È allarme negli Stati Uniti: più di 7 milioni di bambini potrebbero ammalarsi di sindrome da fegato grasso di derivazione non alcolica a causa dell’aumento del rischio obesità. Meglio conosciuta come steatosi epatica non alcolica, questa patologia si riscontra quando il fegato diventa gonfio e infiltrato da cellule di grasso.
È infatti l’obesità il primo fattore di rischio e le cifre in America – da questo punto di vista – non lasciano dubbi: il 17% di bambini negli Stati Uniti sono obesi e un ulteriore 17% è in sovrappeso. Di quei bambini che sono obesi, il 50% svilupperà la Steatosi epatica non alcolica. Per cui l’obesità ha sui bambini lo stesso effetto che l’alcol ha sugli adulti.
Finora l'unico modo per determinare la gravità della Steatosi era effettuare una Biopsia epatica, una metodologia dunque molto invasiva. Ora, invece, grazie ad un gruppo di ricercatori della Cleveland Clinic si è in possesso di un metodo matematico capace di individuare il grado di gravità della patologia in questione. Ai medici basterà inserire il valore degli enzimi epatici del sangue e quelli della conta piastrinica in un’equazione matematica, per avere un’idea dello stato di progressione della steatosi. In questo modo si evita la biopsia per il 60% dei bambini a rischio. In ogni caso, per quanto ci sia anche una componente genetica in questo male, esso è assolutamente reversibile se diagnosticato in una fase precoce.