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Tachicardia parossistica

Gent.mo Dottore, ho 32 anni, sono sovrappeso con 110kg per 1,80 di altezza. Fumo pochissimo, 1 piccolo sigaro ogni 2 giorni, non bevo alcool e faccio 1 ora di footing per 3 volte a settimana. Analisi del Sangue sempre nella norma, valori colesterolo perfetti. Il mio problema è legato a episodi di tachicardia parossistica, purtroppo non diagnosticati da ECG, della durata di circa 40 minuti. Tutte le volte che ne sono stato colpito, mi sono recato in ospedale, ma l’evento era già cessato. Ho avuto in tutto 3 attacchi, il primo in Agosto 2001 mentre ero alla guida dell’auto e mi dirigevo in vacanza, il secondo in gennaio 2002, mentre ero a passeggio in un centro commerciale, l’ultimo l’ho avuto in aprile 2004 dopo un pranzo con amici. Premetto che il mio battito cardiaco è di 100 pls/m in stato di riposo, quindi se parlo di tachicardia intendo battiti superiori alle 150 pls/m. Di norma la mia pressione è 120 (massima) e 70 (minima). Quando sopraggiungono questi attacchi improvvisi, sento il cuore battere in gola, i muscoli si irrigidiscono ed aumenta la sudorazione. Il tutto dura circa 40-50 minuti, al termine del quale mi sento spossatissimo e mi occorrono 2 settimane intere per riprendermi fisicamente e quasi 2 mesi per far cessare lo stato di Ansia che ne consegue. Ho fatto decine di ECG a riposo e sotto sforzo, Ecocardiogramma, analisi del sangue, Holter, ma non è mai risultato nulla di anomalo. Ho consultato 4 cardiologi, tra cui 2 sono convinti che si tratti di un fascio anomalo (non diagnosticato) e quindi vada fatta una ablazione via vena, altri 2 invece adducono la causa a motivi di ansia e comunque sono contrari all’ablazione poiché ha numerose controindicazioni, tra cui quella di creare l’effetto opposto, cioè una insufficienza del battito cardiaco dopo i 50 anni. Mi sembra che ci sia molta confusione, e soprattutto che le tecniche di diagnosi in questo settore non siano molto all’avanguardia. Ho letto, da statistiche su internet, che ci sono moltissimi casi di morte per problemi cardiaci dovuti a mancata o errata diagnosi. Cosa ne pensa del mio caso?
Risposta del medico
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Potrebbe ascoltare il consiglio di un cardiologo con competenze aritmologiche. Da parte nostra, occorrerebbe valutare l’ECG per darle giuste indicazioni. Le aggiungiamo che, contrariamente all’idea che si è fatto, la cardiologia moderna ha fatto notevoli progressi in campo di diagnosi e terapia. Vedrà che, grazie a questo, Lei presto troverà la soluzione definitiva ai suoi problemi.
Risposto il: 10 Giugno 2004