Maschi italiani e sesso. A indagare un sondaggio condotto su 750 persone di età diverse in occasione della recente
Innanzitutto un dato: quattro milioni di italiani soffrono di
Ma quando si può parlare di Eiaculazione Precoce? Le principali società scientifiche internazionali (tra queste l’International Society for Sexual Medicine, l’American Urological Association e l’European Association of Urology) definiscono l’Eiaculazione Precoce sulla base di tre elementi:
- un’eiaculazione che si verifica, in modo persistente o ricorrente, in seguito a stimolazione sessuale minima, prima o durante la penetrazione vaginale;
- la mancanza di controllo dell'eiaculazione;
- le conseguenze negative sul piano personale, come insoddisfazione e frustrazione.
E quali sono le cause principali dell’Eiaculazione Precoce? In merito alle cause dell’EP si distingue tra forma 'primaria' e forma 'secondaria'. La prima è molto più diffusa della seconda, come confermano le diagnosi effettuate durante gli EpDays, una 'tre giorni' di viste gratuite dedicata agli uomini afflitti da questo problema.
La forma primaria, presente sin dai primi rapporti sessuali e con quasi tutte le partner, può dipendere anche da cause neurobiologiche, determinate geneticamente, responsabili di una ridotta concentrazione di una sostanza, la serotonina, che provoca la mancanza di controllo nel riflesso eiaculatorio.
Studi recenti, infatti, hanno dimostrato che è questo neurotrasmettitore a controllare l’eiaculazione e la risposta sessuale maschile: un aumento dei livelli di Serotonina a livello del sistema nervoso centrale svolge un’azione inibitoria sull’eiaculazione, ritardandola. L’Eiaculazione Precoce risulta, invece, associata a una ridotta concentrazione di serotonina.
La forma secondaria di EP è invece causata da altre patologie (ad esempio prostatiti o disturbi alla tiroide) o anche da cause psicologico/situazionali (ansia/stress) e a differenza della primaria compare dopo un periodo di normale attività sessuale.
Si tratta, sia per la forma primaria che per quella secondaria, di un disturbo che va affrontato insieme allo specialista andrologo o al sessuologo medico e che con le cure adeguate, oggi disponibili, può essere risolto.
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