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Esperto Risponde

le persone non sono oggetti e nemmeno proprietà esclusiva

ho 46anni e ho una coetanea che conosco dall'età di 3 anni. Siamo cresciuti insieme, a scuola insieme, vacanze, compiti, ecc. Mai litigato, mai uno screzio, anzi lei mi adorava come un fratello. Ci siamo persi di vista 20 anni finchè nel 2001, dopo la sua separazione, ci siam ritrovati e ci siamo frequentati. Questa persona ha tentato il suicidio dopo il tradimento del primo marito e la sua separazione e ha subito percosse da parte di un fidanzato (rivelatosi poi un violento con tutte le donne che ha avuto) che per fortuna ha lasciato. Non ci siamo mai messi insieme, a sentire lei perchè io lavoro in un'altra città e lei vuole un marito sempre presente nella sua vita, (incapace ad es. di prendere il treno o dormire sola dopo lo shock della separazione e il trattamento con xanax), stesso ragionamento feci io a suo tempo, rinunciando a corteggiarla. Le sue conoscenze maschili sono limitate ai compagni di scuola, ai vicini di casa e ai negozianti nei paraggi, infatti si è poi messa con un uomo che aveva un esercizio sotto casa sua, ma non le ha impedito, scettica sul futuro, di chiedermi un figlio, in caso la sua relazione naufragasse, seppure io fossi impegnato sentimentalmente con un'altra donna. Ha invece avuto un figlio da quest'uomo, a 39 anni. (Lei ha convinto lui a trasferirsi a casa di lei, che abita sopra i genitori) La ritrovo l'anno scorso dopo qualche tempo, nell'imminenza della morte di mia madre a cui anche lei era legata. La rinnovata amicizia appare subito inquinata dall'atteggiamento del marito che le impedisce di fare di più per me come desidera (e partecipare al funerale) perchè "mio marito è un po' gelosino e ho dei limiti da rispettare". Lui mal sopporta da subito sms miei e suoi relativi a mia madre, ricordi comuni d'infanzia, scuola, antenati (siamo lontani cugini), genitori di lei, ecc., con la scusa che al mare "davano fastidio". Litiga più volte con lei, nonostante lui, anni fa, ancora fidanzato con un'altra (poi deceduta, unica donna che ha avuto prima, eterno fidanzato per 20 anni, lui con casa propria ma senza convivere) si concedesse uscite con lei e la cugina. Tutto ciò la induce a dirmi di mandare sms solo in certi orari e mi costringe a incontrarci innocentemente per mesi, di nascosto, nonostante lui la chiami dal lavoro anche più volte al giorno, poichè lei ribadiva di sentirsi "la coscienza a posto" e "se stai alle regole so gestire la cosa". Cancellare i sms dal suo telefono, impedirmi di incontrare i suoi genitori consegnando loro furtivamente ad esempio il santino di mia madre, obbligandomi a mentire nel caso li incontrassi (anzi una volta non mi ha fatto avvicinare a loro che ci stavano guardando da distanza), nonchè non poter conoscere la sua bimba. Nonostante non abbiamo mai avuto rapporti sessuali, il nostro rapporto è stato in questi mesi stretto, come l'affetto e le dichiarazioni di lei che mi "acchiapperebbe" se non fosse innamorata di suo marito, assieme a sue ripetute allusioni, più o meno scherzose, di tipo sessuale, su di me. Per sua dichiarazione le manca anche la vita sociale, non solo le sue vecchie amicizie maschili. Tre mesi fa dopo aver rifiutato una sua proposta di incontro "casuale" col marito al mare (per testare le reazioni di lui), l'epilogo: vengo contattato al telefono da lui, a sua insaputa, che urla, mi insulta e minaccia in quanto ha preso il cellulare della moglie e letto i sms che lei si era dimenticata (?) di cancellare, invocando il "diritto" di farlo in quanto marito, e non tollera che nessun uomo per nessun motivo, mai, telefoni, messaggi o si incontri con la moglie. Contatto lei che nel frattempo ha