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Esperto Risponde

Egregio dottore, le scrivo da parte di mio

Egregio Dottore, Le scrivo da parte di mio suocero, 71 anni, ex fumatore, che da quasi 20 anni soffre di arteriosclerosi che negli ultimi anni é peggiorata. Iperteso da oltre un decennio, ha iniziato una terapia antiipertensiva dietro consiglio medico, solo 6-7 anni fa, e a quanto ne so io, era un betabloccante che avrebbe dovuto assumere alla dose di una pastiglia al dí, dose che lui, chissá per quali sue convinzioni, si é dimezzato, e poi, nel tempo, addirittura sospeso da sé, senza parere medico. Ultimamente la prendeva solo "al bisogno", ovvero quando la pressione, che allora non misurava regolarmente, era molto alta. Sta di fatto che un anno e mezzo or sono, ha subito i chiari segni di un TIA, che lui peró ha sottovalutato, permettendo che divenisse quello che si chiama uno "stroke in evolution". Giunto in ospedale 72 ore dopo i primi segni, quando giá cedeva una parte del corpo, con valori pressori 205/105, colesterolo 270 e trigliceridi anche essi molto alti, é stato subito trattato in uno Stroke Unite, ma anche se lui per sua fortuna ha subito danni solo minimi (si é parlato di un' area di necrosi di 1-1,5 cm.), in ospedale, sotto terapia, la pressione sistolica opponeva molta resistenza, per cui, i medici dovevano continuamente ottimizzare la terapia aggiungendo nuovi farmaci. Uscí dall ospedale (11 giorni ricovero)con una pressione ancora non ottima(153-159/70-80) nonostante terapia massiccia: ACE, Betabloccante, Statine, Calcioantagonista, e una aspirina 100 al dí. Io che mi sono dopo di allora molto informata, so che la pressione in pazienti che hanno subito un ictus, non dovrebbe essere sopra i 130, ma semmai, sotto questi valori di soglia. Peró lui aveva nonostante la terapia sempre valori sopra i 140, ed era molto soddisfatto quando li vedeva 137-138. Dopo qualche mese, gli sono state sospese le statine, ed io immagino anche che, vedendosi i valori pressori per lui "buoni", si é nel tempo dimezzato di nuovo il betabloccante, riferendo che gli procurava delle vertigini. Sta di fatto che io ho notato in lui un peggioramento dei sintomi. Lui ha sempre avuto negli ultimi 10-15 anni una claudicatio intermittensis, ma era notevolmente migliorata, dopo l' ictus, grazie alla terapia. Ora, manipolandosi la terapia, noto che si deve fermare piú spesso e ha problemi gravi in salita, o sotto sforzo, per esempio nel nuotare con le braccia, lí subentra la dispnea (Gli é stato diagnosticato anche un ventricolo sx ipertrofico e stenosi ad entrambe le carotidi)). Io continuo a dirgli che non si fa certo del bene a ridurre la terapia a piacere, e che un secondo ictus o un infarto, é in agguato, con una pressione che, secondo le linee guida, é insoddisfacente. Lei, Dottore, cosa mi consiglia di fare, e di dire ad un paziente cosí, che non vuole ammettere di essere in pericolo, bensí continua a dire che sta benissimo, solo perché lui evita tutto ció che gli procura una dispnea? C´é un' altra cosa importante che Lei deve sapere: mio suocero ha delle "Placche" ai polmoni che si porta con sé da decenni, e solo una volta tempo fa ha avuto una polmonite. Lui non sa dirmi cosa gli ha diagnosticato lo pneumologo allora, ma io personalmente penso, riferendomi ai sintomi, che possa essere sarcoidosi quella che lui ha, perché sulle braccia ha anche dei noduli e gli arrossano spesso gli occhi.Indipendentemente dalla causa, il problema é che da allora gli é stato prescritto uno spray al cortisone che dovrebbe assumere al bisogno, dicendo che gli é stata diagnosticata un asma, ma lui lo fa giornalmente! Ed o penso che lui confonda la dispnea da sforzo con l' asma, che tra l' altro potrebbe essere di origine cardiogena, no?, e per questo motivo usa lo spray giornalmente, anche d' estate. Ma uno spray al cortisone, non potrebbe contrastare la terapia antiipertensiva, causando resistenza pressoria?? Mi dica per favore, cosa ne pensa di questo caso, perché io temo che possa ripetersi l' evento ischemico con conseguenze stavolta drammatiche!! La ringrazio in anticipo per la risposta che mi vorrá dare, e Le auguro una buona giornata. Silvana Lang
Risposta del medico
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La situazione di suo padre è di certo complessa: in primo luogo mi meraviglio della sospensione delle statine accettabile solo nel caso determinassero effetti collaterali o se avesseroi indotto un incremento delle CPK, in quanto suo padre ne necessita non tanto per il controllo della colesterolemia, quanto per gli effetti di stabilizzazione della placca aterosclerotica che il farmaco possiede Per ciò che concerne l’atteggiamento di suo padre nei confronti della terapia se il parere dei medici che lo seguono non è valso a convincerlo, difficilmente lo può fare un ignoto esperto che scrive sul Web Un altro ed ultimo rilievo: è stata valutata la possibilità e la necessità di trattare sia le stenosi carotidee che quelle dei vasi degli arti inferiori?
Risposto il: 02 Luglio 2008