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Parole fertili: nasce il progetto per le coppie che desiderano un figlio

Parole fertili: nasce il progetto per le coppie che desiderano un figlio

Parole fertili è il nuovo progetto di storytelling dedicato alla condivisione di storie sulla ricerca di un figlio.
In questo articolo:
L’Italia è il Paese europeo in cui nascono meno bambini: si assiste ormai da tempo a una diminuzione del tasso di fecondità, nonché ad un progressivo aumento dell’età media delle donne al Parto.
Fra le diverse opzioni terapeutiche per le coppie che hanno difficoltà ad avere bambini vi sono le tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), una serie di procedure che comportano il trattamento di ovociti umani, di spermatozoi o embrioni grazie alle quali, solo nel 2014, si sono registrate più di 10.000 nascite con una percentuale che è passata dallo 0,6% al 2,2%.

“Dal 2004, anno di promulgazione della legge 40, molti passi avanti sono stati fatti nel nostro Paese e oggi molte sono le strutture che possono offrire terapie sempre più complesse e tecnologicamente avanzate” spiega Andrea Borini, presidente della Società Italiana di Fertilità e Sterilità, SIFES e MR. “Con l’ingresso delle PMA nei nuovi LEA, l’infertilità è riconosciuta a tutti gli effetti come una malattia”. Una malattia che lascia segni indelebili, dal forte impatto emotivo, talvolta accompagnata da un profondo senso di colpevolezza e negazione.

Dalla presa di coscienza di queste considerazioni e degli effetti che una tale condizione può avere sul vissuto di una persona nasce “Parole fertili”, un nuovo progetto di storytelling, uno spazio online per raccontare senza filtri la propria esperienza, dedicato alla condivisione di storie sulla ricerca di un figlio.
Il progetto è “aperto a tutte le storie, anche le più difficili, anche quelle di chi, senza figli, cerca altre modalità di reinventarsi fertile” chiarisce l’antropologa Cristina Cenci, fondatrice del Center for Digital Health Humanities. “Parolefertili.it nasce per favorire la riappropriazione della propria storia di vita ferita dalla minaccia di sterilità. Chi è riuscito ad avere un figlio spesso ha bisogno di raccontare per elaborare il percorso e farlo suo. Per chi sta cercando di avere un figlio, il racconto biografico può diventare un momento di riflessione, sfogo e conforto. Chi non è riuscito ad avere un figlio e ha trovato o sta cercando nuovi equilibri può trovare nel racconto un’occasione per sentirsi meno solo, per riuscire a immaginare un futuro”.

Sono state donate già una decina di storie, dalle quali emerge un dato sconcertante: l’uomo è il grande assente. La figura maschile, infatti, spesso è un’apparizione fugace che considera l’infertilità come un fallimento dal quale prendere le distanze. Come interpretare questa mancanza di storie maschili? “Sicuramente non con l’indifferenza o con il disinteresse al ruolo paterno” afferma la Cenci. “Forse più con la difficoltà ad entrare in un dominio espressivo che è ancora occupato dal femminile. Questa assenza segnala un problema più ampio di discriminazione di genere nei luoghi sociali della parola che ruotano intorno alla nascita e più in generale alla cura”.

“La metafora di Parolefertili.it – conclude Cristina Cenci – è il dono: della propria storia di vita, delle proprie emozioni, di come ci si può sentire sempre e comunque fertili, anche senza diventare madre o padre. L’invito è a donare ma anche ad adottare queste storie per rispecchiarsi e ritrovarsi nel racconto degli altri. Parolefertili.it è una delle modalità con cui le storie possono prendersi cura: offrendo significati, ispirazione, coraggio, forza, parole per vincere la paura e lo sconforto”.
 

L’infertilità nell’uomo e nella donna

“Non esiste una fertilità della donna o dell’uomo: a meno di patologie molto severe, esiste una sterilità di coppia”. Affronta così il delicato tema la Dott.ssa Rossella Nappi, Professore associato dell’Università degli Studi di Pavia e responsabile del Centro di Ricerca per la Procreazione Medicalmente Assistita della Clinica Ostetrica e Ginecologica del San Matteo di Pavia.

L’esperta focalizza la sua attenzione sull’importanza di stabilire un’alleanza donna-ginecologo, volta a favorire una cultura della prevenzione e della protezione della fertilità. Gli ormoni, tanto spesso demonizzati e associati erroneamente a conseguenze negative per la salute “non causano certamente tumori ma, in taluni casi addirittura prevengono la loro insorgenza”.

Nell’ottica della prevenzione, “la PMA può essere una scelta naturale se viene effettuata alla fine di un percorso personalizzato volto alla comprensione dei fattori che inducono la difficoltà riproduttiva. Il livello di invasività delle terapie ormonali è oggi certamente modesto, a fronte degli ottimi risultati che si possono ottenere in termine di gravidanze. La vera sfida è spiegare che non bisogna arrivare troppo tardi ad un centro PMA per la paura di sentirsi diversi, ma anzi il percorso di diagnosi e Terapia della PMA è un sollievo dallo stress dell’infertilità in un viaggio dentro sé stessi, per evolvere verso quello che l’incontro tra natura e cultura vorrà offrire al progetto di vita di ciascuno”.
 

Tecniche di PMA: il ruolo dell’uomo

Come ricorda il Dott. Andrea Salonia, Professore Associato di Urologia dell’Università Vita-Salute San Raffaele, Divisione di Oncologia Sperimentale, Unità di Urologia, URI-Urological Research Institute, IRCCS Ospedale San Raffaele, bisogna prestare molta attenzione alla figura maschile che, a differenza di quanto si possa pensare, ha un ruolo centrale nella procreazione medicalmente assistita. “Anche l’uomo è un attore fondamentale del percorso di PMA, meritevole di una attenta valutazione diagnostica e di una eventuale e adeguata terapia. Troppo spesso, però, subisce l’imposizione del ruolo femminile anche rispetto al progetto genitoriale”.


Per approfondire guarda anche: “Procreazione assistita“
 
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Ultimo aggiornamento: 05 Ottobre 2016
6 minuti di lettura

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