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Esperto Risponde

Mio padre ha l'epatite c, che sembrerebbe in fase

Mio padre ha l'Epatite C, che sembrerebbe in fase iniziale, le Transaminasi e tutti gli altri valori sono di pochissimo al di sopra del limite (es: 2 p.ti al di sopra del limite). il medico gli ha consigliato di effettuare la Biopsia non volendoci dire a cosa serve precisamente nel suo caso. voi siete approssimativamente in grado di dire il perchè di questa biopsia? (vi prego di non rispondere come al solito che i dati forniti nella domanda sono pochi) datemi una risposta per quello che ho chiesto, grazie!
Risposta del medico
Dr. Fegato.com
Dr. Fegato.com
Rispondiamo con sollecitudine alla sua richiesta, cercando di non deluderla per quanto concerne la completezza ed evitando, per quanto possibile, l’evasività nelle risposte di cui si lamenta. Tuttavia dovrebbe considerare che spesso vengono rivolti quesiti medici diagnostici o terapeutici che sono di estrema complessità, anche se affrontati nell’ambito loro più appropriato, fornendo inoltre una quantità di elementi esigua ed incompleta rispetto a quanto richiede una normale procedura diagnostico-terapeutica. Nel suo caso specifico, l’argomento richiesto circa l’utilità della biopsia epatica nella epatite da HCV non trova attualmente consensi unanimi da parte degli epatologi. Tuttavia le attuali linee guida nazionali (quelle dell’Associazione Italiana per lo Studio del Fegato) confermano tuttora l’utilità della biopsia epatica. La biopsia aggiunge alle analisi del sangue molte informazioni essenziali per la comprensione e la valutazione della malattia epatica. Lo specialista anatomo-patologo dispone oggi di sistemi numerici di gradazione della epatite, attività, e del danno cicatriziale, fibrosi, che la malattia ha già prodotto nel fegato. Solamente la biopsia epatica fornisce informazioni sulla conformazione microscopica del fegato e sulla fibrosi. Le analisi del sangue hanno scarso valore nel predire la fibrosi. Anche i cosiddetti tests sulla matrice extracellulare hanno capacità di predire solo gli stadi avanzati della fibrosi. HCV RNA nel siero indica solo la presenza del virus. La biopsia epatica fornisce inoltre informazioni su un possibile contributo di ferro, steatosi e concomitante consumo di alcool nelle progressione dell’epatite cronica a cirrosi. Sebbene nei pazienti che praticano la biopsia per l’epatite C sia raro scoprire altre inaspettate cause di malattia di fegato, le informazioni ottenute consentono di prendere decisioni più motivate sull’inizio o meno della terapia antivirale. Sono quindi fondamentali nel processo di consenso informato e di valutazione sulla necessità di fare una terapia contro il virus.
Infatti sappiamo che fortunatamente solo una piccola parte di coloro che hanno contratto l'infezione da virus C avranno, in genere dopo decenni, una grave malattia di fegato. Sono soprattutto coloro che alla biopsia mostrano i gradi più severi di infiammazione, epatite con attività moderata o severa: queste persone sono senz'altro da trattare. Per costoro sapere della serietà della loro epatite costituisce una forte motivazione a sopportare la terapia che, oggi a base di interferone e ribavirina, è lunga, fastidiosa e non scevra di effetti indesiderati a volte anche gravi. Al contrario, di fronte a una epatite con attività lieve si può preferire di non praticare la terapia antivirale, tenendo solo la malattia sotto controllo, nell'attesa che negli anni prossimi siano disponibili terapie più facili e efficaci. I pazienti con transaminasi persistentemente normali, o minimamente alterate, e senza fibrosi alla biopsia epatica, possono essere rassicurati sulla benignità della loro prognosi e decidere di non praticare l’attuale terapia gravata da significativi effetti collaterali. Numerose Società Scientifiche stanno attualmente discutendo se sia sempre necessario praticare la biopsia epatica ai pazienti con epatite C genotipo 2 o 3 (cosiddetti “genotipi favorevoli”): infatti, la terapia più recente basata sull’associazione di interferone pegilato e ribavirina, ha messo in evidenza la possibilità di guarigione in questi pazienti nella percentuale di circa 80%. Pertanto sono in corso ulteriori studi ed attualmente non è possibile trarre una indicazione definitiva. Comunque, in ogni caso, la biopsia pretrattamento offre un’immagine la più esatta possibile del grado di malattia ed il migliore termine di paragone per i confronti successivi. Una indagine condotta in Italia dall’AIGO utilizzando il metodo DELPHI per stabilire un consenso tra esperti sull’utilità della biopsia epatica nella pratica clinica, ha messo in evidenza chiaramente l’incertezza attuale su questo argomento. Infatti su 12 casi emblematici su cui gli esperti erano invitati ad esprimersi circa la necessità o meno di eseguire la biopsia epatica, soltanto 4 hanno riscosso un consenso ben definito, mentre sugli altri ci si è divisi più o meno equamente tra chi voleva effettuare o non effettuare la biopsia. La discussione è pertanto aperta, sebbene è necessario ribadire la indubbia importanza clinica e soprattutto prognostica fornita dalla biopsia epatica.
Risposto il: 16 Luglio 2004