a Rovellasca, in provincia di Como, nel 1854; iniziò a studiare Medicina all'Università di Pavia grazie ad una borsa di studio che mantenne per tutto il corso.

Sin da giovanissimo, dimostrò di essere enormemente interessato alla ricerca;infatti, quando frequentava ancora l'Università di medicina, riuscì a scoprire la causa di un'epidemia di gatti, sezionando gli animali morti e scovando nel loro intestino la presenza di un verme parassita chiamato Anchilostoma duodenale, che provocava nei felini emorragie mortali.

Riuscì, inoltre, a dimostrare che questi parassiti potevano infiltrarsi nel corpo dell'ospite anche attraverso la pelle e capì che questa malattia era stata pure la causa, confermata in seguito anche dall'autopsia effettuata sul corpo, della morte di una signora affetta da un'anemia molto forte.

Grassi si laureò in Medicina nel 1878, continuando le sue ricerche con grande meticolosità e precisione. Nel 1878 andò a lavorare nella stazione oceanografica di Messina, operando contemporaneamente anche nella stazione zoologica di Napoli. Tra il 1879 ed il 1880 fu all'Università di Heidelberg, dove continuò i suoi studi sui Protozoi. Qui conobbe Maria Koenen, che fu dapprima sua assistente e poi sua moglie e da cui ebbe una figlia, Isabella.

Nel 1888, Grassi scoprì l'esistenza di un ragno fino ad allora sconosciuto e lo chiamò 'Koenenia mirabilis' in onore della sua consorte. Nel 1883 ottenne la cattedra di Zoologia Comparata all'Università di Catania. Qui egli cominciò a studiare il ciclo di riproduzione delle anguille, soprattutto mise in luce una fase del ciclo, la metamorfosi larvale, che fino a quel momento non era stata ancora scoperta. Altri studi di quel periodo coinvolsero le api e le mosche, queste ultime soprattutto come agente tramite del vibrione del colera.

Nel 1891 Grassi approdò a Roma, dove gli fu offerta la direzione dell'Istituto di Biologia e contemporaneamente la cattedra di Anatomia Comparata all'Università. Anche in questa città, ebbe ad effettuare diversi studi. Innanzitutto si dedicò a combattere la Fillossera della vite, che abbatteva molti vitigni, con grande disperazione dei viticoltori, partendo dalle radici. In seguito di dedicò alle ricerche sui flebotomi pappataci, potenziali vettori di agenti patogeni, e sul gozzo cronico, disfunzione ipotiroidea molto comune delle valli alpine.

Ma la fama di Grassi è legata soprattutto alla scoperta della zanzara anofele e del suo modo di trasmettere la malaria. I suoi studi su questo argomento iniziarono nel 1898 quando cominciò ad occuparsi della Malaria degli uccelli, scoprendo i diversi stadi del Plasmodio.

Soltanto due anni dopo Grassi passò alla malaria umana, soprattutto colpito dalle condizioni terribili della campagna romana, in cui la malaria aveva particolare intensità e colpiva soprattutto i ragazzi. Egli comprese subito che la malattia era introdotta all'interno del corpo umano da vettori esterni, sicuramente insetti alati. Cominciò quindi ad impegnarsi personalmente nella cattura di diverse specie di zanzare presenti nelle paludi della campagna intorno a Fiumicino. Inoltre, cominciò ad intervistare i contadini che vivevano in quelle zone.

Essi raccontavano di essere molestati soprattutto da un tipo di zanzara piuttosto grande, con ali grigie e macchiate, che facevano la loro comparsa al tramonto fino a tutta la notte. Grassi identificò questo tipo di zanzara con l'Anopheles maculipennis.

La fase successiva fu quella di studiare ed allevare le zanzare nel proprio laboratorio fin dallo stadio larvale per accertarsi che non potessero essere infette. In questa fase, molto importante fu la collaborazione di un certo sig. Sola, che si prestò quale cavia umana per le sperimentazione di Grassi. Egli si offrì volontariamente a farsi pungere ogni sera da una specie di zanzara diversa senza mai mostrare i segni della malattia, finché una sera Grassi lo fece pungere da una zanzara che aveva già punto persone malate e dopo alcuni giorni anche il sig. Sola mostrò i sintomi tipici della malaria.

Grassi, quindi, arrivò a stabilire i due grossi capisaldi della sua ricerca: innanzitutto che non tutte le specie di zanzare trasportano il plasmodio della malaria, ma solo tre, cioè la Anopheles maculipennis, la Culex vexans e la Culex penicillaris e poi che mentre i maschi si cibano esclusivamente di linfa vegetale, le femmine soltanto succhiano il sangue, perché il ferro contenuto nell'emoglobina e nelle proteine serve loro per far maturare le uova.

Grassi era quindi riuscito a scoprire il ciclo di trasmissione della malaria. Eppure non si fermò; le sue ricerche continuarono permettendogli di scoprire al microscopio anche nello Stomaco della zanzara anofele i diversi stadi di maturazione del Plasmodio.

Finalmente, a conclusione delle sue ricerche e delle sue scoperte, Grassi pubblicò, nel 1900, il volume intitolato Studi di uno zoologo sulla malaria, che riassumeva tutti i procedimenti, gli studi e le conclusioni degli anni trascorsi ad occuparsi della zanzara anofele e del Plasmodio. E fu grazie a questa scoperta e a questo libro che furono avviate le ingenti opere di bonifica delle zone paludose in tutta Italia.

Giovan Battista Grassi morì a Roma il 4 maggio 1925, ma il ricordo del bene che ha fatto per l'umanità resta perenne grazie a diverse lapidi (tra cui quella a Fiumicino, a Rovellasca, sulla facciata della casa natia, e quella sul Pincio) e al nome di numerosissime istituzioni, scuole e strade a lui intestate.

Ultimo aggiornamento: 24 Marzo 2021
5 minuti di lettura

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