Logo Paginemediche
  • Programmi
  • Visite
  • Salute A-Z
  • Chi siamo
  • MediciMedici
  • AziendeAziende
decorazione 1
decorazione 2
decorazione 3
decorazione 4
decorazione 5
decorazione 6
circle
circle
Esperto Risponde

Ho mia suocera 58 anni affetta da

Ho mia suocera 58 anni affetta da colangiocarcinoma alle vie biliari con metastasi al fegato (così ci han detto da esame TAC); i marker tumorali da esami del sangue sono Ca19.9 (GIGA) Chemioterapia in questo caso non è solo un Palliativo come ci han detto, ma potrebbe pur essere un mezzo curativo, per bloccare e magari diminuire la massa tumorale. e se si, quale chemioterapia sarebbe più indicata? Aspetto con ansia le risposte e un vostro parere, prima di intraprendere vie che potrebbero essere giuste, ma pure inutili e dannose. Grazie di Cuore, Fabrizio.
Risposta del medico
Dr. Fegato.com
Dr. Fegato.com
La completa resezione del tumore rimane l’unica modalità terapeutica che può potenzialmente essere curativa nel colangiocarcinoma. Se l’intervento chirurgico non è possibile, come, purtroppo, nella maggioranza dei casi, sono disponibili numerose opzioni palliative, una delle quali è già stata eseguita (posizionamento di stent). Deve sempre essere tenuto presente che questi pazienti hanno una aspettativa di vita relativamente corta; quindi i benefici potenziali di ogni trattamento palliativo, medico o chirurgico, devono essere sempre bilanciati contro la morbilità e la invasività correlata alla procedura stessa, in relazione alla maggiore permanenza in ospedale e, soprattutto, alla qualità della vita. Nessuno studio finora ha mostrato che la chemioterapia o la radioterapia possa migliorare significativamente la sopravvivenza quando data come palliativo. Pazienti con malattia locale avanzata, ma senza metastasi, possono essere candidati per terapia palliativa con radiazioni, ma ciò può causare un miglioramento dei sintomi, ma non sembra alterare la sopravvivenza a lungo termine. La usuale presentazione del colangiocarcinoma in uno stadio avanzato della storia naturale, sfortumantamente fa sì che la maggioranza di tali pazienti siano candidati solo per cure palliative, e pertanto, abbiano una sopravvivenza media piuttosto scarsa indipendentemente dal posto dove vengano seguiti.
Risposto il: 14 Gennaio 2004