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Giornata Nazionale contro la Corruzione in Sanità

Giornata Nazionale contro la Corruzione in Sanità

Nel corso della giornata, il 6 aprile, verrà presentato il Rapporto annuale, una fotografia impietosa della corruzione delle aziende sanitarie in Italia.
In questo articolo:

Aumentare la consapevolezza in merito agli sprechi e al malaffare all’interno delle aziende sanitarie e ospedaliere. Una sorta di “buco nero” che sfiora i cinque miliardi di euro. È questo l’obiettivo della Giornata Nazionale contro la Corruzione in Sanità che si terrà anche quest'anno il 6 Aprile. La Giornata contro la Corruzione in Sanità, istituita dall'Istituto ISPE per la Promozione dell'Etica in Sanità, fa parte del progetto #CuriamoLaCorruzione coordinato da Transparency International Italia, in partnership con Censis, ISPE Sanità e RiSSC, e finanziato nell’ambito della Siemens Integrity Initiative. In occasione della Giornata saranno presentate, presso il Tempio di Adriano a Roma, i risultati dell’indagine condotta dal Censis sul fenomeno della corruzione in sanità. Inoltre, saraà discussa l'esperienza delle strutture sanitarie pilota che hanno testato alcuni strumenti anticorruzione.
Un appuntamento che si rinnoverà anche nel 2017 (la Giornata rientra in un progetto triennale): stesso giorno e stessa location. Il progetto di una Giornata contro la Corruzione in Sanità non sarebbe stato possibile senza il supporto di Transparency International Italia, Censi e Rissc, senza dimenticare l’Associazione Italiana Medici, il Segretariato Italiano Giovani Medici, il Segretariato Italiano Studenti di Medicina e Cittadinanzattiva-Tribunale del malato. Organizzazioni che hanno consentito l’ottima riuscita dell’iniziativa in oltre quindici città.

L’hashtag contro la corruzione

Ecco, dunque, migliaia di persone – tra loro semplici cittadini e dirigenti medici, senza distinzioni – diventare parte attiva di una manifestazione, dimostrando in concreto quanto sia sentito il problema da parte della popolazione, che non vuole arrendersi di fronte alle ingiustizie né rassegnarsi di fronte alla totale indifferenza di chi vorrebbe continuare a far finta di non vedere. E ancora, rappresentanti dei ministeri e dei fornitori del comparto sanitario, parlamentari, politici locali, magistrati, corpo delle infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana, esponenti della sfera sindacale: tutti insieme, il prossimo 6 aprile, torneranno ad essere della “partita”.

Forti anche di una serie di contributi veicolati sui social network attraverso (il più che esplicito) hashtag “#Curiamolacorruzione”. Perché, come ha già spiegato Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, “la sanità non dovrà più essere terreno per scorribande di delinquenti di ogni risma”.

Uno scatto impietoso dello scenario italiano

Nel corso della giornata dei lavori presso il Tempio di Adriano verrà presentato il Rapporto annuale “Curiamo la corruzione”, una fotografia decisamente impietosa dello scenario in Italia. Sono ancora numerose, infatti, le aziende sanitarie che applicano soltanto formalmente gli obblighi in materia di contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione (basti pensare che in un’azienda sanitaria locale su tre si sono registrati fenomeni di corruzione).

All’interno del sistema sanitario permangono ancora forti differenze tra Regioni e aree territoriali, sia nella qualità che nella quantità degli strumenti attivati. Le strutture sanitarie che hanno partecipato all’indagine sono state classificate in 4 gruppi, secondo un indice che valuta la percezione del rischio di corruzione. 24 strutture, pari al 17,6%, di cui ben 16 del Nord, si classificano nella fascia di rischio basso. Sono invece 20 le strutture sanitarie, cioè il 14,7%, che presentano una percezione di rischio alto, e tra queste 9 si trovano al Sud.

L’analisi dei Piani anticorruzione di tutte le aziende sanitarie condotta da RiSSC rivela che il 51,7% delle strutture non ha adottato dei Piani anticorruzione adeguati. Le Regioni con la qualità media dei Piani più bassa sono la Calabria e la Puglia.

Sulla base dell’analisi dei conti economici effettuata da ISPE Sanità si stima che circa il 6% delle spese correnti annue del Servizio sanitario nazionale siano riconducibili a sprechi e corruzione. Il rischio di inefficienze è più alto nel caso di acquisto di servizi per le Asl e di acquisto di beni per le Aziende Ospedaliere.

La notizia positiva è che il Sistema si sta muovendo: il 96,3% delle aziende sanitarie ha già reso disponibili dei sistemi di raccolta delle segnalazioni di corruzione (whistleblowing) e il 44,4% lo ha fatto utilizzando delle piattaforme informatiche. Inoltre, il 79,4% delle strutture ha adottato i Patti di integrità, da sottoscrivere con le aziende che partecipano agli appalti e il 90,4% ha intrapreso percorsi di formazione rivolti al personale sui temi dell’etica e della legalità.

Le armi per contrastare la corruzione

Sono proprio la formazione e la sensibilizzazione dei dipendenti ad essere ritenute le misure più efficaci per contrastare la corruzione dal 51,9% dei responsabili della prevenzione, più dell’aumento dei controlli sulle spese (45,0%) e sulle procedure di appalto (37,4%): solo nelle Regioni del Sud i responsabili della prevenzione mettono al primo posto i controlli sulle spese.

Inoltre, su tutto il territorio italiano, presso oltre 20 strutture sanitarie, grazie alla collaborazione di Associazione Italiana Medici (AIM), Cittadinanzattiva, Segretariato Italiano Giovani Medici (SIGM), e Segretariato Italiano Studenti di Medicina (SISM), sono allestite delle postazioni dove verranno distribuiti i materiali del progetto ed è possibile ergere il muro simbolico contro la corruzione. 

Per rimanere sempre aggiornati il portale di riferimento è “curiamolacorruzione.it”, dove nella pagina “Strumenti” i cittadini possono segnalare episodi di corruzione e verificare lo stato di una segnalazione.

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Ultimo aggiornamento: 07 Aprile 2017
6 minuti di lettura

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