subito gli urli e la scenata di lui: si rifiuta di parlarmi per paura e risponde per sms mentre il marito è in giro a smaltire la rabbia. Di fatto dà un colpo di spugna a 44 anni di amicizia, preoccupata di non venire "inguaiata" di più da me e pregandomi di non denunciarlo. Il marito mi ricontatta la sera e di nuovo la mattina, (avendo letto ancora tutti i nuovi sms miei!) ostentando calma (forse per la minaccia di denuncia da parte mia), ma ribadendo il tutto, assicurandomi che la loro convivenza è così stretta che sanno tutto l'uno dell'altra, e non tollera estranei(!) nella vita della moglie, ma vengo a sapere che per esempio la mail dove ci sentiamo, il marito nemmeno la conosce. Aggiunge che anche la moglie è gelosissima, in quanto di recente lo ha sorpreso a farsi accompagnare al lavoro da una collega e fatto una scenata(!). (Notare che lei non è mai stata così e col primo marito faceva tutt'altra vita, lui usciva a volte senza di lei con amici e viceversa. Di questo secondo marito non sa dire nient'altro se non che è molto bravo nel suo lavoro e, nonostante sia poco socievole e non sia il suo ideale fisico, l'ha conquistata per la presenza costante e il parlare piano senza arrabbiarsi mai (!)). Lui mi concede di parlare con lei che mi risponde con un tono "esaurito" per frasi fatte ("sono stanca di questa storia", "non è colpa mia, io ero in buona fede" "non dare la colpa a me!", "sono sposata", "hai approfittato della mia pazienza"...) preoccupata di ciò cui ha assistito sua figlia e del suo futuro (ha lasciato il lavoro dalla gravidanza, a suo dire per crescere la bimba, che però fa il tempo pieno, con la scuola a 80 metri, vorrebbe l'indipendenza economica da tempo, però...boh?) e di non voler fare una scelta, pur contraddicendosi, dichiarando che è ovvio che tra me e lui la peggio l'abbia io. Accusa me, soprattutto di essere polemico e di sopportarmi da 40 anni, ma contemporaneamente dicendo di avermi difeso tutta notte e pensando al divorzio perchè il suo matrimonio non sarà più lo stesso visto la reazione del marito che mai avrebbe immaginato, ma nemmeno una denuncia da parte mia riuscirebbe a fargli cambiare atteggiamento, e anzi a suo dire potrei avere dei guai io, perchè lui "non è mica nato ieri", e poi "tu al suo posto avresti fatto lo stesso"(falso, ho un carattere diverso e lei mi conosce come le sue tasche), preoccupata però che se lui perde il posto, il suo matrimonio è finito. Alla fine dice di chiamarla solo per problemi seri o "fra 10 anni".A questo punto vorrei semplicemente sapere cosa fare, visto che la mia amica non si rivolgerà mai da sola ad un centro antiviolenza. Se adire alle vie legali, per il suo bene, con la "scusa" che vengo danneggiato anch'io, e viene anche a me negata la libertà di avere contatti con una persona che esiste nella mia vita da quando ho memoria.Distinti saluti
Risposta del medico
Specialista in Psicoterapia

 Gentile utente, della sua lunga descrizione ho chiaro un aspetto. Non è possibile aiutare gli altri, anche solo offrendo consigli, se gli "altri" non lo vogliono. Nel caso specifico, credo che si debba assicurare alla sua amica il rispetto necessario per la sua libertà.

Tuttavia credo che le sue aspettative siano anch'esse rispettabili e degne di nota. A me sembra, sottintendano un bisogno di ri-conoscersi ed essere riconosciuto. Mi chiedo se allora, per rispettare se stesso e i suoi bisogni, lei non possa chiedere l'aiuto necessario.

Credo che la sua lettera vada anche in questa direzione. Sarebbe utile e molto produttivo, chiedere un supporto psicologico ad un professionista esperto, affinchè possa inquadrare meglio il quadro della situazione e sostenerla sul cammino della crescita personale e della salute.

Risposto il: 17 Settembre 2014