Logo Paginemediche
  • Programmi
  • Visite
  • Salute A-Z
  • Chi siamo
  • MediciMedici
  • AziendeAziende
decorazione 1
decorazione 2
decorazione 3
decorazione 4
decorazione 5
decorazione 6
circle
circle
Esperto Risponde

Mia madre soffre da 23 anni di cirrosi

Mia madre soffre da 23 anni di cirrosi multifattoriale (da epatite B e C, alcolica) da due anni in fase di scompenso, con ascite, encefalopatia porto-sistemica, ipertensione portale. e' inoltre portatrice di angiodisplasia intestinale con sanguinamento cronico. Ha di recente subito un ricovero per sospetta peritonite batterica spontanea con sub-occlusione intestinale, insufficienza renale e problemi alla coagulazione. Ha superato la crisi ma all'eco-addominale e alla Tac cui è stata sottoposta le è stato rilevato un nodulo epatico ipo-ecogeno e un altro nodulo su un linfonodo tracheale. E' stata dimessa con valutazione di Child 3, ma i medici non hanno voluto fare prognosi di tipo temporale. Vorrei dunque sapere se la sua aspettativa di vita si misura in mesi o in anni, e come mai i medici alla dimissione le hanno praticamento azzerato la terapia, limitandola al Lasix, a un inibitore della pompa protonica e al lattulosio, eliminando anche gli antipertensivi. Si tratta forse di una forma indiretta di eutanasia passiva? potrei anche capirla e accettarla, visto le condizioni pessime di mia madre e della sua qualità di vita, ma come figlia vorrei un pò più di trasparenza, collaborazione e chiarezza, anche per una maggiore consapevolezza e partecipazione a quelli che potrebbero essere gli ultimi giorni di mia madre. Ringraziando saluto cordialmente
Risposta del medico
Dr. Fegato.com
Dr. Fegato.com
La valutazione della prognosi di una malattia è sempre una operazione assai complessa che richiede l’analisi di tutti i dati clinici disponibli, pertanto non può essere espletatta in questo limitato contesto. Tuttavia le condizioni critiche che riporta inducono a ritenere che è verosimile che la sua aspettativa di vita si misuri in mesi. Non crediamo poi che i medici curanti abbiano ridotto la terapia per una forma indiretta di eutanasia passiva. E’ probabile che abbiano ritenuto inutile sovraccaricare di farmaci un soggetto in considerazione delle scarse possibilità di successo e dei loro potenziali effetti negativi.
Risposto il: 15 Dicembre 2006