Viviamo in un’epoca in cui le esperienze digitali occupano uno spazio crescente nelle nostre vite.
Videogiochi, social network, realtà virtuale e chatbot conversazionali sono ormai parte del nostro quotidiano. Una delle ragioni principali di questo successo risiede in una caratteristica fondamentale del cervello umano: non distingue in maniera netta tra ciò che è reale e ciò che è immaginato.
Un cervello che simula la realtà
Il nostro sistema nervoso è programmato per simulare esperienze. Quando ricordiamo un episodio, quando lo immaginiamo o lo viviamo realmente, molte delle aree cerebrali coinvolte sono le stesse.
Le neuroscienze hanno mostrato che:
- osservare un’azione e immaginarla attiva reti neurali sovrapponibili;
- i neuroni specchio si accendono sia quando agiamo, sia quando vediamo altri agire o ci immaginiamo in quella situazione;
- l’ippocampo e la corteccia prefrontale non archiviano semplicemente i ricordi, ma li ricostruiscono ogni volta, sfumando così i confini tra esperienza reale e immaginata.
È lo stesso meccanismo che ci fa piangere davanti a un film, emozionare per un romanzo o sognare la notte vivendo quelle esperienze come autentiche.
Emozioni reali da esperienze virtuali
Quando interagiamo con un chatbot, ci sentiamo ascoltati, compresi e persino accolti. Questo perché il cervello attiva le stesse aree che useremmo in una conversazione con una persona reale. Le emozioni che proviamo non sono finte: sono autentiche, anche se l’interlocutore è un software.
Il digitale sfrutta quindi questa caratteristica cerebrale:
- nei videogiochi proviamo adrenalina, vittoria o frustrazione come in situazioni reali;
- sui social network, un “like” o un commento producono un rilascio di dopamina simile a quello che avviene in interazioni sociali concrete;
- con i chatbot viviamo esperienze di intimità artificiale, che per il cervello possono sembrare genuine.
Opportunità e rischi
Questa capacità del cervello è straordinaria: ci permette di apprendere, di immaginare scenari futuri, di allenarci mentalmente prima di agire.
Ma nel mondo digitale comporta anche alcuni rischi:
- confusione relazionale, soprattutto negli adolescenti, che possono crescere pensando che un legame con un’IA sia paragonabile a una vera amicizia;
- dipendenza emotiva, perché il cervello ricerca continuamente stimoli gratificanti, facilmente disponibili nel digitale;
- riduzione delle competenze sociali, se l’immaginario virtuale prende il posto dell’incontro reale con gli altri.
Un compito educativo
Il fatto che il cervello non distingua bene tra reale e immaginario rende il digitale potente e affascinante, ma al tempo stesso richiede responsabilità. Per genitori, insegnanti e istituzioni diventa fondamentale aiutare i più giovani a riconoscere i limiti delle esperienze artificiali e a sviluppare una consapevolezza critica.
In sintesi: il successo del mondo digitale si spiega con un meccanismo evolutivo del nostro cervello. Laddove non distingue nettamente tra ciò che è reale e ciò che è immaginato, la tecnologia entra, conquista e coinvolge. Comprenderlo significa non solo spiegare il fascino delle esperienze virtuali, ma anche imparare a gestirne rischi e potenzialità.