Egregio dottore. Volevo illustrarle approssimativamente il decorso del tumore alla
Mammella che ha colpito mia madre nell'agosto del 2000 e cercare di capire se sussistono le condizioni per una visita specialistica nel vostro centro al fine di valutare un eventuale sottoposizione al nuovo trattamento delle
Metastasi al fegato (metodo S.I.R.T.) di cui sono venuto a conoscenza ultimamente.
Inizialmente, dopo aver riscontrato un carcinoma alla mammella destra, la paziente è stata sottoposta a trattamento chemioterapico preventivo, ad intervento chirurgico col quale è stata asportata la mammella, e a successivi cicli di chemio.
Lo scavo ascellare eseguito con l'intervento ha evidenziato l'interessamento di diversi linfonodi anch'essi asportati.
Dopo circa un anno, una P.E.T. ha segnalato metastasi diffuse, ossee ed epatiche.
INTERVENTI chemioterapici di diverso tipo (mitomicina ed altri farmaci) hanno permesso un "controllo" relativamente soddisfacente della malattia che non ha peraltro colpito altri organi. Tutto ciò fino a settembre 2004.
Controlli diagnostici hanno infatti evidenziato un "avanzamento" della malattia. Dal punto di vista osseo, in effetti, la situazione è rimasta sotto controllo. Sono state accertate metastasi presso la VII e VIII costola ed al bacino. Ma la situazione si è fatta sempre più preoccupante per ciò che concerne il fegato. Le metastasi evidenziate sono state sempre di piccole dimensioni (al massimo centimetriche) e di numero limitato. Negli ultimi mesi, tuttavia, i marcatori hanno evidenziato un'attività del male significativa sino a "precipitare" nelle ultime settimane (attualmente l'ultimo esame ha evidenziato i markers a 1800-valore medio 30). In sostanza, nonostante cicli chemioterapici peraltro attualmente in corso (l'ultima cura è definita FEQ, spero di non sbagliare) le metastasi al fegato sono incrementate e dall'ultima ecografia il fegato presenta metastasi di grandi (6 centimetri) medie e piccole dimensioni diffuse in tutto l'organo. Il nostro oncologo non ci ha prospettato delle grosse speranze. Peraltro mia madre presenta il grande problema di essere un soggetto allergico per cui alcune cure non le sono state somministrate. Tuttavia, adesso si sta pensando di sottoporla al taxolo, un medicinale per il quale è stata accertata l'intolleranza della paziente ma che in rianimazione, con il controllo costante dei medici, potrebbe esserle somministrato. La speranza è quella di bloccare momentaneamente la diffusione delle metastasi. Le chiedo se, nonostante il mio racconto non possa definirsi certamente scientifico, lei pensa sia opportuno venire nel vostro centro per una visita specialistica ed eventualmente se un caso come questo rientra tra quelli per i quali può essere applicata la nuova metodologia di intervento S.I.R.T., magari accoppiata ad una cura chemioterapica. Soprattutto se l'ultima chemioterapia alla quale verrà sottoposta mia madre in settimana dovesse continuare a non dare i frutti sperati. Nell'attesa e nella speranza di una vostra celere risposta, vi porgo i miei distinti saluti.