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Ricerca: impulsi elettrici per combattere ipertensione, studio Neuromed

Roma, 15 dic. (Adnkronos Salute) - Ridurre le complicanze dell’ipertensione arteriosa con impulsi elettrici applicati su una particolare branca del
Roma, 15 dic. (Adnkronos Salute) - Ridurre le complicanze dell’ipertensione arteriosa con impulsi elettrici applicati su una particolare branca del nervo vago. Ad aprire una nuova prospettiva contro un problema che colpisce un miliardo di persone nel mondo, sono i risultati di una ricerca condotta, su modelli animali, dal Dipartimento di Angiocardioneurologia e Medicina traslazionale dell’Irccs Neuromed di Pozzilli (Is), pubblicata sulla rivista 'Cell Reports'.
I ricercatori del Neuromed - spiega una nota - sono partiti dal ruolo che il sistema immunitario svolge nella genesi e nello sviluppo della pressione arteriosa elevata. Al centro c’è la milza: è qui che specifiche cellule immunitarie, i linfociti T, vengono attivate per poi liberarsi nel sangue e migrare verso gli organi tipicamente colpiti dall’ipertensione ('organi bersaglio'). In questo modo, da una parte contribuiscono all’eziologia della condizione ipertensiva, e dall’altra provocano i relativi danni. Ma proprio questo processo di attivazione - come avevano già dimostrato precedenti studi dello stesso Dipartimento - è frutto dell’interazione tra il sistema nervoso parasimpatico e quello simpatico, che compongono insieme il sistema nervoso autonomo, realizzata tra il nervo vago celiaco e il nervo splenico.
"Con questa ultima ricerca - afferma Lorenzo Carnevale, primo firmatario del lavoro scientifico - abbiamo prima di tutto osservato che l’angiotensina II (AngII, ormone molto importante nel controllo della pressione arteriosa) è capace di aumentare gli impulsi nervosi che, attraverso la branca celiaca del nervo vago, vanno a stimolare l’attivazione dei linfociti T nella milza. Ma lo stesso effetto lo abbiamo ottenuto applicando allo stesso nervo degli impulsi elettrici di particolare frequenza e ampiezza".
Un intervento bioelettronico, in altri termini, riesce a modulare l’attivazione linfocitaria nella milza. "Il nostro è un primo passo - sostiene ancora Carnevale - che ci dimostra come sia possibile agire elettricamente, senza farmaci, su alcuni meccanismi fondamentali dell’ipertensione per prevenire i danni da essa causati. La strada che ora ci si apre davanti è quella di individuare tecniche specifiche di stimolazione bioelettronica capaci di influenzare in modo terapeutico l’attività del sistema immunitario nella milza”.
"Con l’ipertensione arteriosa - commenta Giuseppe Lembo, professore nella Facoltà di Medicina dell'Università Sapienza di Roma e Direttore del Dipartimento di Angiocardioneurologia e Medicina Traslazionale - siamo di fronte a un enorme problema di salute pubblica contro il quale, nonostante l’utilizzo delle terapie attualmente disponibili, spesso non si raggiunge un controllo ottimale dei livelli pressori. Questa ricerca, che naturalmente avrà bisogno di studi ulteriori per trovare applicazioni pratiche - conclude -, ci indica la possibilità di sviluppare una terapia completamente nuova, non farmacologica, che potrebbe aiutare molti pazienti”.
Ultimo aggiornamento: 15 Dicembre 2020
3 minuti di lettura

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